Totò Cuffaro e Saverio Romano
Un’inchiesta della Procura su un presunto sistema corruttivo per pilotare appalti pubblici, soprattutto in ambito sanitario, ha portato oggi alla richiesta di 18 misure cautelari. La Direzione Distrettuale Antimafia, coordinata dal Procuratore Maurizio De Lucia, ha chiesto gli arresti domiciliari per l’ex governatore regionale Totò Cuffaro e il parlamentare di Noi Moderati Saverio Romano, oltre a numerosi loro collaboratori.
I reati contestati includono, a vario titolo, associazione a delinquere, corruzione per atto contrario ai doveri d’ufficio, corruzione per esercizio della funzione e turbata libertà degli incanti. I Carabinieri del ROS hanno eseguito questa mattina diverse perquisizioni nelle abitazioni e negli uffici degli indagati, notificando gli avvisi di garanzia.
“Ho fornito ai carabinieri la massima collaborazione e sono sereno”, ha dichiarato Totò Cuffaro, segretario nazionale della Dc. “Rispetto ai fatti che mi sono stati contestati, per alcuni dei quali non conosco né le vicende né le persone”. Saverio Romano, convocato per l’interrogatorio preventivo il 14 novembre alle 9.30, ha definito le contestazioni “una mezza paginetta” e “un processo mediatico su una bolla di sapone”.
All’ex ministro dell’Agricoltura viene contestato di “avere accettato una promessa di assunzioni, contratti, subappalti e altri vantaggi patrimoniali da un’azienda che avrebbe dovuto aggiudicarsi una gara all’Asp di Siracusa”. Romano ha precisato che “questa gara, aggiudicata a questa azienda, è sub judice in forza di un giudizio recente del Tar” e ha assicurato “di non aver mai ricevuto alcuna promessa”.
Il presidente della Regione Siciliana, Renato Schifani, ha dichiarato: “Esprimo la mia piena fiducia nell’operato della magistratura, che svolge con rigore e senso dello Stato il proprio compito. Gli indagati potranno dimostrare, nelle sedi opportune, la loro estraneità alle contestazioni mosse dalla Procura”.
Quella tra Cuffaro e Romano è stata un’amicizia politica trentennale, nata nella Democrazia Cristiana sotto l’egida dell’ex ministro Calogero Mannino. Entrambi, in anni diversi, furono segretari regionali dei giovani Dc. Nonostante le diverse strade intraprese – Cuffaro oggi alla guida della Nuova Dc, Romano in Noi Moderati – il loro rapporto era rimasto solido, tanto che Romano accompagnò l’ex governatore nell’attesa della sentenza di Cassazione che nel 2011 confermò la condanna a 7 anni per favoreggiamento.
Cuffaro ha scontato 4 anni e 11 mesi di reclusione, beneficiando dell’indulto, e nel 2023 ha ottenuto la piena riabilitazione con l’estinzione della pena accessoria dell’interdizione perpetua dai pubblici uffici. Proprio pochi mesi fa, però, il sodalizio con Romano si è interrotto, simbolicamente sancito dall’assenza reciproca alle rispettive feste di partito. Alla domanda sulle ragioni della separazione, Romano aveva risposto con un laconico “No comment”.
Oltre a Cuffaro e Romano, sono indagati: Vito Raso (storico collaboratore di Cuffaro), Carmelo Pace (capogruppo della Dc all’Ars), Roberto Colletti (ex manager dell’ospedale Villa Sofia di Palermo), Antonio Abbonato, Ferdinando Aiello, Paolo Bordonaro, Alessandro Mario Caltagirone, Marco Dammone, Giuseppa Di Mauro, Vito Fazzino, Antonio Iacono, Mauro Marchese, Sergio Mazzola, Paolo Emilio Russo, Giovanni Tomasino e Alessandro Vetro.
Il Giudice per le Indagini Preliminari dovrà ora fissare l’interrogatorio preventivo per tutti gli indagati. Solo al termine di questa fase potrà decidere sull’istanza cautelare della Procura. Per il deputato Romano, essendo parlamentare, sarà necessaria l’autorizzazione a procedere da parte della Camera dei Deputati prima dell’eventuale applicazione di qualsiasi misura.