Portogallo, un governo caduto per un errore di trascrizione

Portogallo, un governo caduto per un errore di trascrizione
Antonio Costa
16 novembre 2023

Le dimissioni del premier portoghese Antonio Costa, che hanno portato alla convocazione di elezioni anticipate il prossimo 10 marzo, potrebbero essere state affrettate: Costa è stato coinvolto nelle indagini sul “caso Influencer” solo per un banale errore di trascrizione delle intercettazioni della Procura. L’Antonio Costa citato dai sospettati era infatti Antonio Costa Silva, il ministro delle Finanze, e non il Primo ministro; peraltro il giudice istruttore ha ritenuto le argomentazioni degli inquirenti come del tutto insufficienti per giustificare i cinque arresti fin qui effettuati ed ha ordinato il rilascio delle persone fermate – decisione su cui la Priocura presenterà ricorso.

Di fatto, dalla lettura del fascicolo secondo il magistrato rimarrebbero in piedi solo le accuse di traffico di influenza, il meno grave dei reati ipotizzati; tuttavia, Costa non ha ritenuto di dover tornare sulla sua decisione date le responsabilità politiche del suo governo su quanto accaduto e sulla necessità di celebrare comunque un processo che non si terrà certo in tempi brevi – salvo che la faccenda non venga archiviata. Secondo gli analisti Costa – che ha ribadito la propria volontà di non ricandidarsi alla guida del partito socialista e dichiarato di non aver “probabilmente” alcun futuro politico – potrebbe, se la giustizia lo assolvesse da qualunque responsabilità, tornare per le presidenziali del 2026.

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La macchina elettorale prosegue quindi come previsto: il governo rimarrà in funzione fino all’approvazione della legge di bilancio, mentre il partito socialista terrà il proprio congresso il 15 e 16 dicembre; a contendersi lo scettro saranno il candidato dell’ala sinistra, Pedro Nuno Santos, e il più centrista José Luis Carneiro, rispettivamente ex ministro delle Infrastrutture e attuale titolare degli Interni. L’inchiesta sul “caso Influencer” riguarda lo sfruttamento delle riserve di litio e idrogeno nel nord del Paese, oltre alla costruzione di un data center nella località di Sines, comune a guida socialista il cui sindaco era fra gli arrestati; gli accusati avrebbero cercato di ottenere la collaborazione di Antonio Costa (il ministro delle Finanze) per velocizzare le procedure burocratiche.

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