Cronaca

Protesta dell’opposizione a Mosca, è giallo sugli arrestati. E c’è chi parla di messinscena

Non è chiaro il numero reale di arresti oggi a Mosca, ma iniziano a spuntare nomi eccellenti. In particolare quello di Ildar Dadin: era impegnato in un picchetto davanti al ministero degli Interni di Mosca quando le forze dell’ordine lo hanno portato via. Secondo Amnesty International, Ildar Dadin è un “attivista di opposizione pacifica”. Dadin ha frequentato raduni a sostegno della comunità LGBT e ha sostenuto l’opposizione del blogger Alexei Navalny. In alcune manifestazioni è stato visto in possesso di uno striscione con scritto “Putin è un nemico del popolo” a proteste anti-governative. Dadin è stato il primo a finire in carcere per aver “violato le norme sull`organizzazione di una manifestazione”, un reato introdotto nel 2014 nel Codice penale e punito con una pena che va dalla multa a cinque anni di carcere.

Oggi è stato fermato, con Dadin, anche Sergey Ozhich detenuto per picchetti a Mosca. Un po’ più tardi, altri due arresti: Euvgenij Mishchenko e Vera Muraveva. Mentre vicino alla fermata della metropolitana Krasnie Varota sono stati presi due attivisti della squadra di Navalny: Vitali Serukanov e Piotr Proskurkin che hanno partecipato alla distribuzione di adesivi per la campagna elettorale Aleksey Navalny.  L’evento è partito secondo criteri che non sono chiari anche alla stampa russa vicina all’opposizione extraparlamentare più nota: nella sua organizzazione non è stato coinvolto alcun movimento di opposizione riconosciuto, lo stesso blogger Aleksey Navalny ha preso le distanze, definendo l’azione una provocazione. Le autorità tuttavia hanno reagito alla sua preparazione, molto seriamente, avanzando accuse penali di incitamento alla rivolta; il gruppo sul social network russo VKontakte, dove era stata indetta la “passeggiata” a Mosca per il 2 aprile, è stato bloccato su richiesta del Procuratore Generale. Le proteste di oggi erano state annunciate con modalità leggermente diverse rispetto a quelle di domenica scorsa e il blogger Sergey Navalny, attraverso il direttore di Novaja Gazeta, Dmitry Muratov, ne aveva preso le distanze.

Il politico, che sta scontando 15 giorni di arresto, lo ha detto a Muratov, che ricopre anche la carica di membro del Consiglio pubblico presso il Ministero degli Interni e lo ha recentemente visitato in carcere. L’Ufficio del procuratore generale aveva avvertito che l’evento era illegale. Il comitato investigativo ha aperto un procedimento penale su appelli a disordini di massa. Intanto, come detto, non è chiaro finora il numero degli arresti. La polizia russa parla di 29 dimostranti dell’opposizione arrestati. “Ventinove persone sono state arrestate dalla polizia per turbamento dell’ordine pubblico”, ha riferito la polizia di Mosca. Un giornalista dell’agenzia AFP, invece, ha visto portar via una trentina di persone. Altre cifre arrivano dall’organizzazione OVD-Info, che monitora le manifestazioni nel Paese, secondo cui le persone fermate oggi sarebbero almeno 32, fra cui quattro minorenni. Tra le persone arrestate ci sarebbe in particolare Pavel Diatlov, 16 anni, diventato il simbolo della protesta giovanile in Russia dopo essere stato fotografato durante la manifestazione dell’opposizione la settimana scorsa mentre si era arrampicato su un lampione. La manifestazione era iniziata alle 12:30 italiane e i partecipanti hanno sfilato su via Tverskaia, una delle principali arterie di Mosca. Frattanto c’è chi parla della manifestazione come messinscena. “La polizia e l’Fsb (i servizi segreti russi) hanno organizzato in piazza del Maneggio una colazione per la stampa?”: se lo e’ chiesto su Facebook Gleb Pavlovsky, uno dei piu’ citati politologi russi, commentando la manifestazione di protesta convocata nel centro di Mosca e che ha visto la partecipazione piu’ di giornalisti russi e stranieri, che di oppositori o giovani studenti.

La la protesta e’ apparsa molto diversa da quella di una settimana prima indetta dal blogger anti-Putin e candidato alle presidenziali Aleksei Navalny, arrestato in quell’occasione e condannato a 15 giorni di carcere. Il sospetto, fin dall’inizio, era che dietro gli anonimi organizzatori della manifestazione – convocata via social network e Telegram, per mezzogiorno in centro – ci fosse una provocazione delle autorita’ russe, intenzionate a mostrare alla popolazione come, in una settimana, fossero riusciti a mettere a tacere le proteste e a evitare e a far svanire l’incubo delle diverse rivoluzioni colorate che hanno percorso lo spazio post sovietico negli ultimi anni. In piazza del Maneggio, di fronte alla piazza Rossa – il cui accesso era stato limitato – era dispiegato un gran numero di poliziotti, come pure nella zona poco distante di piazza Triumnfalnaya e piazza Pushkin, dove il 26 marzo si sono verificati la maggioranza degli arresti di massa. Come una settimana fa, anche stavolta le manifestazioni non erano autorizzate e la polizia aveva avvertito che avrebbe preso “tutte le misure necessarie” per garantire l’ordine pubblico. In piazza del Maneggio non si sono radunate piu’ di 200 persone, di cui la maggior parte cronisti. Un ragazzo ha attirato l’attenzione dei corrispondenti, iniziando a camminare su e giu’ per la piazza con una bandiera russa in mano. Un altro ha iniziato a urlare slogan pro-Putin ed e’ stato portato via dalle forze dell’ordine. Le tv di Stato hanno seguito la ‘tentata manifestazione’ in diretta, cosa inusuale per i canali federali, il che ha rafforzato il sospetto che le autorita’ fossero interessate a mostrare il “fallimento” dell’ultima iniziativa dell’opposizione.

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