Papa: al sangue del terrorismo risposta non violenta, grazie a Mattarella per gli auguri

Papa: al sangue del terrorismo risposta non violenta, grazie a Mattarella per gli auguri
1 gennaio 2017

“Una macchia di sangue che avvolge il mondo con un’ombra di paura e di smarrimento”. Papa Francesco ha descritto cosi’ “la piaga del terrorismo” condannando nel primo Angelus dell’anno nuovo “la violenza che ha colpito anche in questa notte di auguri e di speranza”. “Addolorato, esprimo la mia vicinanza al popolo turco e prego per le numerose vittime e feriti e per tutta la Nazione in lutto e chiedo al Signore di sostenere tutti gli uomini di buona volonta’”, ha soggiunto. Per il Papa, infatti, “si costruisce la pace, dicendo ‘no’ con i fatti all’odio e alla violenza e ‘si” alla fraternita’ e alla riconciliazione”. Per questo, ha spiegato, nel Messaggio per la Giornata della pace di quest’anno “ho proposto di assumere la nonviolenza come stile per una politica di pace”. “50 anni or sono il beato Papa Paolo VI inizio’ a celebrare in questa data la Giornata Mondiale della Pace, per rafforzare l’impegno comune di costruire un mondo pacifico e fraterno”, ha ricordato inoltre Francesco che ha dedicato al legame tra la festa liturgica della Madre di Dio e le attese di pace ad essa legata dall’iniziativa di Montini.

LA RETE “Una societa’ senza madri – ha osservato in proposito – sarebbe una societa’ senza pieta’, che ha lasciato il posto soltanto al calcolo e alla speculazione”. Questo il monito di Papa Francesco nell’omelia della messa di Capodanno, festa della Santa Madre di Dio, nella quale ha denunciato anche il rischio, a cui ci espone internet, della “mancanza di contatto fisico e non virtuale che va cauterizzando i nostri cuori facendo perdere ad essi la capacita’ della tenerezza e dello stupore, della pieta’ e della compassione”. Francesco ha voluto cioe’ mettere in guardia da “quella orfanezza che trova spazio nel cuore narcisista che sa guardare solo a se’ stesso e ai propri interessi e che cresce quando dimentichiamo che la vita e’ stata un dono, che l’abbiamo ricevuta da altri, e che siamo invitati a condividerla in questa casa comune”. “Questa orfanezza autoreferenziale – ha spiegato – e’ quella che porto’ Caino a dire: ‘Sono forse io il custode di mio fratello?’, come a dichiarare: lui non mi appartiene, non lo riconosco”. Secondo Francesco, “un tale atteggiamento di orfanezza spirituale e’ un cancro che silenziosamente logora e degrada l’anima. E cosi’ ci degradiamo a poco a poco, dal momento che nessuno ci appartiene e noi non apparteniamo a nessuno: degrado la terra perche’ non mi appartiene, degrado gli altri perche’ non mi appartengono, degrado Dio perche’ non gli appartengo? E da ultimo questa orfanezza finisce per degradare noi stessi perche’ dimentichiamo chi siamo, quale ‘nome’ divino abbiamo”.

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MATERNITA’ “La perdita dei legami che ci uniscono, tipica della nostra cultura frammentata e divisa, fa che cresca – ha lamentato Papa Bergoglio – questo senso di orfanezza e percio’ di grande vuoto e solitudine”. E “l’orfanezza spirituale ci fa perdere la memoria di quello che significa essere figli, essere nipoti, essere genitori, essere nonni, essere amici, essere credenti. Ci fa perdere la memoria del valore del gioco, del canto, del riso, del riposo, della gratuita’”. A tutto questo dobbiamo reagire riscoprendo il valore della maternita’. “Le madri – ha sottolineato il Pontefice – perfino nei momenti peggiori, sanno testimoniare la tenerezza, la dedizione incondizionata, la forza della speranza”. Celebrando in San Pietro, Francesco ha confidato di aver “imparato molto da quelle madri che, avendo i figli in carcere o prostrati in un letto di ospedale o soggiogati dalla schiavitu’ della droga, col freddo e il caldo, con la pioggia e la siccita’, non si arrendono e continuano a lottare per dare loro il meglio”. Il Papa ha citato “quelle madri che, nei campi-profughi, o addirittura in mezzo alla guerra, riescono ad abbracciare e a sostenere senza vacillare la sofferenza dei loro figli”. “Madri – ha detto – che danno letteralmente la vita perche’ nessuno dei figli si perda”.

MATTARELLA “Celebrare la Santa Madre di Dio ci ricorda – ha scandito rivolto ai fedeli – che abbiamo la Madre; non siamo orfani, abbiamo una madre. Professiamo insieme questa verita’! E vi invito a farlo tutti insieme, alzandovi in piedi per acclamarla tre volte come fecero i fedeli di Efeso: Santa Madre di Dio! Santa Madre di Dio! Santa Madre di Dio!”. Secondo Francesco, “tante devozioni, tanti santuari e cappelle nei luoghi piu’ reconditi, tante immagini sparse per le case ci ricordano questa grande verita’”. “Maria – ha spiegato – ci ha dato il calore materno, quello che ci avvolge in mezzo alle difficolta’; il calore materno che permette che niente e nessuno spenga in seno alla Chiesa la rivoluzione della tenerezza inaugurata dal suo Figlio”. Durante la celebrazione, officiata con il segretario di Stato Pietro Parolin, si e’ pregato anche in cinese per i governanti e i giudici e in tedesco per la pace. Poi il Papa ha ringraziato Cei, Caritas e Pax Christi per la marcia della pace del 31 sera e la Comunita’ di Sant’Egidio per quella di oggi. E infine ha rivolto il suo pensiero al capo dello Stato, Sergio Mattarella. “Desidero ringraziare il Presidente della Repubblica Italiana per le espressioni augurali che mi ha rivolto ieri sera, durante il suo Messaggio alla Nazione”, ha detto salutando i 50 mila fedeli radunati per il primo Angelus del 2017in piazza San Pietro (dato della Gendarmeria vaticana, che stima sempre al ribasso le presenze in piazza San Pietro) . “Ricambio di cuore – ha concluso Francesco – invocando la benedizione del Signore sul popolo italiano affinche’, con il contributo responsabile e solidale di tutti, possa guardare al futuro con fiducia e speranza”.

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