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Polveriera centrodestra, su Copasir ultimo scontro Lega-FdI

Si consuma sulla presidenza del Copasir l’ultimo scontro tra Lega e Fratelli d’Italia. Alla richiesta di FdI di ottenere la presidenza del Comitato sui servizi in quanto unico partito all’opposizione del governo Draghi, la Lega risponde picche, con Raffaele Volpi che dopo un mese e mezzo di pausa riconvoca l’organismo bicamerale per una seduta che fonti leghiste definiscono “assolutamente ordinaria”. La Lega si fa forte della lettera dei Presidenti di Camera e Senato, che finalmente hanno risposto al quesito posto proprio dal presidente Volpi: nessun intervento d’imperio da parte dei Presidenti, al massimo i gruppi possono accordarsi tra loro se volessero assegnare all’unico partito di opposizione la presidenza. E almeno per ora, di far dimettere Volpi la Lega non ha alcuna intenzione.

Fratelli d’Italia protesta, abbandona la conferenza dei capigruppo del Senato dove non si è trovato l’accordo sul Copasir, minaccia di disertare la riunione di oggi del delicato organismo di controllo sui servizi segreti. Ma la Lega non si smuove: “Quando D’Alema rimase alla presidenza nel 2011, dopo la nascita del governo Monti, a Giorgia Meloni stava bene…”, ribattono velenosi. Anche se proprio durante il governo Monti nacque FdI. Fatto sta che i rapporti tra gli alleati sono ai minimi termini. Dalla scelta dei candidati per le amministrative, paralizzata da mesi, ai rapporti nelle Regioni che vedono FdI e Lega ai ferri corti – pur governando insieme – in Umbria e in Lombardia. Fino alla questione dei gruppi europei, con Matteo Salvini che vuole costituire con Orbàn un nuovo gruppo egemone della destra europea, provando a strappare i polacchi all’alleanza con Fratelli d’Italia. E Meloni che ribatte offrendo ospitalità all’ungherese “e se vuole anche a Salvini”.

Rapporti che erano già tesi prima della nascita del governo Draghi, seppure con la sordina, con Giorgia Meloni che sognava il sorpasso ai danni di Salvini e si proponeva come leader della coalizione. Ma che ovviamente sono deflagrati quando le strade si sono divise il giorno della fiducia al nuovo esecutivo. “Si stanno accorgendo che la scelta di scommettere sul fallimento del Paese non paga come speravano – dicono i leghisti parlando degli ‘alleati’ – ora che sono fuori dai tavoli dove si decide sul Recovery…”. Ribattono da FdI: “Non potrà durare a lungo il Salvini di lotta e di governo…”. askanews

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