Oggi ospite della mia rubrica è un’artista davvero unica, con la particolare e rara capacità di mettere nelle sue opere tutto un mondo fatto di emozioni, di sensibilità, di delicatezza, racchiuso all’interno di un sé che ha bisogno della tela per riuscire a esprimersi nella sua interezza. Sì perché la Carletto, a causa delle vicissitudini della vita, che spesso diventano fondamentali per effettuare quel percorso interiore che conduce poi a una più alta capacità espressiva, deve rinunciare per molti anni al suo grande amore, la pittura, amore che nel tempo però non può fare a meno di manifestarsi, fuoriuscire come un fiume in piena a cui non rinuncerà più, una volta ritrovato. Osservando i suoi dipinti non si può fare a meno di notare l’impronta impressionista, quella di Monet e Cezanne in particolare, dalla quale però la Carletto si distacca per il mezzo con cui dipinge; infatti ai pennelli, tanto cari agli impressionisti proprio per la precisione e minutezza con cui toccavano la tela con piccole macchie – impressioni appunto, che poi nella loro composizione completa definivano l’immagine donandole un’apparenza soffice, romantica – lei preferisce la spatola, attraverso la quale sente di poter esprimere al meglio tutte le sensazioni che un paesaggio le suscita.
Questa particolare tecnica rappresenta per lei un moto di libertà maggiore, la fa uscire dai confini del dettaglio, della definizione che il pennello quasi richiede proprio per la caratteristica di finezza e di minuziosità che lo contraddistingue, e la conduce verso una dimensione più onirica, la fa sentire più padrona delle proprie emozioni. Ed è questa libertà che le permette di raccontare di luoghi sospesi tra cielo e terra, senza confini temporali e all’interno di uno spazio diluito, rarefatto, che racconta di sogni delicati, di uno sguardo carezzevole che prima li ha osservati e poi ha desiderato rappresentarli con le note del pathos che ha sentito, spogliandoli di un realismo che gli avrebbe tolto la poesia del sentire. La Carletto non ama molto dare dei titoli predefiniti alle sue opere, perché preferisce che sia l’osservatore a ricevere la sensazione, a farsi una sua idea personale di ciò che è rappresentato, basandosi solo e unicamente sulla propria emotività, sul proprio singolare e unico punto di vista, lasciandosi semplicemente abbracciare dall’immagine che si trova davanti. Caratteristica che emerge in dipinti come Atmosfera,
dove le diverse opere in cui l’artista ha rappresentato la stessa immagine in momenti diversi della giornata, sono contraddistinti da un semplice numero, perché non è importante il luogo, l’importante è quella sensazione di quiete, di pace, che si riceve guardandoli, perché il non luogo vuole sottolineare l’importanza dell’emozione che l’osservatore sente, percepisce, riceve e da cui si lascia avvolgere. E ancora in Nuovo quadro 2, il sogno, la dimensione onirica, trasforma un semplice scorcio sulla natura in un’esperienza sensoriale, un viaggio attraverso un mondo sconosciuto ma che non fa paura, perché è strettamente legato alla nostra anima, all’emozione positiva della curiosità e della scoperta, la stessa in cui vive il bambino per cui ogni cosa che vede è una fiaba, un mondo nuovo in cui addentrarsi per conoscere. Anche in Fiori da spiaggia,
di cui secondo il titolo i protagonisti dovrebbero essere appunto i fiori, eppure in realtà non lo sono, ossia lo sono ma solo ed esclusivamente all’interno del resto del contesto: le dune di sabbia, il mare leggermente increspato dalla brezza, il cielo che si fonde all’orizzonte con il turchese dell’acqua. Dunque è la completezza dell’atmosfera regalata dal paesaggio che definisce l’importanza di quei piccoli e delicati fiori che spuntano dalla sabbia, così come è lo sguardo delicato che riesce a cogliere la meraviglia nella semplicità, lo straordinario nell’ordinario, a prendere per mano l’osservatore e condurlo dentro l’immagine lasciandosene affascinare e conquistare. In Riflessi invece protagonista assoluta è l’acqua, calma, ferma, rassicurante, specchio riflettente di sensazioni, di colori, che vengono da ciò che è intorno ma che la Carletto non vuole descrivere, perché il focus è puntato solo e unicamente su ciò che si intravede attraverso una superficie mobile, mutevole, così come sfaccettata e diversa è la realtà quando la si guarda da angolazioni differenti o attraverso il punto di vista del singolo, mai uguale a quello di un altro.
Il grande desiderio di libertà espressiva che contraddistingue questa bravissima artista, le rende praticamente impossibile esporre le sue opere all’interno di una galleria, la farebbe sentire limitata e costretta dentro uno spazio troppo predefinito, così sceglie volutamente le esposizioni en plein air, per usare un termine impressionista. Questo anche perché ciò che ama di più è vedere la meraviglia nello sguardo dell’osservatore che passa per caso e si lascia catturare da un’immagine solo e unicamente per l’intensità emotiva, non tecnica, non critica, non razionale, bensì istintiva, che riceve. Rosachiara Carletto, talentuosa veneta, vive e opera a Castelnovo di Isola Vicentina.
Rosachiara Carletto
Email: rosachiara.carletto@gmail.com
Sito web: https://www.rosachiarapainting.com/