Economia

“Norma Fraccaro”, la mancia del governo ai sindaci

Il governo giallorosso stacca un assegno di mezzo miliardo a favore di 7.904 comuni. Con queste risorse, gli enti locali possono finanziare opere di efficientamento energetico e sviluppo sostenibile, in sostanza. Il relativo decreto è stato firmato ieri, ed è noto come “norma Fraccaro”, dal nome del sottosegretario alla Presidenza del consiglio, il pentastellato, Riccardo Fraccaro, per l’appunto. Entrerà in vigore appena l’atto ministeriale verrà pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana. Da quel giorno, scatterà una corsa contro il tempo a cui il comune è obbligato a partecipare, se vuole ottenere i contributi. Perché se entro il prossimo 15 settembre, l’ente locale non avrà posto la prima pietra dell’opera, niente più soldi. Così stanno le cose, così recita, in sostanza, il decreto ministeriale. Ed essendo arcinoti i tempi della burocrazia e di fare gli appalti in Italia, il rischio che buona parte di denaro non arrivi nelle casse dei comuni c’è tutto. Per non parlare degli importi spettanti ai singoli enti locali in relazione agli abitanti, che in certi casi, rischiano di rappresentare una “mancetta” governativa.

Ma andiamo con ordine, partendo dalla manovra 2020 in cui sono previsti, tra l’altro, i 500 milioni di euro l’anno fino al 2024 della cosiddetta “norma Fraccaro”. Contributi a fondo perduto per promuovere il risparmio energetico negli edifici pubblici attraverso l’installazione di impianti per la produzione di energia da fonti rinnovabili. O per essere utilizzati per la messa in sicurezza degli edifici pubblici. Si potranno anche finanziare progetti per la mobilità sostenibile e per l’abbattimento delle barriere architettoniche. Le risorse verranno erogate a tutti i comuni italiani in proporzione alla popolazione residente, come detto. E così sono previste soglie contributive che vanno dai 50mila euro per i comuni con popolazione fino a 5mila abitanti (sono 5.487) ai 250mila euro erogati in favore dei comuni oltre i 250mila abitanti (12). Nelle fasce intermedie, ci sono gli enti locali fino a 10.000 abitanti (1185) che ricevono 70mila, fino a 20.000 abitanti (708) ricevono 90mila euro, fino a 50.000 abitanti (379) ricevono 130mila euro, fino a 100.000 abitanti (100) ricevono 170mila euro, fino a 250.000 abitanti (33) ricevono 210mila euro.

Prendiamo ad esempio le grandi città, quelle con popolazione superiore ai 250mila abitanti: Roma, Milano, Torino, Firenze, Napoli, Venezia, Bologna, Verona, Catania, Palermo, Genova, Bari. Ebbene, a questi enti spetteranno 250 mila euro ciascuno. Che di certo, potranno essere spesi per qualche piccola opera di “maquillage” ma non certo sufficienti per dar vita a una serie di consistenti opere di efficientamento energetico e sviluppo sostenibile, per dirla con il decreto ministeriale. E saranno proprio queste grandi città, probabilmente, ad avere i maggiori problemi per la cantierabilità dell’opera. D’altronde, mettere nello stesso bando tutti gli oltre 7mila comuni, al di là del numero della popolazione, dà il senso di una distribuzione di risorse a pioggia, non avendo tenuto in considerazione le diverse complessità che ogni macchina burocrazia ha rispetto alla grandezza dell’ente. I contributi, in ogni caso, saranno erogati ai comuni beneficiari in due tempi. Una prima quota pari al 50 per cento, previa verifica dell’avvenuto inizio dei lavori, entro il 15 settembre 2020; seconda e ultima quota, il restante 50 per cento, previa trasmissione del certificato di collaudo dell’opera o del certificato di regolare esecuzione rilasciato dal direttore dei lavori.

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