Il Pd, un partito alla ricerca della sua identità. Gli interrogativi che scuotono la base

Il Pd, un partito alla ricerca della sua identità. Gli interrogativi che scuotono la base
5 dicembre 2015

Come continuare a vincere le elezioni e le sfide future? E se è giusto che un solo uomo continui a essere segretario e premier o che il partito torni a essere plurale? Queste le domande rituali che da tempo si pongono gli esponenti della minoranza Pd, da Cuperlo a Bersani. Altri, invece, come Civati e Fassina hanno svelato l’arcano sbattendo la porta del Nazaremo per altri lidi. L’affondo del premio Nobel Dario Fo  al premier suona come un avvertimento: “Un uomo senza cultura manca sempre di stile ed è il caso di Matteo Renzi”. In questo scenario, a volte schizofrenico, gli uomini del Pd si chiedono quale è la ricetta giusta per tornare a essere credibili e soprattutto come proporsi agli italiani? Rappresentare ancora il perno del centrosinistra che si interessa dei problemi della gente e del territorio o continuare con la strategia di Renzi dove il Pd ormai è diventato un partito anomalo, dalle alleanze ‘strane’ e a volta di ‘convenienza’, e che ormai nelle sue azioni di governo non si comprende più che politica sociale, finanziaria e industriale adotta e propone, tranne quella di seguire il flusso economico-politico che arriva dall’Europa. Dove, tra l’altro, la sinistra non riesce più a dare risposte forti alle esigenze dei cittadini.

Certamente non basta che vengano sfornati dati positivi altalenanti, anche se minimi e lontani da quelli di altri paesi, sull’andamento dell’occupazione o della produzione per tranquillizzare cittadini e imprese che il futuro sarà roseo. L’arte di mettere pezze calde per gettare fumo negli occhi per poi risvegliarsi di colpo con montagne di problemi sempre più grandi da risolvere ormai è un fatto noto. Tornando alle ‘private stanze’ del Pd, la preoccupazione è quella di come scegliere i candidati. Fare le primarie o fidarsi puntando sui soli amici del ‘grande manovratore’ che ha sbaragliato la concorrenza interna in un momento di grande debolezza dell’intera classe politica italiana. E le alleanze con chi? Dato che sino ad ora Supermatteo ha unito intorno a lui spezzoni di altri partiti in un mosaico dove non si comprende nemmeno i pezzi che ne fanno parte, spesso in contrapposizione tra di loro. La scelta non sarà facile e magari da regione a regione, di città in città, le regole saranno diverse. Vi è anche il grande dubbio: andare da soli o creare grandi coalizioni, che possano unire i centristi di Area Popolare con la sinistra ecologista solo per sconfiggere i cinquestelle e l’avanzata della destra di Salvini? No problem, dirà Renzi ai suoi per tutti questi interrogativi. Lui sa già come affrontare tutte le situazioni e ha tutte le risposte in tasca, basta non contraddirlo. M. R. D

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