Il ricercatore Patrick Zaki condannato a 3 anni di carcere

Il ricercatore Patrick Zaki condannato a 3 anni di carcere
Patrick Zaki
18 luglio 2023

Lo studioso e ricercatore egiziano Patrick Zaki, laureatosi di recente con lode in Italia, all’Università di Bologna, è stato condannato a tre anni di carcere dal tribunale di Mansoura, in Egitto. Zaki, attivista per i diritti umani, è sotto accusa per propaganda sovversiva dal febbraio 2020 quando, tornato in Egitto dall’Italia per una breve vacanza, era finito in carcere a causa di opinioni politiche espresse sui social, circostanza sempre negata dall’attivista. Da allora, però, è cominciata per lui una lunga vicenda giudiziaria che, dopo 22 mesi trascorsi in cella, al Cairo, dal giorno dell’arresto al 7 dicembre 2021, sembrava essere giunta al termine anche grazie alla mobilitazione generale della comunità mondiale.

Fino alla doccia fredda dell’ultima udienza, con la condanna definitiva e inappellabile: Zaki dovrà scontare, quindi, un altro periodo in cella di almeno 14 mesi, al netto dei 22 che ha già scontato mentre era in attesa di giudizio. Patrick Zaky, in pratica, è stato condannato per il suo articolo del 2019 “Displacement, Killing & Harassment: A Week in the Diaries of Egypt’s Copts”. L’avvocata egiziana del ricercatore e attivista per i diritti umani Mai El-Sadani si chiede se “è questo il modo in cui si proteggono le minoranze religiose in Egitto?”. 

 

La sentenza è definitiva

 

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La sentenza nei confronti di Zaki è definitiva e il ricercatore dovrà scontare un altro periodo in cella oltre ai ventidue mesi che ha già scontato in attesa di giudizio. Zaki era stato arrestato nel febbraio del 2020. A giugno Zaki aveva fatto richiesta di rientrare in Italia, ma l’Egitto aveva mantenuto il divieto di viaggiare per il ricercatore. Esattamente un mese fa Zaki aveva presentato la versione definitiva della sua tesi magistrale, che avrebbe voluto discutere a Bologna. “Una buona notizia che potrebbe essere completata risolvendo la crisi del divieto di viaggio – aveva dichiarato – Oggi (era il 18 giugno, ndr) ho consegnato la versione definitiva della mia tesi magistrale presso l’Università di Bologna, quattro anni dopo l’inizio di quel lungo e arduo percorso. L’amministrazione universitaria mi ha comunicato che la data stabilita per discutere la tesi sarà uno dei giorni quattro, cinque o sei di luglio prossimo, secondo le regole dell’università”.

 

Amnesty Italia: notizia terribile

 

“Di conseguenza, ho deciso – aveva proseguito Zaki – di intraprendere le vie legali e bussare di nuovo alle porte per cercare di viaggiare fino ad assistere alla difesa della mia tesi di laurea di persona davanti alla commissione di professori che valuterà la mia tesi. Oggi presenterò una nuova richiesta al Pubblico Ministero egiziano per chiedere di poter viaggiare in Italia in modo da poter partecipare alle cerimonie di difesa e di laurea, a condizione che io ritorni in Egitto prima di ogni impegno legato alle mie sessioni di processo, previste per il 18 luglio”. “È una notizia terribile quella che arriva dal tribunale di Mansoura – ha commento il portavoce di Amnesty Italia, Riccardo Noury – con l’immagine di Patrick che esce dal tribunale con una condanna a 3 anni di carcere. Una condanna scandalosa, assurda, per un reato che Patrick non ha commesso. Avevamo sempre chiesto di tenere alta l’attenzione su Patrick perché, terminato il periodo di carcere, in molti avevano pensato che tutto si fosse risolto invece noi avevamo sempre posto l’attenzione su Patrick imputato, in Egitto imputato è sinonimo di condannato, come abbiamo visto adesso. Non finisce qui. Ora tutte le possibilità per tirare fuori Patrick da questa situazione vanno esplorate, il governo italiano, per cortesia, intervenga”.

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Meloni: c’è l’impegno del governo

 

La decisione del Tribunale egiziano è arrivata, praticamente in diretta, in Aula alla Camera dove diversi deputati hanno preso la parola per chiedere un intervento immediato dell’esecutivo a favore di Zaki. Anche la premier Giorgia Meloni ha fatto sapere che l’impegno del governo “per una soluzione positiva del caso di Patrick Zaki non è mai cessato”. “Abbiamo ancora fiducia”, ha detto la Meloni. Intanto, i legali del ricercatore egiziano hanno fatto sapere che chiederanno di “annullare la sentenza o di far rifare il processo”.

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