Palermo, Orlando in corsa per la quinta sindacatura. E scommette sul “cambio culturale”

Palermo, Orlando in corsa per la quinta sindacatura. E scommette sul “cambio culturale”
29 gennaio 2017

Che il sindaco lo sappia fare, lo ha mostrato numeri alla mano, tracciando un bilancio dell’azione di governo cominciata 5 anni fa a Palermo. Leoluca Orlando, che in mattinata ha riunito ‘i suoi’ al cine teatro Golden, è di nuovo in campagna elettorale. Tenterà la riconferma alla carica più alta della città in primavera per un’ ultima volta, la quinta, con un nuovo leitmotiv: “facciamo squadra”. L’occasione per ufficializzarla è un incontro pubblico, dove per circa 90 minuti ha snocciolato dati, cifre e obiettivi raggiunti, da quando nel 2012 i palermitani lo hanno rieletto sindaco. Dalla messa in sicurezza dei conti del Comune, al salvataggio delle fallite Amia e Gesip, rinate con Reset evitando 4.200 licenziamenti, all’accoglienza dei migranti, al riconoscimento Unesco, fino alle pedonalizzazioni, passando per il Tram, la Ztl, i teatri, la Fiera del Mediterrano e la consulta delle Culture.

CAMBIO CULTURALE Il professore è convinto che occorre “convincere ancora qualcuno che il cambio culturale è conveniente. Per questo, se sarò riletto nei prossimi cinque anni, voglio mettere in sicurezza questo patrimonio, affinché tra cinque anni si possa scegliere un sindaco libero che si trovi ad amministrare una città dove il lavoro sporco e duro del cambio culturale è stato già fatto”. E proiettandosi già nel futuro conclude: “Ci aspettano cinque anni di esami, cinque anni di primarie per far emergere nuovi protagonisti e indicare il sindaco di Palermo nel 2022 e creare le condizioni di libertà”. “Abbiamo aperto la campagna elettorale quando sono stato eletto sindaco nel 2012” ha detto Orlando, mentre sullo sfondo scorrevano foto e slide. In sala ad ascoltarlo c’erano almeno mille persone: dagli assessori della sua giunta, ai consiglieri comunali del Mov139, il soggetto politico creato dal Professore dopo l’addio a Idv, dai deputati in carica.

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IL PARTERRE Non manca qualche ex: Eddie Tamajo di Sicilia Futura, Erasmo Palazzotto di Si, dall’ex deputato Dem Tonino Russo a Carlo Vizzini del Psi e Francesco Forgione, che oggi guida la Fondazione Federico II. Di alleanze e partiti però non parla. Nessun riferimento nemmeno al Pd, col quale sono in corso trattative per un eventuale sostegno. “Il mio partito – taglia corto Orlando – si chiama Palermo, non voglio perdere tempo con altri argomenti”. E rivendica: “Abbiamo fatto tutto questo senza partiti, senza lacci e lacciuoli, il mio partito è Palermo, chi vuole aggregarsi è il benvenuto”. “Ma se qualcuno – avverte – pensa che è un altro partito, non si avvicini”. Si rivolge, quindi, ai palermitani invitandoli “a fare squadra”, come lo slogan scelto per la nuova campagna elettorale. Per Orlando “a Palermo serve un cambio culturale”. “Occorre – dice – collegare valori e visione, perché questa città sta cambiando”.

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