Papà o Mamma: da chi ereditano l’intelligenza i figli | La scienza lo spiega chiaramente, non c’è più nessun dubbio

Intelligenza figli - (pexels) - IlFogliettone.it
I genitori si contendono sempre la bellezza e i tratti somatici dei figli, ma anche l’intelligenza: la scienza svela un segreto.
Spesso, tra mamme e papà, si scherza sul fatto che un figlio particolarmente brillante “abbia preso tutto dalla mamma” o “sia tutto suo padre”. Ma, dietro questi scambi ironici, si nasconde una verità scientifica che sorprende molti: l’intelligenza si eredita soprattutto dalla madre. È una conclusione che arriva da anni di ricerche, a partire dagli anni Ottanta, e confermata da numerosi studi condotti in diverse università nel mondo.
La spiegazione di questa eredità “al femminile” sta nei geni legati al cromosoma X. Gli uomini possiedono un solo cromosoma X, mentre le donne ne hanno due, e quindi trasmettono ai figli una quantità doppia di geni che si trovano su questo cromosoma. Molti di questi geni sono direttamente coinvolti nello sviluppo delle funzioni cognitive. Ciò implica che i bambini hanno più probabilità di ereditare proprio dalla madre quei tratti genetici collegati all’intelligenza.
Un importante sostegno a questa teoria proviene da studi condotti sui roditori. I ricercatori hanno modificato geneticamente dei topi per comprendere meglio il ruolo dei geni materni e paterni. I topi con una maggiore espressione di geni materni sviluppavano cervelli più grandi e corpi più piccoli. Al contrario, quelli con più geni paterni avevano corpi più grandi ma cervelli meno sviluppati. Questi esperimenti hanno fornito un’indicazione chiara sulla diversa funzione dei geni a seconda del loro genitore d’origine.
Alcuni geni, detti “condizionati”, si attivano solo se provengono dalla madre, mentre altri si attivano solo se trasmessi dal padre. Questo principio è stato osservato anche nello sviluppo cerebrale: durante le fasi evolutive dell’embrione, i geni paterni tendono a esprimersi nelle zone del cervello legate agli istinti primari come fame, paura e desiderio. I geni materni, invece, si concentrano nelle aree della corteccia cerebrale, che gestisce pensiero logico, linguaggio e intelligenza astratta.
Conferme dalla ricerca di Glasgow
Uno studio importante, condotto dal Medical Research Council di Glasgow, ha analizzato un campione di quasi 13.000 giovani tra i 14 e i 22 anni. I risultati hanno mostrato che il miglior predittore del quoziente intellettivo di un ragazzo era proprio il QI della madre. Anche considerando fattori come l’ambiente socioeconomico e il livello di istruzione, il legame con la madre risultava il più influente.
Ma la genetica non è l’unico fattore in gioco. Anche l’ambiente e, soprattutto, il tipo di relazione che si crea tra madre e figlio giocano un ruolo chiave nello sviluppo intellettivo. I bambini che vivono un attaccamento sicuro con la madre, caratterizzato da calore, presenza e supporto emotivo, tendono a sviluppare meglio le proprie capacità cognitive.

L’ippocampo e l’affetto materno
Uno studio dell’Università di Washington ha dimostrato che il contatto affettuoso e il sostegno emotivo ricevuti dalla madre nei primi anni di vita possono influenzare lo sviluppo cerebrale. In particolare, i bambini di 13 anni con madri affettuose avevano un ippocampo, la regione del cervello legata alla memoria e all’apprendimento, più sviluppato del 10% rispetto ai coetanei meno seguiti.
In definitiva, l’intelligenza di un figlio è il frutto di una combinazione tra genetica e relazioni. La madre trasmette non solo i geni responsabili delle funzioni cognitive, ma con la sua presenza emotiva contribuisce in modo determinante allo sviluppo mentale del bambino. I padri, ovviamente, restano figure fondamentali nella crescita, ma quando si parla di intelligenza, la scienza sembra dare ragione… alla mamma.