Politica

Parte la scalata di Bersani alla segreteria del Pd: al referendum voterò sì ma non farò propaganda

di Giuseppe Novelli

“E’ mal supportato in giro legare una vicenda di governo, di leadership ad un tema sulle regole e sulla Costituzione”. Pier Luigi Bersani continua a incassare colpi e da buon politico navigato riesce a contenere le reazioni. Ma da più parti dal Nazareno, scommettono che la corda rischia di spezzarsi . L’ex segretario continua a ribadisce che e’ sbagliato personalizzare il referendum, occorre cambiare strategia, “altrimenti non mi vedranno ai banchetti, non dubitino sulla mia coerenza e sul mio voto. Votero’ si’ ma non faro’ propaganda”. Ed ancora: “Non si demonizzi il no, si ragioni. Non sono d’accordo che se Renzi perde si deve dimettere. Renzi non metta in discussione se stesso sulla Costituzione”. Un fiume in piena. Alcune volte in questi mesi Pier luigi Bersani ha preferito disertare l’appuntamento della Direzione Pd. Questa volta ha fatto sapere che il 24 giugno ci sara’. Poca voglia di parlare. Cosa devo dire, c’e’ amarezza…, si limita a dire in a chi lo incontra. L’esame del voto dei ballottaggi e’ rinviato alla discussione che ci sara’ con Renzi. Ma c’e’ insofferenza perche’ da tempo l’ex segretario dem aveva invitato a guardare alla realta’, lanciando l’allarme di un partito che, a suo dire, si sta disgregando sul territorio ed e’ lontano dai bisogni reali del Paese. Speranza ha rilanciato il tema del doppio incarico segretario-premier; Cuperlo invoca “un cambio di rotta”, anche le altre anime dem non nascondono malumori e preoccupazioni.

“Si apre ufficialmente la fase congressuale”, sintetizza ora un esponente della minoranza dem. Da questo voto, si sottolinea, si evince che il mito dell’infallibilita’ di Renzi e’ finito, la convinzione e’ che presto anche le altre ‘correnti’ del Pd si distaccheranno dal presidente del Consiglio. Tra le richieste che verranno avanzate dai cosiddetti ‘ribelli’ c’e’ quella del cambiamento dell’Italicum, ma c’e’ rabbia anche per la lettura che e’ stata fornita dal segretario, “non e’ possibile come ha fatto qualcuno – sottolinea un bersaniano – addebitare la colpa a Fassino…”. Ora l’appuntamento e’ il referendum. Da parte di molti nella minoranza dem e’ tornata la tentazione di posizionarsi per un totale disimpegno se non addirittura per promuovere comitati del No. Nessuno lo dice apertamente, ma – aggiunge una fonte parlamentare – “noi ribadiremo che il combinato disposto tra Italicum e ddl Boschi e’ pericoloso, che occorre cambiare la legge elettorale”. La tesi dei malpancisti dem e’ che di questo passo il Pd rischia addirittura di non andare al ballottaggio alle politiche, battuto dal Movimento 5 stelle e dal centrodestra. “Il logoramento di Renzi e’ in atto, il Pd cosi’ non esiste, c’e’ solo una forza appiattita sul governo”. Le ricette che la minoranza dem porra’ all’attenzione della direzione sono sempre le stesse. “Ma oggi piu’ che mai – rimarca un altro esponente vicino a Bersani – noi pensiamo che e’ arrivato il momento per tentare di riprenderci il partito”.

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