Patto stabilità, Macron: le regole in Ue non torneranno come prima

Patto stabilità, Macron: le regole in Ue non torneranno come prima
20 gennaio 2022

Non ci sarà una ritorno alla normalità per le regole Ue sui conti pubblici, all’uscita dalla crisi pandemica. L’Ue ha bisogno di investimenti massicci, e non solo per la transizione verde e digitale, ma anche per la sua agenda riguardante, il quadro geopolitico, la difesa. E i finanziamenti saranno privati, ma anche pubblici, sia nazionali che comunitari, e bisognerà che le nuove regole ne tengano conto, inventando “una nuova grammatica”. E’ quanto ha detto, in estrema sintesi, il presidente francese Emmanuel Macron a Strasburgo, nelle sue due repliche durante il dibattito nella plenaria del Parlamento europeo per la presentazione della presidenza semestrale di turno del Consiglio europeo. Per rispondere alla crisi causata dalla pandemia di Covid-19, ha osservato Macron, “da europeo, devo dire che l’Ue ha adottato una “politica estremamente efficace e pragmatica. Apprendendo la lezione del passato, abbiamo sospeso le regole normali (del Patto di Stabilità e della politica Ue di concorrenza, ndr) per poter agire, e ci siamo dotati, una cosa unica nella nostra storia, di piano di rilancio che ha permesso agli europei di investire massicciamente”.

 “La questione – ha continuato Macron – sarà ora quella del ritorno alla normalità, ma questa normalità non sarà quella di prima della crisi, perché credo che dobbiamo affrontare la questione macroeconomica alla luce della costruzione della nostra indipendenza europea, e dobbiamo farlo anche alla luce degli investimenti per noi indispensabili”. “Quelli dell’agenda climatica – ha ricordato il presidente francese – sono degli investimenti massicci, nazionali ed europei, e poi ci sono quelli dell’agenda tecnologica e digitale anche, e dell’agenda sociale e d’accompagnamento. E anche l’agenda geopolitica e la difesa richiedono investimenti importanti”. Questa lista, che “non è esaustiva”, dimostra “l’importanza di una politica d’investimenti”. “E’ questo – ha indicato Macron – il dibattito che dovremo avere. Ho proposto in modo informale ai capi di Stato e di governo dell’Ue di avere una discussione strategica nel mese di marzo. Occorre inventare una nuova grammatica, che conservi gli elementi di convergenza di bilancio e di responsabilità, in particolare per i paesi che condividono la moneta comune, ma che assuma anche accanto a questo, dobbiamo tutti assumerla, una politica di ambizione e di investimenti, senza la quale saremo distanziati dalle potenze cinese e americana, che stanno facendo molti investimenti in molti campi”.

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“Se vogliamo una vera strategia spaziale, una strategia sui semiconduttori, sull’intelligenza artificiale, sulle tecnologie quantistiche, e non sono esaustivo, dobbiamo avere questa politica di investimenti”, ha concluso il presidente francese nella prima replica. Nella discussione sulla revisione delle regole di bilancio, ha detto ancora Macron ritornando sul tema nella sua replica finale, “alcuni vogliono un’apertura molto forte e una nuova politica che esca dalle categorie di spesa delle nostre regole, o che le reinventi, mentre altri vogliono tornare alle norme di bilancio che prevalevano prima”. “Io, come presidente di turno, non voglio anticipare il dibattito Ue. Vorrei solo chiarire – ha precisato, con riferimento alla Francia – che non c’è mai stato un culto, un mito, un obiettivo del debito zero o del deficit zero, perché nella nostra situazione sul piano macroeconomico sarebbe controciclico”.

“Possiamo uscire – ha chiesto – da questa crisi e tornare esattamente alla stessa situazione? Ricordiamo che questa volta abbiamo avuto divergenze economiche molto minori rispetto alla crisi precedente”, ha sottolineato. “Mentre nella crisi precedente, che poi è diventata una crisi del debito sovrano, abbiamo avuto una frammentazione della nostra Europa, questa volta abbiamo tutti condotto una politica degli investimenti solidali, in tutti i paesi, a prescindere dalle sensibilità politiche”. “Abbiamo visto – ha ricordato Macron – una politica in cui abbiamo investito tutti per sostenere le nostre economie, e inoltre l’Europa ha investito in comune, anche con una prospettiva di nuove risorse proprie” del bilancio comunitario. “Per me questa è la buona politica, perché è diversa è quella che abbiamo fatto insieme al momento della crisi finanziaria: avevamo condotto una politica che lasciava gli aggiustamenti al livello nazionale, e abbiamo lasciato frammentare la zona euro, abbiamo tardato ad avere la buona riposta delle politiche monetarie e non c’è stata una articolazione delle politiche di bilancio”. 

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Di conseguenza, “l’Europa ci ha messo molto più tempo degli Stati Uniti per uscire da una crisi che non aveva causato, ha indebolito le proprie capacità produttive e ha fatto divergere le sue economie. In questa uscita di crisi, invece, non abbiamo fatto questo errore. In termini di Pil, tra l’altro la Francia è tornato ai suoi livelli pre-crisi. Quindi – ha sottolineato il presidente francese – difendo la politica che collettivamente abbiamo condotto”. “Non voglio anticipare – ha proseguito Macron – il dibattito che ci sarà all’uscita di questa crisi, ma vorrei tornare alle strategie che tutti quanti abbiamo difeso, a prescindere dalle sensibilità”, diverse fra i paesi membri. “Tutti diciamo che bisogna investire per contrastare i cambiamenti climatici, che servono riforme, regolamentazioni, divieti. Ci saranno disaccordi magari sul ritmo, sulle proporzioni, ma comunque siamo tutti d’accordo sul fatto che bisogna investire nell’innovazione, nella trasformazione della filiera produttiva, nell’accompagnamento per le aree rurali, per le classi medie a popolari, su cui facciamo pesare a volte delle grandi restrizioni. Tutto questo presuppone un investimento comune”. “Per avere in Europa più tecnologica – ha insistito il presidente francese – abbiamo bisogno di investimenti comuni, che siano europei o nazionali. Per avere questa Europa della difesa ancora più forte, e sono d’accordo che dobbiamo andare oltre ci vogliono investimenti”.

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“Dunque – ha continuato – dobbiamo guardare i termini di bilancio. E io penso che alla luce degli investimenti di cui abbiamo bisogno si possa avere una analisi comune: quali sono gli investimenti ad esempio che dovrebbero essere di competenza del settore privato? Perché una parte saranno degli investimenti privati. Per un’altra parte, invece, saranno necessari degli investimenti pubblici, e se vogliamo rimanere indipendenti e ambiziosi sul piano climatico, militare sociale, industriale dobbiamo fare questi investimenti. Sono comunitari? Sono nazionali? È un dibattito che dobbiamo avere. E a quel punto dovremo dotarci degli strumenti adatti”. “E’ alla luce di questo dibattito che dovremo uscire, di fatto, con una nuova politica macroeconomica, in cui dovremo trattare questi investimenti prioritari per tutti questi grandi settori o a livello comunitario o a livello nazionale, in modo diverso; ma in ogni caso dovremmo trovare questi finanziamenti, che si facciano a livello comunitario, con delle nuove risorse proprie che progressivamente andranno a finanziarli, o a livello nazionale. Ma comunque dovremo darci il tempo sufficiente, perché sappiamo che la nostra generazione dovrà finanziare un cambiamento storico su molti di questi fronti”, ha concluso Macron.

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