Politica

Salvini: “Rischio 15 anni per aver difeso l`Italia”

“L`udienza celebrata oggi a Palermo per il caso Open Arms ha confermato un dato oggettivo: rischio fino a 15 anni di carcere per il mancato sbarco dalla nave della ong spagnola tra il 14 e il 20 agosto 2019, nonostante Luciana Lamorgese abbia confermato di aver trattenuto gli immigrati a bordo di una nave in più di una occasione, per esempio sulla Ocean Viking dal 18 al 29 ottobre 2019 in attesa di trovare un accordo con gli altri partner europei. Oppure sulla Alan Kurdi, dal 26 ottobre al 3 novembre 2019. Eppure, soltanto io avevo fatto crollare il numero di arrivi – difendendo i confini ed evitando molte tragedie del mare – ma soltanto io sono a processo e grazie ai voti dei parlamentari di sinistra”. Parla Matteo Salvini, accusato di sequestro di persona e rifiuto di atti d’ufficio, presente oggi nell`aula bunker del carcere Ucciardone di Palermo per l`udienza del processo “Open Arms”.

La difesa

La vicenda risale all’agosto del 2019, quando l’allora ministro dell’Interno e vicepremier costrinse l`ong spagnola Open Arms ad attendere 19 giorni davanti al porto di Lampedusa prima di permettere alle 160 persone soccorse di sbarcare in un porto sicuro. E’ stato lo stesso Salvini a ricordare che “rischio fino a 15 anni di carcere per aver difeso l`Italia e i suoi confini, salvando vite e facendo rispettare la legge”. Già la prossima udienza, prevista per il 24 marzo, si presenta “calda” come ha preannunciato Giulia Bongiorno, in quanto “affronteremo” la questione “delle registrazioni che erano state fatte da un sommergibile che faceva capo al ministero della Difesa. Ci saranno dei testimoni che evidenzieranno queste condotte che ritenevano anomale. Lunedì depositerò in sei procure una denuncia, ritengo che in un processo che si sta verificando se era corretto o meno il provvedimento del ministero Salvini di vietare l’ingresso perché si riteneva l’ong come avente a bordo dei potenziali soggetti che potessero commettere dei reati. Ritengo evidente con questa denuncia – ha proseguito la difesa – che i sospetti di cui ha sempre parlato Salvini non erano inventati ma che erano già stata evidenziati in una serie di riunioni. E riteniamo grave inoltre che questi sospetti erano stati condensati con una informativa che non è stata approfondita. Come mai non sono stati approfonditi? Come mai il Tar che doveva valutare la condotta dell’Ong non ha avuto modo di vedere questa informativa?”. La senatrice Giulia Bongiorno, legale di Matteo Salvinii, al termine della nuova udienza a Palermo del processo “Open Arms”, ha preannunciato che nella prossima udienza “ci sarà un intervento del ministro Salvini in aula: abbiamo voluto attendere che finissero i teste dell’accusa. Adesso cominceremo a evidenziare quella che è la nostra posizione”.

I testimoni

 “Ricordo di avere scritto due volte al ministro Salvini – ha detto in aula il presidente del M5S, Giuseppe Conte, testimone nel processo ‘Open Arms’ -. La prima volta dissi che non si potevano respingere i minori, la seconda invece che c’erano sei Paesi europei che avevano confermato la disponibilità alla redistribuzione dei migranti dell’Open Arms. Non ero d`accordo con lui e il clima era incandescente”. All`epoca dei fatti, nel 2019, il leader del M5S era premier del Conte 1. “L`immigrazione è stato sempre un grande tema di riflesso politico e il ministro dell`epoca ha sempre avuto delle posizioni molto chiare sulla gestione di questo tema. Ai tempi – ha aggiunto Conte – si voleva dare l`idea di un presidente del consiglio debole sul fenomeno immigratorio, mentre il ministro dell’Interno aveva una posizione molto più rigida”.

Poi è stata la volta della testimone Luciana Lamorgese. “Le Ong rifiutavano sempre di sbarcare nei porti libici perché non li ritenevano sicuri” ha detto l’ex ministro dell’Interno del Conte 2, evidenziando che “abbiamo sempre dato priorità al salvataggio delle persone, anche di fronte a una condotta illegale, come a esempio non comunicare un intervento al Paese competente. A mia memoria durante il Conte 2 mai e’ stato vietato, durante la mia guida da ministra dell’Interno, uno sbarco in base ai decreti sicurezza”.

 “I ritardi sulla concessione del Pos, il porto sicuro, avevano solo una finalità di consensi politici” ha affermato in aula Luigi Di Maio, ex vicepremier e ministro degli Esteri testimone al processo “Open Arms”, rimarcando che “non ci furono mai riunioni informali o formali prima della concessione del Pos, in alcuni casi le riunioni informali si tennero dopo il rifiuto del porto sicuro che venivamo a sapere dai media”.

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