Politica

Pensioni, rottura governo-sindacati. Verso Opzione donna e ampliamento Ape

Clima teso al tavolo tra il premier Mario Draghi e i leader di Cgil, Cisl e Uil. La manovra, al centro del confronto, non raccoglie infatti il favore dei sindacati mentre sulle pensioni, come largamente atteso, il dialogo si è tradotto in una sorta di braccio di ferro. E se oggi in Cdm non cambierà nulla, i sindacati decideranno iniziative di lotta. Questo in sintesi il risultato della riunione di ieri sera a palazzo Chigi sul ddl di bilancio, che dovrebbe essere varato domani. Un fatto è certo, per Draghi “dal contributivo non si torna indietro”. L’incontro con il premier Draghi “non è andato bene” ha detto il segretario generale della Uil, Pierpaolo Bombardieri. “Ci sono alcune risposte parziali e positive sulla riforma degli ammortizzatori sociali, ci sono 3 miliardi e per noi sono insufficienti” ha spiegato il numero uno della Uil. Il no di Cgil Cisl e Uil ad un ritorno alla legge Fornero seppure dilazionata negli anni è la causa della rottura tra governo e sindacati.

“Per la riforma fiscale c’è l’indicazione di una cifra quantificata in 8 miliardi ma non c’è una scelta del governo su dove andranno le risorse – ha evidenziato Bombardieri -. Da quello che ci hanno detto il governo lascerà al Parlamento la possibilità di decidere dove impegnare le risorse”. Per il segretario della Uil, invece ”questo è il tempo di dare soldi ai lavoratori e ai pensionati, attraverso il cuneo fiscale e l’Irpef. Tanti soldi si sono dati alle aziende, senza causalità e condizionalità. Quelle risorse devono essere usate su lavoratori e pensionati e su questo il governo non sceglie”. Il confronto è durato circa due ore e mezza e dove ha regnato un clima teso, in particolare sul nodo pensioni, con quello che viene definito “un braccio di ferro” da fonti sindacali che descrivono così la riunione a palazzo Chigi. Dopo due ore di confronto, Draghi, che tiene ferma la sua linea sui punti cardine della manovra e su un ritorno graduale alla legge Fornero, lascia il tavolo ai ministri Franco, Orlando e Brunetta. Non basta a convincere i sindacati il fatto che il governo porti una proposta di nuove risorse per la Pubblica amministrazione.

E così in manovra si va verso il ritorno di Opzione donna e l’ampliamento dell’Ape sociale, ma c’è un braccio di ferro anche in maggioranza sul meccanismo che sostituirà Quota 100. I partiti litigano, intanto, pure su come usare gli 8 miliardi a disposizione per il taglio delle tasse: sarà deciso nel corso dell’iter in Parlamento della legge di bilancio. “Accordi non ce ne sono stati” ha puntellato Maurizio Landini, numero uno della Cgil, aggiungendo che “pretendiamo che gli investimenti necessari” alla crescita “non debbano produrre un lavoro precario”. Per Landini “con 600 milioni non fai una riforma degna di questo nome”, avvertendo che “se giovedì il governo confermerà questa impostazione nei prossimi giorni valuteremo iniziative unitarie di mobilitazione”. Il leader Cisl, Luigi Sbarra, invece, ha ritenuto “fortemente insufficiente il confronto con il governo sulla manovra” per “le mancate risposte sulle pensioni, l’assenza di finanziamenti sulla non-autosufficienza, e le mancate risposte sul tema della riforma fiscale”. “Abbiamo chiesto che si possa uscire a 62 anni – ha proseguito Sbarra -. Abbiamo chiesto certezze per incentivare l’adesione dei giovani alla previdenza complementare e chiesto l’allargamento della 14 esima ai pensionati ma su questi temi non abbiamo registrato risposte sufficienti”.

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