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Pomezia, l’auto del giornalista Ranucci saltata in aria: è guerra all’inchiesta

Sigfrido Ranucci

Un ordigno rudimentale – ma abbastanza potente da poter uccidere – è esploso all’alba sotto l’auto di Sigfrido Ranucci, inviato di Report, a Pomezia (Roma). Il boato ha devastato due vetture e danneggiato l’abitazione: nessun ferito, ma la paura resta. Indaga l’antimafia; istituzioni, sindacati e partiti gridano al “vile attentato” contro la libertà di stampa.

Il terrore alle porte di Roma

Erano le 2.30 quando il deflagrante ha svegliato via dei Gelsi. I residenti raccontano un boato “come un tuono” seguito da un’onda d’urto che ha scagliato detriti fin sul tetto dell’abitazione accanto. I vigili del fuoco hanno domato le fiamme in pochi minuti; sul posto sono subito arrivati carabinieri, Digos e la scientifica. Gli artificieri hanno accertato: “È pirotecnico, ma con una carica tale da poter ammazzare”. L’ipotesi è che l’ordigno fosse comandato a distanza o con timer.

Ranucci, 58 anni, non era in casa: “Minacce ne riceviamo da anni, ma adesso serve capire se stiamo salendo di livello”. Il giornalista ricorda il proiettile calibro 38 arrivato per posta, i pedinamenti, i dossier dall’estero e le richieste di chiudere Report. “Non è solo la mia auto, è un messaggio a tutta l’inchiesta pubblica”.

Solidarietà trasversale: “Non si tocca il diritto di cronaca”

In meno di un’ora la solidarietà ha invaso i social e le redazioni. Giorgia Meloni parla di “valori irrinunciabili”; il ministro Nordio annuncia “misure straordinarie di protezione”. Il vicepremier Salvini chiama l’episodio “inaudito”, Crosetto lo definisce “vile”. Persino la Vigilanza Rai – opposizione compresa – chiede di convocare Ranucci in audizione: “Serve far luce, non bastano i tweet”.

Alle 16 di oggi presidio davanti alla Rai di via Teulada indetto da Usigrai, Fnsi e Ordine dei giornalisti. “Una risposta di piazza all’intimidazione di piazza”, dice il segretario Usigrai Carlo Vernetti.

Un clima avvelenato: quando l’odio diventa esplosivo

Il presidente dell’Ordine dei giornalisti, Carlo Bartoli, non usa mezzi termini: “Siamo tornati agli anni di Cosa Nostra e delle Brigate Rosse”. L’Anm parla di “salto di qualità” negli attacchi; il coordinamento dei Cdr delle agenzie denuncia “campagne sistematiche di delegittimazione” contro Report.

Il timore delle istituzioni è che l’aggressione faccia scuola. Il procuratore capo di Roma ha trasferito il fascicolo alla Direzione distrettuale antimafia: si indaga su “atti di terrorismo finalizzati all’intimidazione dell’attività dell’informazione”. Le telecamere della zona sono state acquisite; si cerca un’auto vista allontanarsi a velocità sostenuta.

La Rai non si ferma: “Continueremo a raccontare”

Il Cda Rai ha promesso “protezione massima” a Ranucci e alla redazione. Report, storico programma di inchieste, ha già subito pressioni politiche e tagli di budget, ma l’editore pubblico blinda la trasmissione: “Non ci faranno tacere”.

Nel frattempo la famiglia Ranucci ha lasciato l’abitazione per un luogo protetto. La figlia, anche lei cronista, ha postato su Instagram una foto dell’auto carbonizzata: “È solo metallo, la nostra voce no”. Centinaia di colleghi stamattina hanno risposto con l’hashtag #IoStoConReport.

Pubblicato da
Eleonora Fabbri