Società

Piu’ divorzi, millennials pochi momenti condivisi con genitori

Calano del 23,5% le unioni di lunga durata dal 1998 ad oggi e il 15% dei Millenials non ha ricordi di momenti trascorsi insieme a entrambi i genitori. I Millennials, o Generazione Y, sono i nati fra il 1980 e il l’inizio del 2000, sono i nativi digitali che, con le nuove tecnologie, i nuovi media e la comunicazione hanno una familiarita’ senza precedenti. Sono quelli che hanno visto l’elezione a primo presidente degli Stati Uniti d’America di un candidato di colore e i primi ad aver affrontato la ‘Grande Recessione’ a cavallo fra il 2007 e il 2010, trovandosi a fare i conti con livelli di disoccupazione mai visti prima, con punte del 40% in Spagna, del 37% in Italia, del 30% in Gran Bretagna e di oltre il 20% in altri Paesi europei. Non sono pero’ solo le condizioni e il contesto sociale ad avere avuto un impatto determinante sulla vita dei Millennials, influenzandone educazione, abitudini, emotivita’, attitudini ai consumi: “La disgregazione dei valori morali a livello sociale prima, e conseguentemente familiare, hanno scatenato importanti conseguenze sulle capacita’ relazionali dei ragazzi della cosiddetta Generazione Y, che spesso si trovano spiazzati e in difficolta’ quando i rapporti arrivano alla prima crisi, preferendo lasciarsi e trovare ‘qualcuno che sia piu’ adatto a me’ piuttosto che provare ad aggiustare le cose”, chiarisce la psicologa e psicoterapeuta Elena Giulia Montorsi. Stando all’Istat, negli ultimi vent’anni e’ raddoppiata la quota delle separazioni relativa ai matrimoni cosiddetti di lunga durata, ovvero uguali o superiori a 17 anni, passando dall’11,3% del 1995 al 23,5% di oggi. “Se il trend dovesse proseguire in questi termini, nel 2035 avremo il 50% in meno dei matrimoni di lunga durata, di conseguenza almeno 100.000 matrimoni all’anno si concluderanno in media entro i primi cinque anni dalla celebrazione”, sostiene l’avvocato Lorenzo Puglisi, esperto in diritto di famiglia e presidente dell’associazione FamilyLegal.

A oggi, all’atto della separazione i mariti hanno mediamente 48 anni e le mogli 45, “ma e’ evidente che se, come confermato dai dati, la durata delle unioni matrimoniali continuera’ a calare, nei prossimi 20 anni l’eta’ media in cui si firmeranno le carte per il divorzio scendera’ e si attestera’ tra i 35 e i 40 anni”, specifica Puglisi. La diretta conseguenza e’ che la percentuale, oggi al 15%, di minori che vivranno la separazione dei propri genitori prima del terzo anno di vita si triplichera’ e le prossime generazioni di adolescenti si troveranno inevitabilmente a dover fare i conti con una dimensione familiare diversa, spaccata quasi all’origine. Nel 2015 viveva presso la famiglia di origine l’80,9% dei maschi 18-30enni (oltre 3,2 milioni) e il 69,7% delle loro coetanee (oltre 2,7 milioni). Ad oggi non ci sono variazioni significative. Le cause sono molteplici: dall’aumento diffuso della scolarizzazione alla condizione di precarieta’ del lavoro stesso, dalle difficolta’ di accesso al mercato delle abitazioni alla mancanza di stipendi adeguati, alla progressiva avversione dei genitori stessi nei confronti dell’invecchiamento, atteggiamento che ritarda sempre di piu’ il processo di crescita personale dei figli e che conduce a un paradosso: “Una generazione di adulti mai diventati veramente tali, che a loro volta genereranno figli che non avranno dei genitori maturi, ma dei ‘bambini mai cresciuti’. Questi ultimi rifuggiranno ancora di piu’ le responsabilita’ e il fallimento e proteggeranno il narcisismo dei figli, impedendogli di sbagliare, di fatto ostacolandoli nel processo di crescita, in un corto circuito molto pericoloso.

Il rischio piu’ grande e’ di trovarsi di fronte a generazioni di adulti incapaci di prendersi le proprie responsabilita’ e, ancora peggio, non in grado di ‘fare fatica’ per risolvere anche i problemi piu’ banali”, aggiunge la psicologa. Un ultimo dato interessante, che fotografa il quadro sociale in cui i Millennials si affacciano al mondo degli adulti, e’ quello relativo alle convivenze more uxorio: nel 2014 sono stati celebrati 421 primi matrimoni per 1.000 uomini e 463 per 1.000 donne. Il calo arriva al 25% se si osservano esclusivamente i tassi di primo-nuzialita’ dei giovani al di sotto dei 35 anni, ovvero l’eta’ in cui si concentra il fenomeno. Nel 2015 la propensione alle prime nozze aumenta leggermente (in media 2% in piu’ rispetto al 2014): sono stati celebrati 429 primi matrimoni per 1.000 uomini e 474 per 1.000 donne. Si tratta comunque di valori inferiori del 20% rispetto al 2008. Se il trend dovesse proseguire in questo modo, nei prossimi vent’anni le coppie di non sposati aumenteranno del 50%”. Una societa’ in cui le relazioni sono brevi e non caratterizzate dal vincolo del matrimonio, e in cui i ragazzi perseguono l’obiettivo di gratificazioni istantanee. “Si aprono le porte – secondo Puglisi – a scenari inediti che travolgeranno nei prossimi anni gran parte delle certezze che sono maturate nel nostro diritto di famiglia. Dai regimi di affido parentale agli assegni di mantenimento, al diritto di frequentazione dell’uno e dell’altro genitore: tutto dovra’ essere ripensato nell’ottica della flessibilita’ e della parita’ di genere”.

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