Editoriale

Pescatori siciliani sequestrati in Libia, l’impotenza del Conte 2

Sono chiusi da 93 giorni in una caserma di Bengasi. Sono stati prima sequestrati, poi arrestati lo scorso 1 settembre. E da allora, nulla si sa dei nostri 18 pescatori di Mazara del Vallo detenuti in Libia. Il sequestro è avvenuto nella regione Cirenaica, guidata dal generale Haftar, a poche ore di distanza da una visita del ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, a Fayez al-Serraj, che si contende il Paese proprio con Haftar, e ha base a Tripoli. La melina e le chiacchiere finora del governo Conte 2, sono inenarrabili. Nulla hanno fatto premier, e ministri Pd e 5stelle sia per le famiglie dei pescatori, sia per gli stessi marinai di cui finora si sa ben poco per non dire nulla. Buoni propositi tanti, fatti niente. Cosa che continua a generare un’angoscia sempre più crescente man mano che il tempo passa. I familiari dei pescatori in presidio davanti a Montecitorio hanno ricevuto soltanto vuote rassicurazioni da parte del ministro degli Esteri, quel Luigi Di Maio ritrovatosi a guidare un dicastero senza alcuna competenza e che ha mostrato una sconcertante assenza di polso. E così abbiamo abdicato al nostro ruolo, storicamente di primo piano, nel Mediterraneo. E ci ritroviamo a doverci appellare ad Emirati Arabi, Russia, Turchia, Egitto.

I 18 marittimi dei pescherecci Antartide e Medinea, salpati da Mazara del Vallo, sono trattenuti dal 1 settembre a Bengasi dopo essere stati fermati dalle motovedette della guardia costiera di Haftar. Tra i 18 marittimi ci sono otto cittadini italiani e dieci di nazionalità tunisina, filippina e senegalese.

Ma se il lassismo dell’esecutivo Conte 2 è ormai tristemente noto, è in generale la politica italiana che si mostra assopita e incapace anche soltanto di pungolare il ministero degli Esteri. Il dibattitto attuale è tutto incentrato sul coronavirus e questo finisce automaticamente per distrarre da tutto il resto. Non è una giustificazione, tutt’altro, è un drammatico teatrino monotematico costellato dalle maschere imbarazzanti di attori improvvisati, che oscurano l’essenziale, che tacciono colpevolmente di fronte alla necessità. Perché non è in gioco soltanto il destino di questi pescatori italiani, cosa che già di per sé dovrebbe essere sufficiente a scuotere la classe politica da un torpore avvilente. E’ in gioco il volto dell’Italia, mai così calpesto e deriso.

E’ chiaro che il vero problema non sono i pescherecci e che sono solo dei capri espiatori. Lo stesso Haftar ha affermato che i pescatori verranno rilasciati soltanto in cambio della liberazione di quattro libici detenuti in Italia. Si tratta dei calciatori-scafisti condannati in Italia a 30 anni di carcere con l’accusa di tratta di essere umani, accusati della ‘Strage di Ferragosto‘ del 2015 in cui morirono 49 migranti asfissiati nella stiva di un’imbarcazione. I familiari dei condannati fanno pressione sul governo libico per la liberazione dei loro parenti incarcerati. La condanna, hanno detto più volte, si tratterebbe di un clamoroso errore. E stando ai fatti, le pressioni dei familiari dei condannati libici sul generale stanno producendo i suoi frutti. Sorte ben diversa sembra toccare ai familiari dei nostri pescatori che da oltre tre mesi lanciano i loro appelli nel vuoto dato che il Conte 2 continua a fare orecchie da mercate, inchinandosi alla volonta di Haftar. Infatti, ad oggi nonostante le rassicurazione del premier Conte che ha incontrato i familiari confermando l’impegno dei servizi italiani, non c’è stata ancora nessuna soluzione nè certezza di quando i pescatori di Mazara potranno ritornare ad abbracciare i loro cari.

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