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Netanyahu verso il “Grande Piano”: Gaza sotto assedio per cinque mesi

Il gabinetto di sicurezza israeliano si prepara a dare il via libera alla più vasta operazione militare dall’inizio del conflitto: cinque mesi di campagna per conquistare la Striscia di Gaza, con un milione di palestinesi costretti all’esodo forzato. Il piano, che dovrebbe ottenere l’approvazione nella riunione di oggi pomeriggio, segna una svolta decisiva nella strategia di Benjamin Netanyahu.

Le due fasi d’azione

La prima fase prevede l’evacuazione forzata di Gaza City, dove risiedono circa un milione di persone. Un avviso che suona come un ultimatum: lasciare le proprie case per dirigersi verso la zona umanitaria di Mawasi, nel sud della Striscia. Il tempo concesso per questa migrazione di massa sarà di “diverse settimane”, secondo le fonti del Times of Israel, necessarie per allestire infrastrutture di emergenza e ospedali da campo.

La seconda fase rappresenta il cuore dell’operazione: un’offensiva su larga scala che mobiliterà da quattro a cinque divisioni delle Forze di Difesa Israeliane per un periodo stimato tra i quattro e i cinque mesi. L’obiettivo dichiarato è duplice: annientare definitivamente Hamas e creare le condizioni per la liberazione dei 50 ostaggi ancora nelle mani del gruppo palestinese, di cui solo una ventina risulterebbero ancora in vita.

Netanyahu avrebbe già scartato l’opzione più conservativa proposta da alcuni ministri: un piano di accerchiamento e logoramento attraverso incursioni mirate, mantenendo il blocco degli aiuti umanitari alle aree controllate da Hamas. Il premier israeliano punta invece alla soluzione più radicale, nonostante le resistenze all’interno del suo stesso governo.

Le pressioni internazionali

Egitto e Qatar, attraverso la mediazione americana, stanno intensificando gli sforzi diplomatici per scongiurare l’escalation, mentre chiedono ad Hamas di tornare al tavolo delle trattative. Ma le fonti di sicurezza citate dall’emittente Kan rivelano un obiettivo non dichiarato: accelerare l’emigrazione di massa da Gaza, trasformando quella che dovrebbe essere un’operazione militare in un vero e proprio esodo demografico.

Il piano di Netanyahu si muove su un filo sottile tra strategia militare e ingegneria sociale. La concentrazione forzata della popolazione palestinese nella zona di Mawasi non è solo una mossa tattica per facilitare le operazioni militari, ma potrebbe rappresentare il primo passo verso una riconfigurazione permanente della Striscia.

Il conto alla rovescia è iniziato. Nelle prossime ore, il gabinetto di sicurezza israeliano dovrà decidere se dare il via libera a un’operazione che potrebbe ridisegnare per sempre la geografia politica e umana di Gaza. Una scelta che peserà non solo sul destino immediato di un milione di palestinesi, ma sulle prospettive di pace in una regione già lacerata da decenni di conflitto.

Pubblicato da
Giuseppe Novelli