Nel Palermitano commercianti si ribellano al pizzo, 22 persone in manette. Il dramma di un edile. Renzi loda coraggio imprenditori

Nel Palermitano commercianti si ribellano al pizzo, 22 persone in manette. Il dramma di un edile. Renzi loda coraggio imprenditori
2 novembre 2015

Commercianti e imprenditori di Bagheria si ribellano al pizzo e 22 persone finiscono in manette per mafia. E’ dunque un durissimo colpo quello inferto a Cosa nostra nel “feudo mafioso” alle porte di Palermo, grazie alla collaborazione di persone che per anni hanno subito il pesante giogo del pizzo. Stamani i carabinieri del Comando Provinciale di Palermo hanno eseguito 22 provvedimenti restrittivi nei confronti di altrettanti capi e gregari del mandamento bagherese, ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione per delinquere di tipo mafioso, estorsione, sequestro di persona, danneggiamento a seguito di incendio. Le indagini, condotte dai militari del Nucleo Investigativo di Palermo con il coordinamento della Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo, hanno evidenziato la soffocante pressione estorsiva esercitata da temutissimi capi mafia che, dal 2003 al 2013, si sono succeduti ai vertici dell’organizzazione mafiosa. Una cinquantina le estorsioni documentate grazie alla dettagliata ricostruzione fornita da 36 imprenditori locali che hanno trovato il coraggio, dopo decenni di silenzio, di ribellarsi al racket. Lo scenario delle “imposizioni” si è presentato estremamente ricco e variegato in quanto, se pur particolarmente attento al settore dell’edilizia, incideva su ogni remunerativa attività economica locale, dai negozi di mobili e di abbigliamento, alle attività all’ingrosso di frutta e di pesce, ai bar, alle sale giochi, ai centri scommesse.

RESET 2 Sono una cinquantina le estorsioni documentate anche grazie alla dettagliata ricostruzione fornita da 36 imprenditori locali che hanno trovato il coraggio, dopo decenni di silenzio, di ribellarsi al giogo del “pizzo”. Tra gli imprenditori che hanno collaborato rientra la drammatica vicenda di un edile che ha raccontato di aver iniziato a mettersi “a posto” già negli anni ’90 e di non essere più riuscito a non pagare, vedendosi addirittura costretto per 10 anni a versare 3 milioni di lire al mese alla famiglia del reggente del mandamento mentre era in carcere, oltre a dover pagare al sodalizio significative percentuali dell’importo degli appalti aggiudicati. Da lì l’inizio di un’odissea che ha ridotto sul lastrico la vittima costringendola a cessare l’attività e a vendere anche la propria abitazione per far fronte alle perduranti richieste estorsive. Lo scenario delle “imposizioni” si presenta estremamente, scrivono gli inquirenti, ricco e variegato in quanto, se pur particolarmente attento al settore dell’edilizia, incideva su ogni remunerativa attività economica locale. Supermercati, negozi di mobili e di abbigliamento, attività all’ingrosso di frutta e di pesce, bar, sale giochi, centri scommesse, sono risultate vittime di un sistema criminale che non risparmiava nessuno al punto di spingersi anche a chiedere il “pizzo” ad un privato aggiudicatario di un appartamento all’asta giudiziaria.

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IL PREMIER Matteo Renzi loda il coraggio di quei commercianti e imprenditori di Bagheria che si sono ribellati al pizzo consentendo di infliggere un durissimo colpo alla mafia locale. Su Twitter il premier ha commentato così l’operazione che ha portato all’arresto di 22 persone: “Grazie al coraggio di chi rifiuta ricatti, grazie a Carabinieri e inquirenti. Bagheria non è cosa loro”.

IL MINISTRO “È una grande operazione, quella denominata Reset 2, importantissima sotto due aspetti. La gente, gli imprenditori onesti, quella stragrande maggioranza di persone che vede nella mafia la fine di ogni possibilità di riscatto e di sviluppo, è scesa in campo con più determinazione e non ha avuto paura di farlo, perché ha fiducia nelle istituzioni e crede convintamente nella legalità”. È quanto ha affermato il ministro dell’Interno Angelino Alfano che ha telefonato al Comandante Generale dei Carabinieri, Tullio Del Sette, per complimentarsi per il lavoro svolto con l’arresto di 22 persone a Bagheria.

IL PROCURATORE “E’ importante, quando ci si ritrova davanti a una cinquantina di estorsioni e quasi quaranta persone che decidono di collaborare, denunciando o ammettendo l’estorsione subita. Mostrata la presenza dello Stato, l’efficienza ed efficacia degli apparati investigativi”. Cosi’ il procuratore di Palermo, Francesco Lo Voi che puntualizza:  “Le indagini non sono concluse”, sottolineando che occorre un “aggiornamento ulteriore, sulla base di cio’ che verra’ raccolto nelle prossime settimane”.

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ADDIOPIZZO L’associazione antiracket Addiopizzo ha così commentato l’operazione odierna: “Nell’ambito dell’operazione di stamattina condotta dall’arma dei carabinieri e dai magistrati della procura di Palermo, diversi operatori economici hanno collaborato e denunciato avvalendosi dell’ausilio e del supporto di Addiopizzo e di altre associazioni come Libero Futuro, da tempo impegnate sul territorio della provincia e in particolare tra i comuni di Bagheria, Altavilla Milicia e Santa Flavia”.

IL COMANDANTE “Vale la pena sottolineare la valenza organizzativa e la strategia operativa sul filone delle estorsioni e le pressioni che Cosa nostra fa sul tessuto imprenditoriale della Provincia. Un filone su cui intendiamo proseguire anche grazie alla collaborazione con le associazioni antiracket e degli imprenditori”. Lo ha sostenuto il comandante provinciale dei carabinieri Giuseppe De Riggi, nel corso della conferenza stampa sull’operazione “Reset 2”, con 22 ordine d’arresto nel feudo mafioso di Bagheria. “Il momento centrale dell’operazione – ha sottolineato il colonnello Salvatore Altavilla, comandante del reparto operativo – e’ la scelta di 36 imprenditori che decidono di collaborare per non sottostare piu’ all’imposizione del pizzo”.

IL SINDACO “Quanto ho auspicato, cioè una città normale basata sulla legalità, pian piano si sta realizzando. Il mio plauso va alle forze dell’ordine ma ancora di più ai 36 miei concittadini che hanno trovato il coraggio di denunciare, di non farsi intimidire, di voler lavorare serenamente nella legalità e senza gioghi”. Così il sindaco di Bagheria Patrizio Cinque. “L’amministrazione sarà sempre dalla vostra parte con azioni concrete e non solo con le parole – dice il sindaco – E’ un momento importante per Bagheria che vede affermare la legalità sul crimine. Il mio appello va a tutti i cittadini: non ci fermiamo, continuiamo a perseguire, in qualsiasi campo, ciò che è giusto e legale per noi e per l’intera comunità”.

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L’ANTIMAFIA C’è una nuova consapevolezza tra gli imprenditori e il merito è anche dei magistrati e delle forze dell’ordine. È giunta l’ora di capire che chi si ribella ha lo Stato accanto. È un messaggio positivo, è l’antimafia dei fatti, quella che ci piace”. Così il presidente della commissione Antimafia dell’Assemblea siciliana, Nello Musumeci.

Articolo aggiornato alle 12:59

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