Palermo, anno giudiziario. “Gravi” le condizioni dei carcerati, serve amnistia

Palermo, anno giudiziario. “Gravi” le condizioni dei carcerati, serve amnistia
24 gennaio 2015

“La maggiore criticità dell’amministrazione della giustizia rimane tuttavia quello della eccessiva durata del processo, fenomeno non estraneo anche ad altri Paesi europei che hanno adottato modelli di giustizia più efficienti e funzionali, ma che nel nostro Paese ha raggiunto livelli insostenibili, come stigmatizzato dall’Unione Europea”. E’ quanto scritto nella relazione sullo Stato della Giustizia nel Distretto della Corte d’Appello di Palermo, letta dal presidente reggente della Corte di appello palermitana, Vito Ivan Marino, per l’inaugurazione dell’anno giudiziario. Il documento riporta le attività del distretto giudiziario di Palermo (che comprende anche le Procure di Trapani, Marsala, Termini Imerese, Sciacca e Agrigento) dal 1 luglio 2013 al 30 giugno 2014. “Una giustizia tardiva – prosegue il documento – che interviene quando sono mutate le condizioni e superati gli interessi posti a base della domanda, produce una efficacia irrisoria se non addirittura nulla, trasformandosi sostanzialmente in una ingiustizia”.

Alcune cifre. Nel settore penale si è avuta una sopravvenienza totale di 129.328 procedimenti, a fronte dei 122.030 del periodo pregresso, e ne sono stati eliminati 121.549, contro i 118.826 del periodo precedente. La pendenza finale è aumentata in tutti gli uffici giudicanti e requirenti con variazioni di diversa entità, ad eccezione del Tribunale per i Minorenni e degli uffici del giudice di pace: complessivamente da 109.453 procedimenti del periodo precedente è passata a 119.268 procedimenti rimasti pendenti al 30 giugno 2014. L’indice di ricambio in tutti gli uffici del distretto è diminuito rispetto al precedente periodo (dal 97,37% al 93,99%), al pari dell’indice di smaltimento (dal 52,05% al 50,47%), pur in presenza di rilevanti cari- chi di lavoro. La durata dei procedimenti si è attestata su una media di giorni 335,73, contro i 326,88 giorni del periodo precedente. Restano, infine, al 30 giugno 2014, ancora 4.196 processi pendenti ultratriennali negli uffici giudicanti di primo grado e 350 in secondo grado, con data di iscrizione anteriore all’anno 2012, molti dei quali già eliminati. Nel complesso, dunque, la giurisdizione penale, nonostante le criticità ha raggiunto un ottimo livello di efficienza, suscettibile di ulteriore miglioramento nei prossimi anni con nuove misure organizzative. Nel periodo in esame negli uffici del distretto sono stati emessi 5.148 decreti per intercettazioni, che hanno interessato 9.574 “bersagli” con una spesa complessiva di 42.548.870,20 euro.

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Le “gravi” condizioni di vita della popolazione carceraria nel Distretto di Palermo, e in generale la situazione complessiva dei penitenziari fa registrare “malcontento e si trovano a rischio i diritti, anche quelli fondamentali, dei soggetti ristretti”. E sebbene lievemente ridotta rispetto al periodo precedente (3.087 contro 3.217), la popolazione carceraria continua “ad eccedere macroscopicamente il limite ufficiale della capienza lamentare complessiva dei nove istituti che operano nello stesso distretto, pari a 2.819 posti”. “Finché rimarrà sul tappeto la ventilata possibilità di una nuova amnistia o di un nuovo indulto (che costituirebbe in effetti, almeno nell’immediato, lo strumento di più rapida soluzione delle problematiche di cui si discute), una larghissima parte della popolazione carceraria continuerà a coltivare quella forte speranza di anticipata liberazione che oggi la tiene in trepida attesa”.

Nel documento c’è anche il capitolo mafia. “Cosa Nostra continua ad essere un’organizzazione potente, fortemente strutturata nel territorio, riconosciuta per autorevolezza da vasti strati della popolazione, dotata ancora di risorse economiche sconfinate ed intatte e dunque più che mai in grado di esercitare un forte controllo sociale e svolgere opera di proselitismo, indubbiamente favorita dalla drammatica crisi economica attraversata dal paese”.

Alla cerimonia, in rappresentanza del ministro della Giustizia, ha partecipato Santi Consolo, capo del Dipartimento di amministrazione penitenziaria (Dap). “Bisogna uscire da una logica carcerocentrica dopo anni di pacchetti di sicurezza che hanno agito in direzione contraria – ha detto -. Si deve andare solo in casi gravi in carcere per rendere le carceri piu’ umane, e i plurimi interventi del ministro Orlando per costruire un nuovo modello di detenzione ispirato alle misure penitenziarie europee vanno in questo senso”. In merito alla popolazione carceraria, infine, secondo il capo del Dap, “negli ultimi 18 mesi, e’ diminuita di oltre 12mila unita’, attestandosi a 53.623 detenuti”.

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