Cronaca

No ai fascismi, sindacati in piazza alla vigilia del voto

Secondo le cifre fornite dai sindacati, Cgil, Cisl e Uil, c’erano 200mila persone per la prima grande manifestazione post emergenza Covid organizzata dai sindacati per dire “No ai fascismi”, dopo l’attacco squadrista di Forza nuova alla sede della Cgil di Corso d’Italia di sabato scorso. I manifestanti sono arrivati a Roma anche da diverse parti d’Italia sin da questa mattina in attesa dei discorsi dei tre leader, Maurizio Landini, Luigi Sbarra e Piepaolo Bombardieri che hanno iniziato alle 14 dal palco allestito davanti alla Basilica papale.

Un corteo si è mosso intorno alle 12.30 da Santa Maria Maggiore fino a San Giovanni. Alle testa c’era Maurizio Landini arrivato presso la piazza della basilica mariana nei pressi della stazione Termini proprio per accogliere tutti quelli arrivati da fuori Roma. Il segretario della Cgil ha voluto contrassegnare l’eccezionalità della giornata rompendo la consuetudine del suo outfit in maglioncino per indossare, per la prima volta per un comizio, una giacca grigia e una brillante cravatta rossa che, ha tenuto a precisare, ha scelto di persona. Tra i presenti anche don Luigi Ciotti di Libera perché, ha detto Landini, la piazza è di tutti e la difesa della democrazia e della Costituzione, contro ogni deriva fascista, va fatta tutti insieme.

Il sindacato confederale si erge a baluardo della nuova Resistenza contro ogni forma di fascismo ed estremismo. Dalla piazza unitaria di San Giovanni, storico teatro degli appuntamenti importanti di Cgil, Cisl e Uil, si è levata, a gran voce, la richiesta a Governo e Parlamento a sciogliere le formazioni che si richiamano al fascismo e al nazismo. Non è più il tempo delle chiacchiere e degli impegni vaghi. Contro questa ondata di intimidazioni e violenze, culminate sabato scorso con l’attacco alla sede della Cgil, sono necessari atti concreti, auspicabilmente da tutte le forze politiche dell’arco costituzionale.

Il momento è delicato, pertanto non si può perdere altro tempo. Lo Stato deve farsi sentire e assumere decisioni immediate e forti, senza tentennamenti e incertezze. I sindacati hanno tenuto a sottolineare che la piazza era di tutti, non di parte. Tuttavia, a San Giovanni si sono visti soprattutto esponenti del centrosinistra. Presente solo qualche rappresentante del centrodestra, ma a titolo personale. Forza Italia, Lega e Fratelli d’Italia avevano già fatto sapere che non avrebbero partecipato a una manifestazione, a loro dire, di parte, anche perché indetta nel giorno del silenzio elettorale. “Questa piazza parla a tutto il Paese – ha detto il leader della Cgil, Maurizio Landini – lo vogliamo dire con molta forza: questa di oggi non è solo una risposta allo squadrismo fascista, necessaria e importante. Ma è qualcosa di più, questa piazza rappresenta tutta l’Italia che vuole cambiare questo Paese e chiudere la storia con la violenza politica. Le forze che si richiamano al fascismo e che usano violenza devono essere sciolte. Questa piazza chiede atti concreti e non chiacchiere o impegni. Dalla solidarietà si deve passare all’azione concreta. E’ il momento che lo Stato dimostri la sua forza democratica nel far applicare le leggi e la Costituzione”.

Il segretario generale della Cisl, Luigi Sbarra, ha affermato che dalla piazza (200mila persone secondo i sindacati) è arrivata una “risposta forte, unitaria contro fascismi, estremismi, derive antidemocratiche. Abbiamo portato in piazza le ragioni del lavoro, della partecipazione, valori fondanti della nostra democrazia e della nostra Repubblica. Il mondo del lavoro sarà come sempre un’argine”. Sbarra ha richiamato istituzioni e parti sociali a un vero patto attraverso “un cammino di condivisione, partecipazione, confronto e dialogo. Dobbiamo abbassare i toni e far prevalere la responsabilità. C’è un Paese da ricostruire. Tutti gli estremisti e i professionisti del terrore e della destabilizzazione – ha aggiunto nel chiedere lo scioglimento di tutte le formazioni violente – andranno a sbattere contro il muro del sindacato”. Il numero uno della Uil, Pierpaolo Bombardieri, ha rimarcato che da piazza San Giovanni “parte la nuova Resistenza. Vogliamo riaffermare i valori della partecipazione e il rifiuto della violenza. Fuori i violenti dalle piazze e dalle nostre sedi”.

A Cgil, Cisl e Uil è arrivata la solidarietà della Confederazione europea dei sindacati (Ces). “Ai fascisti del nuovo millennio diciamo che non passeranno – ha detto il segretario generale Luca Visentini dal palco – noi li fermeremo”. La manifestazione è stata anche l’occasione per ribadire la richiesta al Governo di tavoli di confronto per realizzare le riforme che servono al Paese: dal fisco, con il taglio delle tasse sui redditi da lavoro e da pensione e una seria lotta all’evasione, agli ammortizzatori e politiche attive, fino al superamento di quota 100 evitando lo scalone della legge Fornero con un’uscita flessibile dal lavoro partendo dalla tutela dei lavori gravosi, donne e giovani. Landini ha anche esortato l’esecutivo a continuare a cercare la verità sulla morte di Giulio Regeni, mentre sulla vicenda Ita ha chiesto allo Stato di battere un colpo perché la nuova compagnia aerea non può partire senza applicare il contratto nazionale. Solidarietà è stata espressa alla senatrice Liliana Segre, vittima ieri di attacchi durante una manifestazione.

Molti gli esponenti politici giunti in Piazza 

Uno dei primi ad arrivare è stato il presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti che con il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando ha sfilato insieme al segretario Landini per un tratto di via Merulana con il corteo partito da Piazza di Santa Maria Maggiore. A San Giovanni c’erano anche tre ministri, Andrea Orlando, Roberto Speranza e Luigi Di Maio arrivato poco prima del capo del Movimento 5 Stelle, Giuseppe Conte che non ha rilasciato dichiarazioni ai giornalisti, ma si è soffermato con i manifestanti tra strette di mano e selfie. Saluti, foto e chiacchierata anche con il candidato sindaco di Roma, Roberto Gualtieri che domani affronterà il ballottaggio con Enrico Michetti.

Era assente, invece, il suo ex contendente, il leader di Azione, Carlo Calenda. Tra i primi ad arrivare il segretario del Pd, Enrico Letta, che ha subito salutato l’ex collega di partito, l’amico Pier Luigi Bersani. Molti gli esponenti di sinistra tra cui Gennaro Migliore, il segretario di sinistra italiana, Nicola Fratoianni, Massimo D’Alema e Nichi Vendola, il sindaco di Firenze, Dario Nardella, l’ex ministro, Francesco Boccia. Assente la destra tranne che per la presenza di Elio Vito, di Forza Italia.

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