Economia

Non si alza età per 15 lavori gravosi

Sulle pensioni ci sono state delle “aperture limitatissime” da parte del Governo, ma “ancora insufficienti” per poter giungere a un’intesa. E’ questo il giudizio dei rappresentanti di Cgil, Cisl e Uil (Roberto Ghiselli, Gigi Petteni e Domenico Proietti) al termine dell’incontro tecnico a Palazzo Chigi, il secondo dopo quello di ieri. Le parti si rivedranno ancora giovedì alle 10 e poi nella mattinata di lunedì, prima della verifica con il premier Paolo Gentiloni e i leader delle tre confederazioni (Susanna Camusso, Annamaria Furlan e Carmelo Barbagallo) in programma nel pomeriggio di lunedì. Il Governo ha messo sul tavolo una prima proposta, confermando tuttavia che il meccanismo che lega l’uscita dal lavoro all’aspettativa di vita non è in discussione. La proposta riguarda l’estensione dei lavori gravosi. Si parte da quelli definiti dall’Ape sociale cui si aggiungono quattro categorie di lavoratori: agricoli, siderurgici, marittimi e pescatori. Si tratta del 10-15% dei lavoratori che andranno in pensione dal 2019, circa 15-20mila persone che svolgono lavori faticosi cui non si applicherebbe l’automatismo dell’aspettativa di vita (dal 2019 si andrà in pensione 5 mesi più tardi). Per andare in pensione, però, i lavoratori delle categorie indicate dovranno avere almeno 36 anni di contributi versati e aver svolto lavori gravosi per almeno 6 anni negli ultimi sette lavorati. Secondo il segretario confederale della Uil, Proietti, questo “metterebbe di fatto fuori gioco gli agricoli e i marittimi”.

Nel pomeriggio di domani i rappresentanti sindacali si vedranno per mettere a punto una controproposta. Sui requisiti dei 36 anni di contributi e dei 6 anni su 7 per i lavori gravosi nella parte finale della carriera lavorativa il Governo ha fatto intendere che ci sono dei margini di trattativa. L’insoddisfazione di Cgil, Cisl e Uil riguarda anche altri temi: previdenza complementare, giovani e soprattutto il meccanismo dell’aspettativa di vita. Il segretario confederale della Cgil, Ghiselli, ha riferito della disponibilità dell’esecutivo a realizzare una commissione scientifica con Inps, Istat, Inail, i ministeri della Salute, del Lavoro e dell’Economia e probabilmente anche i sindacati, che lavori fino a giugno-settembre per calcolare le differenze nella speranza di vita in base al lavoro che si svolge. “L’esenzione di cui parla il Governo – ha detto Ghiselli – riguarda solo i requisiti anagrafici per la pensione di vecchiaia. Si conferma pertanto una proposta ampiamente insoddisfacente. Ci sono limitatissimi segnali di apertura su alcuni aspetti quasi irrilevanti”. Il segretario confederale della Cisl, Petteni, è invece un po’ più morbido: “C’è un passo avanti, ma non ancora sufficiente per un accordo. Quando c’è un confronto aperto c’è sempre la speranza di ottenere dei risultati. Sapevamo che la trattativa era difficile”.

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