Cresce fronte dialogo M5s. Orfini attacca, no orge

Cresce fronte dialogo M5s. Orfini attacca, no orge
Il presidente del Partito Democratico, Matteo Orfini
19 marzo 2018

Nervi tesi nel Partito democratico dopo le nuove aperture all’ipotesi di sedersi al tavolo con il M5s. Ieri l’intervento di Walter Veltroni che ha auspicato la possibilita’ di avviare una trattativa, sotto la diretta supervisione del Capo dello Stato, oggi Ettore Rosato e’ tornato sull’argomento, aprendo alla possibilita’ di un referendum tra gli iscritti dem nel caso la proposta dovesse essere formalizzata all’interno del partito e votata. “Io non sono d’accordo a fare un governo con i 5 Stelle, se dovremo prendere qualche decisione importante il sistema della consultazione degli iscritti sarebbe utile. Se ci fosse una proposta per fare un governo potremmo sottoporla ai nostri iscritti”. Piccoli spiragli che si vanno ad aggiungere alle aperture fatte da Dario Franceschini, con l’idea di un Pd che aiuta a far partire una legislatura Costituente, e Michele Emiliano, esponente della minoranza favorevole al dialogo con i pentastellati. La direzione del partito, va ricordato, ha approvato l’ordine del giorno che recepiva la mozione del segretario reggente, Maurizio Martina. Dunque, opposizione. Ma anche un attivo contributo al lavoro del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nel caso ce ne fosse la necessita’. I due fronti, favorevoli e contrari al dialogo, si appigliano ora all’uno ora all’altro passaggio della relazione. Documento, quello uscito dal parlamentino dem, che e’ vincolante per Matteo Orfini che dice ‘no’ a una “strampalata orgia di un governo con tutti dentro”. Anche perche’, spiega durante la presentazione di un libro, “tutti non ci sono, ci hanno gia’ fatto sapere di non voler stare con noi”. E sul referendum tra gli iscritti: “E’ uno strumento previsto dallo Statuto, ma non ne vedo la necessita’”.

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Una chiusura , quella del presidente dell’assemblea dem, infarcita di stoccate a chi in questi giorni sta lavorando per il dialogo, a partire “da certi ministri che sono silenti da settimane”. Orfini trova che “il dibattito sul nostro rapporto con il M5s sia abbastanza strano, per usare termini che non danno titoli alle agenzie…Noi abbiamo votato in direzione un documento che diceva che stiamo all’opposizione. Tutto il Pd e’ stato d’accordo. Il giorno dopo alcuni hanno cominciato a chiedere un’altra cosa. Superando il primo momento di stupore, ho provato a interrogarmi su questa idea brillante di un governo con tutti”.  Il sospetto di Orfini e’ che dietro alle aperture, ci possano esser altri fini che non sia la sola responsabilita’ nei confronti del Capo dello Stato. “Sarebbe drammatico se qualcuno nel Pd pensasse di far partire la legislatura con Di Maio per ottenere in cambio l’elezione di un Presidente della Repubblica del Pd”, lascia cadere il presidente dell’assemblea Pd che, poi, proprio sul termine ‘responsabilita” avverte: “Quando sento la parola ‘responsabilita” mi preoccupo perche’ se non avessimo sostenuto cosi’ a lungo il governo Monti avremmo evitato alcuni danni al Paese”, ha aggiunto Orfini. “Un pezzettino della nostra morte e’ quindi la responsabilita’. Adesso, di nuovo, per responsabilita’ dovremmo fare partire un governo di chi ha idee opposte alle nostre. A questa declinazione del termine ‘responsabilita” derivano danno al Pd e al Paese”. Il segretario reggente, oggi a Napoli dove prosegue il suo tour di ascolto dei territori, ribadisce la linea uscita dalla direzione: “Il 4 marzo siamo stati sconfitti e bisogna prepararsi bene a un’attivita’ di minoranza che vuole contribuire dall’opposizione. Il Paese ha bisogno di risposte e non accettera’ balletti o tatticismi esasperati come quelli che stiamo vedendo in queste ore da parte di chi ha vinto. Li sfideremo sul terreno della serieta’, delle proposte concrete”.

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Intanto, nel partito, continua il percorso di avvicinamento all’assemblea di meta’ aprile. Sempre piu’ probabile che in quell’occasione verra’ eletto il successore di Matteo Renzi al Nazareno: “Sicuramente, io penso che il prossimo segretario del Pd lo eleggeremo in assemblea, a meta’ aprile”, spiega Ettore Rosato. E anche per Orfini sarebbe sbagliato rinviare tutto alle primarie, fra un anno: “Vorrebbe dire ricominciare con il gioco dell’oca”. Tra i nomi in lizza per il ruolo del segretario, prende sempre piu’ piede l’ipotesi di una prorogatio di Maurizio Martina, reggente che sta attirando su di se’ un vasto consenso nel partito. Piu’ indietro Graziano Delrio, ministro delle Infrastrutture a cui in tanti guardano ma che, per il momento non ha sciolto le proprie riserve. In tanti lo accreditano come nome buono da spendere da qui a un anno, quando si tornera’ a scegliere il leader dem con le primarie. Stesso discorso vale per il ministro Carlo Calenda, neo iscritto al Pd e percio’ in fase di studio della vita e del funzionamento del partito. Se non sara’ in corsa ad aprile 2018, riferiscono fonti interne al Pd, lo sara’ con ogni probabilita’ alle primarie nel 2019. Infine Nicola Zingaretti, che si e’ detto pronto a candidarsi. Al governatore del Lazio guarda in particolare chi, come il ministro della Giustizia Andrea Orlando, e’ convinto della necessita’ di riallacciare i rapporti con le forze a sinistra del Pd, a cominciare dagli ex compagni di viaggio di Liberi e Uguali.

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