Politica

Foa presidente della Rai: Non manco rispetto a nessuno”. Pd: Fi entra in maggioranza

E, alla fine, dopo “due mesi difficili anche personalmente”, Marcello Foa è il nuovo presidente della Rai, subito salutato con un tweet da Matteo Salvini (“buona lavoro, presidente”). Manca la presa d’atto che il cda dell’azienda radiotelevisiva pubblica farà oggi e poi inizia un nuovo corso. Che, secondo le opposizioni, Pd in testa, è anche il nuovo corso del governo perché il via libera della bicamerale alla nomina di Foa, dopo lo stop della scorsa estate, “sancisce – per dirla con Roberto Giachetti – l’ingresso di Forza Italia nella maggioranza, la definitiva subalternità a Salvini e la complicità politica con il M5S”.

Foa ha incassato 27 voti – la soglia minima richiesta visto che servono i due terzi della commissione perchè il parere sulla nomina sia positivo – ma hanno votato solo 32 membri della commissione su 40 perché il Pd e anche Pierferdinando Casini non hanno partecipato al voto. I Dem hanno spiegato che Foa è un “presidente che consideriamo illegittimo, visto che era stato già bocciato da un voto parlamentare, un professionista delle fake news, l’emblema del nepotismo”. I parlamentari espressione della sinistra, i due di Leu e Loredana De Petris, presidente del gruppo Misto in Senato, hanno votato no ma ci sono state anche una scheda nulla e una bianca.

Un caso o un segnale? Di certo vanno cercate nell’ambito dell’inedita maggioranza M5s-Lega e Forza Italia. Ieri, in mattinata, durante l’audizione e nella replica seguita al dibattito Foa aveva rassicurato tutti: “Mai voluto offendere il presidente Mattarella”, “mai voluto mancare di rispetto al Parlamento”, “mai nessuna intromissione sulla linea politica” dei direttori da Ad del gruppo Corriere del Ticino, un impegno “intenso, motivato, irriducibile” contro le fake news e, dulcis in fundo, un mandato avuto “dal governo, dal Mef”, che “non è politico ma professionale”.

Peraltro, aveva puntualizzato, “mai avuto tessere di partito o appoggi per fare carriera” ribadendo, in un “inno di amore verso il giornalismo”, di ispirarsi all’esempio di Indro Montanelli e di voler garantire alla Rai “il pluralismo politico, culturale e religioso” premiando “professionalità e meritocrazia” e promuovendo “un’informazione libera e plurale” ma che sappia anche “riconoscere i suoi errori invece che nasconderli”. Parole accolte con giubilo dagli esponenti leghisti, con “soddisfazione” da Primo Di Nicola, senatore del Movimento cinque stelle, pur specificando che “non dobbiamo considerare fondamentale l’attività giornalistica e le opinioni del dottor Foa, noi siamo qui per la carica manageriale che dovrà assumere in Rai”. Forza Italia, invece, per bocca di Giorgio Mulè si era detta “rassicurata” dall’intervento di Foa sul pluramismo informativo e dunque orientata a votare sì.

Di tutt’altro avviso le opposizioni che si sono scatenate sui retweet di Foa, sulle sue parole su Mattarella, sulle sue opinioni “sovraniste” espresse in varie circostanze. Tanto che Francesco Verducci, deputato Dem, ha definito Foa un “propalatore seriale di notizie verosimili ma false” lamentandone “l’incompatibilità” con il ruolo di presidente della Rai, anche per “lo sfregio portato avanti verso la Vigilanza”. A cose fatte Nicola Fratoianni, segretario nazionale di Sinistra italiana, giudica laconicamente come “nulla di nuovo le mani di Berlusconi sulla tv pubblica” ma denuncia “la vera novità, il silenzio-assenso di quelli che dovevano liberare la Rai dalle lottizzazioni e dai conflitti di interesse…”. I grillini? Per loro l’arrivo di Foa è una garanzia: “Possiamo finalmente iniziare a lavorare per un servizio pubblico libero da ingerenze politiche entrando nel merito delle questioni”.

FOA DAVANTI LA COMMISSIONE

Rassicura tutti: “Mai voluto offendere il presidente Mattarella”, “mai voluto mancare di rispetto al Parlamento”, “mai nessuna intromissione sulla linea politica” dei direttori da Ad del gruppo Corriere del Ticino, un impegno “intenso, motivato, irriducibile” contro le fake news e, dulcis in fundo, un mandato avuto “dal governo, dal Mef”, che “non è politico ma professionale”. Marcello Foa si presenta “per la prima volta” come sottolinea lui stesso davanti alla commissione di Vigilanza Rai che dovrà esprimere, perché sia effettiva, un parere positivo sulla sua nomina a presidente della Rai votata dal Cda. Ripercorre la sua carriera, ribadisce di non aver “mai avuto tessere di partito o appoggi per fare carriera”, si prefigge di difendere “il pluralismo politico, culturale e religioso” in Rai premiando “professionalità e meritocrazia” e promuovendo “un’informazione libera e plurale” ma che sappia anche “riconoscere i suoi errori invece che nasconderli”.

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