Cronaca

A Pietroburgo in azione kamikaze di 22 anni, 14 i morti. Confermata la sua identità

Nella San Pietroburgo in lutto per le 14 persone morte nell’attacco alla metropolitana, gli inquirenti del Comitato d’inchiesta hanno confermato l’identità del kamikaze entrato in azione poco prima delle 15, ieri: Akbarjon Djalilov, classe 1995, nato in Kirghizistan e dai sei anni residente nella città sulla Neva. Frammenti del suo corpo sono stati ritrovati nel terzo vagone del convoglio che era tra le fermate Sennaya Ploshad e Technologichesky Institut quando il giovane, secondo la ricostruzione completata oggi, si è fatto saltare in aria. Un attentato sanguinoso – una cinquantina i feriti, di questi svariati versano in condizioni critiche – che nessuno per ora ha rivendicato e che prevedeva una seconda esplosione, poi non avvenuta. Tracce del dna di Djalilov sono state infatti trovate anche sulla borsa in cui era stato messo un altro ordigno, abbondonata alla fermata Ploshad’ Vostanija e per questo si pensa che possa essere stato sempre lui a piazzarla. La seconda bomba non è poi scoppiata. La prima ipotesi seguita nelle indagini era di una fuga improvvisa di un secondo terrorista. Entrambe le teoria sono ancora da confermare, riferiscono fonti vicino all’indagine.

Una fonte dell’intelligence russa ha detto al quotidiano Rbk che gli inquirenti stanno passando al vaglio i “contatti religiosi” del giovane kirghizo, che sarebbe stato legato al “sottosuolo radicale” che simpatizza per lo Stato islamico. Djalilov si sarebbe radicalizzato di recente, nel 2015: “prima era un tipo laico”, è il ragionamento condiviso con alcuni media russi da chi segue le indagini. In giornata i servizi segreti del Kirghizistan hanno interrogato i genitori del ragazzo, descritto come un tipo tranquillo, obbediente. Il passaporto russo l’aveva ottenuto nel 2011 e le autorità di Bishkek fanno notare che “non ha mai avuto un passaporto kirghizo”, ovvero che quello richiesto dal padre di nazionalità russa è stato il suo primo documento ufficiale. Malgrado la nascita a Osh, città che ha portato non pochi foreign fighters kirghizi nell’esercito dello Stato islamico, tecnicamente Djalilov sarebbe ‘solo’ un cittadino russo. La cautela è forte e solo nel pomeriggio una portavoce del Comitato d’inchiesta ha pronunciato la parola “kamikaze”. L’attentato nel centro di San Pietroburgo ha fatto ripiombare la Russia nell’incubo del terrorismo di matrice jihadista. E se oggi nella seconda città russa si sono registrati tre falsi allarmi, le misure di sicurezza saranno rafforzate in tutto il Paese, hanno confermato oggi sia dalle Ferrovie russe che dall’ente aeroportuale e dalla procura generale. Anche da Rosenergatom, l’agenzia responsabile per le centrali alimentate ad energia atomica. E si guarda già ai primi giorni di giugno, quando a San Pietroburgo si terrà il Forum Economico internazionale, con la partecipazione del presidente Vladimir Putin, oltre che di manager e ospiti da tutto il mondo. Ma anche alla Confederations Cup 2017 che sarà ospitata dalla Russia, come pure il campionato mondiale di calcio 2018. L’attentato di ieri rappresenta una sfida” per ogni cittadino della Russia, anche per Vladimir Putin, ha commentato oggi il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov. Domani Putin riunisce i vertici dei servizi e dei ministeri preposti alla sicurezza.

Segui ilfogliettone.it su facebook
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Se avete correzioni, suggerimenti o commenti scrivete a redazione@ilfogliettone.it
Condividi
Pubblicato da