Politica

Piano Ue, Mes fuori dai radar per Fico e M5s ma la partita rimane aperta

“Grazie al Recovery fund potremmo non ricorrere al Mes”. Il presidente della Camera, Roberto Fico, ne è convinto ma, all’indomani della presentazione del piano anti-crisi da parte della presidente della commissione europea Ursula von Der Leyen, il governo torna a valutare se è il caso di ricorrere ai 36 miliardi del fondo salva Stati che spettano all’Italia. Già, perché il negoziato sulla proposta di recovery fund di 750 miliardi è in salita, i paesi del Nord hanno già sollevato più di una perplessità, e un primo accordo in Consiglio europeo potrebbe arrivare non prima di luglio. E oltre alla possibilità che ne escano annacquati e ridimensionati, i sussidi non arriveranno prima dell’anno prossimo. Il premier Giuseppe Conte ha festeggiato ieri il piano della commissione Ue come una vittoria della linea visionaria dell’Italia e oggi ha avuto anche una conversazione telefonica con von der Leyen sul tema ma, insieme al ministro dell’Economia Roberto Gualtieri, è impegnato a trovare le risorse per soddisfare il fabbisogno dello Stato nei prossimi mesi. Un bridge dicono a Bruxelles, un ponte che potrebbe chiamarsi Mes.

Per Pd e Italia Viva, non ci sarebbe alcun problema ma il tema lacera i pentastellati. “Il Mes è uno strumento obsoleto e inadeguato rispetto al Recovery Fund. E lo testimonia il fatto che finora abbia chiesto di accedervi solo Cipro. Il Mes è fuori dai radar. In più, ricordo che il Mes – previsto nei trattati europei – senza condizionalità non è il Mes perché una lettera della commissione non può cambiare i trattati europei”, afferma il deputato M5s Riccardo Ricciardi in una intervista al Manifesto. Ma che non sia così tanto fuori dai radar lo sa bene l’ala più euroscettica del gruppo degli europarlamentari grillini, finita sotto la lente dei probiviri per aver votato in dissenso dal gruppo sull’emergenza Covid, che pure accoglie abbastanza bene la proposta del recovery fund. Su tutti Piernicola Pedicini e Ignazio Corrao che in una diretta Facebook, in cui spiegano ai follower nei dettagli in cosa consiste il piano Ue proposto dalla commissione, ribadiscono che “non ci serve nessun Mes”, che “l’alternativa alla mela avvelenata del Mes – per usare le parole di Corrao – esiste, è conveniente e ci costa di meno”.

“Secondo Paolo Gentiloni – afferma Pedicini – il Mes è un’opzione per quei paesi come l’Italia che pagano interessi alti sul debito pubblico. Gli ho chiesto se fosse al corrente che con l’ombrello del quantitative easing della Bce, gli interessi che paghiamo sui titoli di stato vengono rigirati al bilancio nazionale azzerandoli quasi del tutto, e che quindi, non aderendo al Mes, l’Italia può risparmiare circa 2 miliardi di euro. Perché Gentiloni continua a promuoverlo?”. Secondo Pedicini l’Italia può coprire la necessità di liquidità nei prossimi mesi emettendo “Bot a sei mesi o a un anno”. “Così possiamo fare il bridge, il ponte che ci porta al 2021 con un costo del denaro bassissimo. Questo ci permetterà di avere liquidità che ci serve per fare fronte alle emergenze. Essendoci l’ombrello della Bce che compra i titoli attraverso Bankitalia, quando il Tesoro va a pagare gli interessi questi vanno pagati alla Banca d’Italia che ha l’obbligo di spenderli in Italia. Quindi è vero che i Bot ci costano l’1,5% ma gli interessi vengono spesi in Italia. Il Mes invece non è conveniente: se prendiamo 36 miliardi paghiamo 2 miliardi tra tasse e interessi mentre con i titoli di Stato a dieci anni paghiamo zero. Perché buttare via 2 miliardi?”.

Anche Rosa D’Amato, altra europarlamentare M5s, afferma che “sul Mes la nostra posizione non è mai cambiata, anzi adesso alla luce del Recovery Fund che mobilita ben sei volte le risorse del Mes io lo ritengo un tema del passato. Guardiamo avanti”. L’ala più governista di M5s però non lo esclude. Ancora ieri il ministro dei Rapporti con il Parlamento Federico D’Incà a Circo Massimo su Radio Capital rilevava che sul Mes “le condizionalità sono molto cambiate, le guarderemo meglio nelle prossime giornate quando avremo la documentazione necessaria. Sembra che ci sia un tasso molto basso su questi 36-37 miliardi, ma credo che dobbiamo pretendere strumenti nuovi: ben venga il fondo Sure, fondo di garanzia del Bei, che la revisione del Mes. Il Recovery Fund però è l’arma vincente per trasformare l’Europa in qualcosa di diverso”.

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