Editoriale

Ombre francesi su Mediobanca, e la maggioranza resta a guardare

L’assalto a Mediobanca è ora nel mirino del Copasir. Il timore del Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica, le potenziali mire del colosso francese delle assicurazioni Axa su Generali, viste le relazioni ad alto livello con la Francia intessute da Leonardo Del Vecchio con la fusione tra Luxottica e il gruppo francese Essilor. Infatti, è proprio il patron di Luxottica che vuole salire fino al 20% di Mediobanca, storico garante proprio del Leone di Trieste. E come è noto, in tal senso, l’uomo più ricco d’Italia ha già chiesto tramite Bankitalia l’autorizzazione alla Banca centrale europea per raddoppiare la sua quota in Piazzetta Cuccia. Entro fine agosto, la Bce dirà la sua.

Intanto, dal fronte politico si registra una preoccupazione da parte dell’opposizione, sempre in prima linea in difesa dell’italianità, invece la maggioranza, sembra prendere sottogamba la scalata dell’uomo da 17 miliardi di euro. Una partita tutta italo-francese e che vedrebbe favoriti sulla carta proprio i cugini d’Oltralpe. Eloquente il presidente del Copasir, Raffaele Volpi (Lega): “Riteniamo che, oggi in particolare, il ‘Sistema Paese’ abbia la necessità di non vedersi depauperato di capisaldi strategici in favore di attori che proseguono interessi diversi da quelli nazionali”. E non c’è asset più strategico di Mediobanca, principale azionista di Generali e che il Paese non può permettersi di perdere. Per meglio capire: il gruppo triestino gestisce 468 miliardi di investimenti; detiene 176 miliardi di obbligazioni governative, di queste oltre 60 miliardi sono titoli di Stato italiani. Quanto basta da far saltare in aria qualsiasi governo.

E così, giovedì, il Copasir audirà Unicredit. “Recenti notizie accentuano le preoccupazioni già espresse dal Comitato in merito al possibile controllo fuori dai confini nazionali di primari istituti bancari ed assicurativi già riconosciuti per altro tra i maggiori detentori di debito sovrano italiano”, puntella ancora Volpi, leghista di “peso”. Sarebbe auspicabile che anche la maggioranza iniziasse a manifestare senza tentennamenti le sue volontà agli italiani sull’operazione del capo di Luxottica. Soprattutto i pentastellati, sempre “allergici” – almeno fino a ieri – a gruppi bancari e assicurativi. Per non dire che in questa scalata, tra i protagonisti ci sono anche i Benetton. Di certo, è in corso un riassetto finanziario tra Francia e Italia dove l’imprenditore 85enne tiene le fila. Come è altrettanto certo che Del Vecchio vuole le Generali di cui detiene il 4,84% (altri principali azionisti sono i Caltagirone con il 5,11% ed i Benetton con il 4%), mentre Mediobanca a sua volta è la maggior azionista con il 12,86%.

Da qui la mossa di Del Vecchio. A dire il vero, da decenni, proprio il Leone di Trieste è al centro di una battaglia tra Francia e Italia inaugurata dallo stesso Cuccia con l’ingresso della francese Lazard nel capitale di Mediobanca sin dalla quotazione in Borsa nel 1958. Da allora i soci francesi di Piazzetta Cuccia non hanno mai smesso di sognare l’ “annessione” della compagnia a lungo presieduta dall’ex banchiere di Lazard, Antoine Bernheim. Quindi, a questo punto, il vero interrogativo è: il capo di Luxottica vuole il Leone di Trieste per foraggiarlo in Italia o in Francia? Staremo a vedere.

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