Oiv, su mondo del vino un effetto distruttivo

Oiv, su mondo del vino un effetto distruttivo
23 aprile 2020

Un effetto “distruttivo”, che sta avendo e avrà sul mondo del vino “ripercussioni analoghe a quelle della seconda guerra mondiale”, causando “un cambiamento radicale” dei canali distributivi e dei flussi commerciali. Cambiamenti ancora non quantificabili e, forse, almeno in parte permanenti. E la chiusura del canale Horeca (bar, ristoranti, hotel) potrebbe portare a una riduzione del 35% delle vendite e a una perdita di circa il 50% in valore. Tra i paesi più colpiti, l’Europa in generale e i paesi del Mediterraneo in particolare. E’ il quadro a tinte fosche fatto da Pau Roca Blasco, direttore generale dell’Oiv, l’organizzazione vinicola internazionale, alla quale aderiscono 47 Stati, che oggi ha tenuto una video conferenza per illustrare la congiuntura mondiale del comparto nel 2019 e anticipare le problematiche del settore legate all’emergenza sanitaria.

Roca ha spiegato che, anche se al momento non sono disponibili sufficienti informazioni e dati statistici per”fornire una previsione accurata e anticipare lo scenario del settore vitivinicolo in futuro”, ci sono già alcune informazioni significative fornite dagli Stati membri, che permettono di tracciare un primo bilancio sulle ripercussioni legate al Covid-19 su vendemmi, produzione e consumi. Innanzitutto, sono già stati riscontrati dei problemi legati alla vendemmia nell’emisfero meridionale. Le prime stime della produzione di vino nell’emisfero australe indicano bassi volumi previsti per il 2020 per la maggior parte dei paesi, ad eccezione del Sudafrica e dell’Uruguay. Nel 2020 è infatti previsto un calo dei volumi di produzione in tutti i paesi sudamericani, ad eccezione dell’Uruguay. In Argentina la produzione stimata è di 11,6 milioni di ettolitri (-11%), in Cile 10,5 (-12%) e in Brasile 2 milioni (-1%). In Oceania, l’Australia prevede un livello di produzione inferiore nel 2020 stimato a 11,5 milioni di ettolitri (-4%) a causa della siccità e degli incendi, mentre in Nuova Zelanda ( 2,9 milioni, -2%) le aspettative sulla produzione di vino sono generalmente in linea con il 2019, o appena al di sotto. Naturalmente, si tratta di stime preliminari che devono essere interpretate con cautela, soprattutto date le circostanze eccezionali.

L’altro dato al momento evidente è il cambiamento radicale dei canali di distribuzione, con la scomparsa del canale Horeca e un fortissimo rallentamento dell’enoturismo, soprattutto in Europa. Questo combinato potrebbe causare una riduzione tra il 35% e il 505 delle vendite. Inoltre, anche i consumi casalinghi sono in diminuzione, diretta conseguenza della capacità di acquisto dei consumatori. Tra i canali di vendita, rimane solo quello on line, che non è però in grado di compensare le perdite degli altri canali distributivi. Nel complesso, tra le dirette conseguenze dell’emergenza sanitaria, nel settore vino sono in atto a livello mondiale una diminuzione dei consumi, una riduzione dei prezzi medi e quindi una riduzione complessiva del valore totale delle vendite, del fatturato, dei margini e quindi dei profitti delle cantine. Per quanto riguarda le esportazioni, visto che in questa pandemia sono stati duramente colpiti alcuni tra i paesi che più consumano vino, le implicazioni saranno molto pesanti. E anche se, al finire dell’emergenza sanitaria, è vero che i flussi commerciali potrebbero riprendersi insieme all’economia mondiale, “alcuni cambiamenti potrebbero essere permanenti”. Quali, e con quali ripercussioni sul mondo del vino, è ancora da vedere.

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