Open Arms, la procura non si arrende: Salvini di nuovo sotto accusa. Meloni: accanimento surreale
Ricorso diretto in Cassazione dopo l’assoluzione. Il vicepremier: “Non mi preoccupo”. Il caso che divide l’Italia torna in tribunale
Matteo Salvini e Giulia Bongiorno
La Procura di Palermo impugna direttamente in Cassazione l’assoluzione del vicepremier. Una mossa inusuale che bypassa l’appello e riaccende il dibattito sulla gestione dei migranti.
Matteo Salvini pensava di aver chiuso i conti con la giustizia. Invece, la partita giudiziaria sul caso Open Arms è tutt’altro che finita. La Procura di Palermo ha depositato ricorso direttamente in Cassazione contro la sentenza di assoluzione del vicepremier, pronunciata lo scorso 20 dicembre dal tribunale presieduto da Roberto Murgia.
Una mossa tattica precisa: il ricorso “per saltum” consente di evitare il giudizio di appello e di ottenere direttamente una pronuncia della Suprema Corte. Una strategia che punta tutto sul diritto, non sul merito dei fatti.
La tesi dell’accusa: “Formula assolutoria senza ragione giuridica”
Il procuratore aggiunto Marzia Sabella e i sostituti Giorgia Righi e Gery Ferrara non si arrendono. Secondo i magistrati, il tribunale di Palermo è incorso nello stesso “errore di prospettiva” già riscontrato nel caso della motonave Diciotti. Ovvero, “la formula assolutoria utilizzata non risulta supportata da nessuna plausibile ragione giuridica”.
L’accusa contesta che i giudici si siano limitati al vaglio della normativa sugli eventi Sar, quando invece erano “i connessi profili legati alla violazione della libertà personale dei migranti a segnare più propriamente la prospettiva”.
Al centro della controversia restano i 147 migranti rimasti bloccati per 19 giorni al largo di Lampedusa, ad agosto 2019, a bordo della nave dell’Ong Open Arms. I pm avevano chiesto 6 anni di carcere per sequestro di persona e rifiuto di atti d’ufficio.
La difesa: “Assoluzione ineccepibile”
La reazione di Salvini è stata immediata e piccata: “Ho fatto più di trenta udienze, il Tribunale mi ha assolto perché il fatto non sussiste riconoscendo che difendere i confini non è un reato. Evidentemente qualcuno non si rassegna”.
Il vicepremier ha sottolineato di non essere preoccupato e ha ribadito che “non c’è alcuno scontro tra politica e magistratura”, ringraziando il tribunale di Palermo e sottoscrivendo “tutte le 268 pagine che motivano la mia totale assoluzione”.
L’avvocato Giulia Bongiorno, che ha difeso Salvini, ha definito la sentenza “completa e puntuale in fatto ed ineccepibile in diritto”.
Il fronte politico si compatta
La solidarietà del governo è arrivata a cascata. Giorgia Meloni ha parlato di “accanimento surreale” dopo “un fallimentare processo di tre anni”, chiedendosi “cosa pensino gli italiani di tutte queste energie e risorse spese così”.
Il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi ha rivendicato l’azione del suo predecessore, dichiarandosi “moralmente imputabile” per quella politica migratoria: “Se lui è imputabile per quello che fece, mi ritengo moralmente imputabile anche io”.
Anche il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara ha ribadito che “non è un reato difendere i confini nazionali”, mentre la senatrice Michaela Biancofiore ha evidenziato “una certa anomalia nella scelta dei Pm che hanno saltato un grado di giudizio”.
L’eco internazionale
Persino Andrea Stroppa, braccio destro di Elon Musk in Italia, è intervenuto sul caso, provocando Giorgia Meloni: “Se è davvero una leader politica, chieda il ritorno di Matteo Salvini al Ministero dell’Interno. Era ciò che avrebbe dovuto fare subito dopo la sua assoluzione”.
Il nodo giuridico
La battaglia si sposta ora sul terreno del diritto costituzionale e internazionale. La Cassazione dovrà decidere se l’Italia aveva l’obbligo di assegnare alla nave spagnola il “porto sicuro” (Pos) e se le scelte politiche di Salvini configurassero i reati contestati.
La partita è complessa: da una parte la tutela della libertà personale dei migranti, dall’altra le competenze ministeriali nella gestione dei flussi migratori. Due visioni del diritto che si scontrano in tribunale, mentre la politica osserva e si divide.
La Corte di Cassazione fisserà nei prossimi mesi la data dell’udienza. Per Salvini, l’incubo giudiziario continua. Per la magistratura, è in gioco la credibilità di un’intera strategia processuale. Per l’Italia, resta aperto il tema di come conciliare politiche migratorie, diritti umani e sovranità nazionale.
