New York Times, negli Stati Uniti la pena di morte è vicina alla sua fine

New York Times, negli Stati Uniti la pena di morte è vicina alla sua fine
24 ottobre 2016

La pena di morte è vicina alla sua fine negli Usa. Ne è convinto il New York Times che spiega in un editoriale perché “l’appetito per questa pratica barbara diminuisce ogni anno”, nonostante la pena capitale continui a essere considerata costituzionale dalla Corte suprema degli Stati Uniti. “I segnali di questo cambiamenti sono ovunque”, si legge nell’articolo: “Per la prima volta in mezzo secolo meno della metà degli americani sostengono la pena di morte, secondo un sondaggio pubblicato il mese scorso dal Pew Research” Center. Allo stesso tempo “le esecuzioni e le nuove sentenze si trovano ai minimi storici, e ogni anno scendono ancora di più. Nel 2015 solo 49 nuove sentenze sono state emesse, il numero più basso da quando la Corte suprema ha reintrodotto la pena di morte nel 1976.

Su 14.000 omicidi avvenuti nel 2015 “viene da pensare che il numero così ridotto di condanne a morte mostrino come la giustizia si focalizzi sul ‘peggio del peggio’. Ma non è così”, continua il quotidiano di New York che ricorda come in realtà le esecuzioni vengano decretate soprattutto quando ci sono questi tre ingredienti: giudici fanatici, avvocati della difesa non adeguati, discriminazioni razziali. I dati del New York Times fanno riferimento una ricerca svolta dall’Harvard Law School. Inoltre anche nelle contee più tradizionaliste e pro pena di morte sembra che l’esecuzione capitale stia perdendo consensi. In Florida la Corte suprema ha stabilito che una persona può essere condannata alla pena capitale solo se la giuria è concorde all’unanimità. La California (che non uccide più nessuno dal 2006) a novembre deciderà se abolirla. Ma nonostante questi segnali “solo una decisione della Corte suprema potrà eliminarla totalmente. Quanto siamo vicini a questo?” Tre giudici su otto (Stephen Breyer, Ruth Bader Ginsburg e Sonia Sotomayor) sono per l’abolizione. Secondo Breyer potrebbe violare l’ottavo emendamento alla Costituzione che proibisce di imporre cauzioni eccessive, multe eccessive e punizioni crudeli o insolite. Il giudice ha chiesto alla Corte suprema di prendere in considerazione questa possibilità.

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