Patto immigrazione, c’è l’accordo dei 27 Paesi Ue. Von der Leyen: “Saluto con favore”

Patto immigrazione, c’è l’accordo dei 27 Paesi Ue. Von der Leyen: “Saluto con favore”
4 ottobre 2023

Alla fine, i rappresentanti degli Stati membri dell’Ue sono stati all’altezza delle aspettative, sottoscrivendo oggi a Bruxelles, a maggioranza qualificata, un’intesa sulla proposta di regolamento relativa allo “stato di crisi” migratoria e alle “situazioni di forza maggiore”, che era il tassello mancante per completare il complesso mosaico del Patto Ue sull’immigrazione e l’asilo. 

Giusto in tempo per dare ai capi di Stato e di governo dell’Ue, che si incontrano domani e venerdì in un vertice informale a Granada, in Spagna, l’occasione di felicitarsene, e rivendicare questo successo che apre la strada ora a un serrato negoziato co-legislativo ((“trilogo”) con il Parlamento europeo e la Commissione, per poter arrivare finalmente all’adozione di tutti i testi del pacchetto, probabilmente già entro la fine dell’anno (più di tre anni dopo che erano stati proposti), e quasi certamente entro la fine di questa legislatura europea.

 

“L’ultimo miglio” del Patto

 

Era “l’ultimo miglio” da percorrere dopo la svolta dell’8 giugno scorso, a Lussemburgo, quando i ministri dell’Interno approvarono, a maggioranza qualificata, la loro posizione negoziale su altri due regolamenti fondamentali del Patto, rispettivamente sulla gestione dell’immigrazione e dell’asilo e sulle procedure di asilo. 

Un testo di compromesso sul regolamento sullo stato di crisi migratoria era stato presentato dalla presidenza spagnola di turno del Consiglio Ue il 25 luglio, e poi modificato il 28 settembre scorso, quando al Consiglio Ue di Bruxelles i ministri dell’Interno sembravano pronti ad approvare il testo a maggioranza qualificata, ma vi hanno temporaneamente rinunciato per evitare di lasciar fuori l’Italia, uno dei paesi più in prima linea, che non accettava un’aggiunta dell’ultimo momento riguardante il ruolo delle Ong. 

Il testo modificato presentato oggi ha ottenuto l’approvazione di 22 Stati membri, fra cui Italia e Germania, con il voto contrario solo di Polonia e Ungheria (scontato, perché questi due paesi non riconoscono il principio, sancito dai Trattati Ue, del voto a maggioranza invece dell’unanimità nel campo dell’immigrazione irregolare) e con l’astensione di Repubblica ceca, Slovacchia e Austria.

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Il regolamento

 

Il regolamento sulle crisi prevede che, una volta riconosciuto lo stato di emergenza migratoria, vi sia una procedura semplificata e tempistiche più brevi per l’attivazione del meccanismo di “solidarietà obbligatoria”, con quote di redistribuzione dei migranti irregolari fra gli Stati membri, o, a scelta, la “sponsorizzazione dei rimpatri” per aiutare i paesi più esposti ai flussi.

La proposta, inoltre, consente di ritardare fino a quattro settimane la registrazione delle richieste di asilo, per dare più flessibilità alle amministrazioni nazionali sotto pressione a causa dei forti aumenti degli arrivi. Il compromesso finale in Consiglio è stato raggiunto con due modifiche del testo che la presidenza spagnola aveva proposto precedentemente, e che rappresentano in sostanza una concessione alla Germania e una all’Italia. Significativamente, la concessione all’Italia costituisce anche una rinuncia per la Germania.

 

Le modifiche

 

Nel dettaglio, la Germania ha fatto eliminare l’articolo 5 che avrebbe introdotto, durante le situazioni di crisi migratoria conclamata, una deroga alle normali condizioni materiali di accoglienza dei richiedenti asilo, riducendole al soddisfacimento dei soli bisogni essenziali (cibo, acqua, abiti, cure mediche e alloggio temporaneo). I tedeschi temevano che questo avrebbe comportato condizioni inadeguate di accoglienza, soprattutto per le persone più vulnerabili. 

L’Italia, invece, ha ottenuto che fosse cancellato dall’articolo 1b del regolamento un riferimento favorevole (voluto dai tedeschi) alle Ong attive nelle operazioni di ricerca e soccorso in mare dei migranti irregolari. Il testo rimosso precisava, in sostanza, che le Ong non possono essere considerate responsabili di “strumentalizzazione” delle pressioni migratorie, una dinamica che l’Ue ha conosciuto in un passato recente ad opera di paesi terzi come la Bielorussia alle frontiere polacche, il Marocco ai confini spagnoli, o la Turchia nei riguardi della Grecia. Proprio in base alle esperienze passate, la “strumentalizzazione” è stata aggiunta come possibile fattore da considerare per decretare lo stato di crisi migratoria.

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L’intesa

 

Per l’esattezza, il riferimento favorevole alle Ong era formulato in questi termini: “Le operazioni di aiuto umanitario non dovrebbero essere considerate come strumentalizzazione dei migranti quando non c’è lo scopo di destabilizzare l’Unione o uno Stato membro”. Da notare che il testo cancellato dall’articolo 1b sotto pressione degli italiani compare sostanzialmente identico in un “considerando” del regolamento (il 6c). La differenza di collocazione è però importante: un articolo di un regolamento ha carattere giuridicamente vincolante, mentre un considerando ha finalità interpretativa e non prescrittiva. 

Nel pomeriggio di oggi, la presidenza spagnola del Consiglio Ue, i negoziatori del Parlamento europeo sul Patto migratorio e la Commissione europea hanno accolto molto favorevolmente l’intesa. “Saluto con favore – ha commentato la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen – il successo dell’accordo politico tra gli Stati membri sulla proposta di regolamento sulle crisi (migratorie, ndr). Questo è un vero e proprio fattore di cambiamento (“game changer”, ndr) che ci consente ora di avanzare nei negoziati con il Parlamento europeo e il Consiglio Ue. Uniti, potremo realizzare il Patto prima della fine di questa legislatura europea”.

 

L’intervendo della Schinas

 

Durante un dibattito in plenaria del Parlamento europeo, stamattina a Strasburgo, il vicepresidente della Commissione Margaritis Schinas aveva sollecitato gli Stati membri a trovare l’intesa, a comprenderne la necessità, sottolineando che “gli eventi recenti dimostrano che abbiamo bisogno del Patto su immigrazione e asilo. E ne abbiamo bisogno ora”, perché, aveva avvertito, “è la mancanza di un sistema europeo d’immigrazione e asilo il più grande ‘pull factor'”, il maggior fattore di attrazione dell’immigrazione irregolare. 

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I negoziatori del Parlamento europeo, da parte loro, dopo l’accordo dei Ventisette hanno annunciato l’immediata cessazione del blocco dei negoziati su due altri regolamenti del Patto migratorio già approvati dal Consiglio, quelli sull’Eurodac (la banca dati Ue per i migranti e le richieste d’asilo) e quello sullo “Screening” (per l’identificazione, i controlli sanitari e di sicurezza, le impronte digitali e la registrazione nella banca dati dei migranti in arrivo).

 

+93% di immigrati irregolari rispetto al 2022

 

Il congelamento dei negoziati era stato deciso come forma di pressione sul Consiglio per spingerlo a trovare l’intesa sul regolamento delle crisi e per dissuaderlo dalla tentazione di “spacchettare” le diverse misure del Patto migratorio, approvando solo quelle non controverse. Il Parlamento europeo ha confermato ancora una volta il suo impegno a finalizzare la riforma del sistema di immigrazione e asilo entro la fine di questo ciclo legislativo. 

Infine, proprio oggi l’Agenzia Frontex per le frontiere esterne dell’ Ue ha diffuso i dati che confermano il forte aumento di arrivi via mare lungo la rotta del Mediterraneo centrale (da Tunisia e Libia verso l’Italia), con 11.625 migranti irregolari da gennaio ad agosto, il 93% in più rispetto all’anno scorso, mentre sulle altre rotte ci sono state diminuzioni dal 5 al 19 per cento, salvo che per il Mediterraneo occidentale, che ha registrato un incremento degli arrivi comunque molto minore, del 14%.

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