Pd in fibrillazione: Belloni e mosse Conte agitano il partito

Pd in fibrillazione: Belloni e mosse Conte agitano il partito
Enrico Letta
29 gennaio 2022

E’ un passaggio difficile per il Pd, la candidatura di Elisabetta Belloni agita il partito e rischia di portare ad una discussione infuocata all’assemblea dei grandi elettori di domattina. Enrico Letta è stato cauto finora, ha fatto filtrare solo una nota in cui si ribadisce che “l’unità della maggioranza di governo è fondamentale” e che non è il caso di bruciare altri nomi. Ma tra i democratici la tensione è forte, i big del partito – a partire dai ministri Dario Franceschini, Lorenzo Guerini e Andrea Orlando – sarebbero decisamente contrari all’ipotesi di sostenere la direttrice del Dis e tanti grandi elettori spingevano per tenere già stasera l’assemblea con il segretario, convinti che l’operazione Conte-Salvini sia partita anche con il benestare di Letta. Senza contare che riprende fiato l’insofferenza dell’ala più moderata nei confronti di Conte, a questo punto accusato di intelligenza con il nemico.

Il leader Pd, appunto, con la nota ha frenato e dopo la riunione con Giuseppe Conte e Roberto Speranza chiede un “tavolo di maggioranza” perché “non ci si può spaccare sul Quirinale”. Fonti del Nazareno ripetono: “Noi vogliamo che la maggioranza sia unita e domani lavoreremo per tenerla unita”. Il fatto è che il partito si trova ad un bivio difficile, perché conti alla mano “Lega, M5s e Fdi insieme sono poco sopra i 505. Possono eleggersi la Belloni, se sono compatti”. Insomma, da un lato c’è buona parte del partito in fibrillazione, dall’altra c’è il rischio oggettivo che l’asse Lega-M5s-Fdi riesca comunque a eleggere la direttrice del Dis. Per il Pd potrebbe non essere una buona mossa schierarsi dalla parte del no, se alla fine la Belloni passasse comunque.

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D’altro canto, Matteo Renzi avverte: “Se viene eletta la Belloni si va a votare, Conte, Salvini e Meloni la usano come strumento surrettizio per andare a elezioni”. Uno scenario che agita appunto anche tanti nel Pd e la stessa Leu. Un deputato Pd avverte: “Se si deciderà di andare sulla Belloni stavolta ci si conta in assemblea. So deve votare. Su questo non siamo disposti a transigere”. Una situazione delicata da gestire per Letta. Per questo in serata dal Pd tengono a precisare che “nessuna decisione è stata presa”. Ma il gioco di equilibrio sta diventando sempre più complicato, e ovviamente riprende fiato l’ala più moderata che non ha mai amato troppo l’asse con Conte. Il leader M5s a questo punto finisce nel mirino di un bel pezzo di Pd, che invece ora guarda con maggiore simpatia a Luigi Di Maio.

Se davvero si andasse alla forzatura sulla Belloni, la rottura con Conte diventa uno scenario concreto, evocato soprattutto da chi non ha mai gradito troppo l’asse con i 5 stelle. E la tregua delle correnti sembra sempre più fragile. Per questo, Letta prova a ripartire dal “tavolo di maggioranza”, guardando alla “novità dell’autonomizzazione di Fi”.

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