La manovra secondo il Pd: flessibilità pensioni rimandata al 2016

La manovra secondo il Pd: flessibilità pensioni rimandata al 2016
28 novembre 2015

di Giuseppe Novelli

Dopo il nulla di fatto sul Sud al Senato ci riprova la Camera. Il Mezzogiorno diventa uno dei temi principali su cui il Pd vorrà modificare la manovra nell’iter a Montecitorio in particolare con l’obiettivo di rafforzare le assunzioni. Gli altri capitoli, su cui il Pd ha presentato i propri emendamenti vanno dal lavoro alle pensioni, dagli enti locali alla sanità e poi ancora qualche ritocco su casa e contante. Niente da fare sulla flessibilità in uscita dal sistema pensionistico. “Non ci sono le condizioni per affrontarlo adesso. Sarà una partita rimandata al 2016 perché necessita di un approfondimento”, ha detto Maino Marchi del Pd. Nel complesso, “il Pd si muoverà nell’ambito delle scelte strategiche proposte dal governo per migliorare alcuni aspetti che riteniamo significativi”. Inoltre, ha osservato, alla Camera la fisionomia della manovra verrà modificata anche dalle misure annunciate dal governo sulla sicurezza che il Pd condivide ma che attende di vedere per approfondirle. Stesso discorso vale per il dl banche, condiviso dal Partito democratico, ma sul quale si riserva di presentare proposte una volta che il governo avrà depositato il proprio emendamento.

Per quanto riguarda il capitolo Sud, il Partito democratico propone un mix di interventi che vanno dal rafforzamento della decontribuzione per le assunzioni a tempo indeterminato all’aumento al 160% del super ammortamento dei beni materiali strumentali (tema sul quale c’è già un emendamento approvato dalla commissione Finanze). E ancora altre proposte riguardano il credito di imposta per investimenti con il ripristino della Visco-Sud e novità sulla ricerca. Ma il problema dei problemi sono i soldi. “Vedremo cosa sarà possibile fare anche in base al quadro delle risorse disponibili” cercando di evitare norme che possano incappare nello stop da parte della Ue, ha spiegato ancora Marchi. Sul nodo enti locali, il Pd parte dal presupposto che sia stato “positivo” il superamento del patto di stabilità interno ma chiede incentivi per i comuni che fanno fusioni e unioni. In particolare, sono allo studio vari strumenti come ad esempio la cancellazione del blocco del turn over per chi ha fatto unioni o fusioni dal 2011. Oppure un rafforzamento in termini di risorse con più fondi per i comuni che si sono mossi in questa direzione. Quanto alle province l’obiettivo,  è “di agevolarle attraverso varie modalità per fare in modo che possano far fronte alle proprie funzioni principali: dalla viabilità alla scuola”. Le proposte vanno dall’esentare le Province dal pagamento dei mutui o concedere fondi aggiuntivi.

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Sulla più delicata partita relativa alla sanità, “stiamo aspettando l’accordo tra governo, regioni e province. I nostri emendamenti si limitano a segnalare il problema ma il punto di caduta si farà in base agli accordi che verranno presi”. Altri temi che saranno toccati ma solo marginalmente in quanto è già intervenuto palazzo Madama riguardano la casa e il contante. Sul primo tema, ha riferito Marchi, “c’è la necessità di qualche accorgimento in particolare sul comodato d’uso, mentre il fondo affitti è da ripristinare”. Sul tetto al contante “la questione del limite dei 3mila euro non va toccata, ma io personalmente sono favorevole a evitare i pagamenti in contanti all’autotrasporto”. Questa, tuttavia ha chiarito, “è la posizione personale di qualche parlamentare”.

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