Elly Schlein
Il voto sulla mozione di sfiducia contro Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea, resta appeso a un filo. Pd e Socialisti europei (S&D) stanno ancora definendo la loro posizione, con una riunione iniziata nel tardo pomeriggio e senza un orientamento definitivo. L’ipotesi dell’astensione, inizialmente considerata, sembra ora perdere terreno, mentre cresce la possibilità di un voto contrario alla mozione, purché arrivino rassicurazioni concrete da parte della presidente.
Il gruppo S&D, seconda forza politica nell’Europarlamento, è spaccato tra critiche sempre più nette verso la linea di Von der Leyen, soprattutto da parte dei socialisti spagnoli e di una parte del Pd. Tuttavia, molti ritengono inopportuno astenersi su una mozione presentata dall’estrema destra europea, sottolineando la necessità di mantenere una posizione coerente e responsabile.
La leader del Pd, Elly Schlein, ha indicato un criterio chiaro: il partito seguirà la linea del gruppo S&D. “Abbiamo chiesto un segnale concreto di impegno a Ursula von der Leyen e aspettiamo questo prima del voto di domani”, ha dichiarato. La trattativa è affidata a Iratxe Garcia Perez, capogruppo dei Socialisti e Democratici, che sta negoziando con la presidente della Commissione per ottenere garanzie soprattutto sul mantenimento dei fondi di coesione, fondamentali per un’Europa più giusta e sostenibile.
Nel corso della giornata, gli eurodeputati Pd si sono confrontati in una riunione interna, dove sono emersi interventi a favore dell’astensione, come quello di Marco Tarquinio. Tuttavia, Nicola Zingaretti, capo-delegazione Pd, ha invitato a mantenere una linea unitaria, sottolineando che le interlocuzioni con Von der Leyen saranno decisive per la decisione finale.
Secondo fonti interne, la presidente della Commissione avrebbe già manifestato aperture, in particolare sul rafforzamento del budget europeo e sul rispetto dei fondi di coesione. Questi segnali potrebbero spingere il gruppo S&D a votare contro la mozione di sfiducia, evitando così un duro colpo politico a Von der Leyen.
Il quadro politico italiano, però, è frammentato. Nella maggioranza, la Lega sostiene il sì alla sfiducia, Forza Italia si oppone, mentre Fratelli d’Italia non voterà a favore, nonostante la mozione provenga da un partito affiliato a Ecr. Tra le opposizioni, il Movimento 5 Stelle voterà contro Von der Leyen, Alternativa per la Sovranità non parteciperà al voto, e il Pd potrebbe infine bocciare la mozione, allineandosi con i Socialisti europei.
La mozione di sfiducia nasce in un clima di forte tensione, aggravato dalle accuse di scarsa trasparenza di Von der Leyen nei rapporti con le multinazionali fornitrici di vaccini durante la pandemia. La presidente ha definito la mozione un attacco orchestrato dall’estrema destra, sostenuta da forze illiberali e nemiche dell’Europa, in una battaglia che definisce “tra democrazia e illiberalismo”.
Il voto in Aula, atteso per domani, sarà dunque il banco di prova per la tenuta politica della Commissione e per la capacità di Von der Leyen di riconquistare la fiducia del suo stesso gruppo parlamentare.
In sintesi, la partita sulla sfiducia a Ursula von der Leyen si gioca su un equilibrio delicato tra critiche interne, negoziati strategici e la necessità di evitare una spaccatura che potrebbe indebolire l’azione della Commissione europea nei prossimi mesi.