I memorandum firmati da Gazprom e China National Petroleum Corporation (CNPC) prevedono l’incremento dei volumi del gasdotto Power of Siberia già operativo e, soprattutto, il via libera alla costruzione del controverso Power of Siberia 2. Quest’ultimo, con il suo tratto mongolo Soyuz-Vostok, promette di trasportare 50 miliardi di metri cubi annui per tre decenni.
ha dichiarato oggi il portavoce del ministero degli Esteri cinese Guo Jiakun, utilizzando la consueta formula diplomatica che cela però una strategia geopolitica di lungo periodo.
Le cifre sono impressionanti. Il CEO di Gazprom Alexey Miller ha annunciato che “sulla base della dichiarazione pubblica resa dai leader dei tre Paesi – Russia, Cina e Mongolia – oggi è stato firmato un memorandum giuridicamente vincolante per la costruzione del gasdotto Power of Siberia 2”. Il progetto, considerato uno dei più costosi al mondo nel settore del gas, collegherà i giacimenti siberiani al mercato cinese attraverso il territorio mongolo.
Parallelamente, l’accordo prevede l’espansione dell’infrastruttura esistente: il Power of Siberia passerà da 38 a 44 miliardi di metri cubi annui, mentre la rotta dell’Estremo Oriente crescerà da 10 a 12 miliardi. Numeri che testimoniano l’appetito energetico cinese e la capacità russa di diversificare i mercati di sbocco.
La Mongolia si conferma così partner strategico nell’architettura energetica eurasiatica, offrendo il corridoio geografico per un progetto che ha già una storia travagliata alle spalle.
Il percorso verso Power of Siberia 2 è stato tutt’altro che lineare. Il primo memorandum sulle forniture di gas russo alla Cina risale al marzo 2006, durante una visita di Putin a Pechino. Ma nel 2009 il progetto si arena sui disaccordi relativi al prezzo del gas naturale e alla concorrenza di fonti alternative sul mercato cinese.
La svolta arriva nel 2013, quando Gazprom e CNPC decidono di puntare sulla rotta orientale con Power of Siberia, relegando la versione “2” a un futuro indefinito. Nel 2015 il progetto viene ufficialmente posticipato “a tempo indeterminato”. Solo nel 2021 si torna a discutere di fattibilità, con l’annuncio che la costruzione sarebbe iniziata nel 2024. Tempistiche che si sono rivelate ottimistiche.
Questa intermittenza riflette le complesse dinamiche geopolitiche ed economiche che governano i rapporti energetici tra le due potenze. Da un lato, la Russia cerca sbocchi alternativi al mercato europeo, dall’altro la Cina negozia duramente per ottenere condizioni favorevoli.
Mentre Power of Siberia 2 naviga tra progetti e rinvii, la prima versione del gasdotto rappresenta un caso di successo. Operativo dal 2019, ha superato sistematicamente gli obblighi contrattuali dal 2020. Nel 2024 ha trasportato 31,12 miliardi di metri cubi, raggiungendo il primo dicembre il livello massimo contrattuale di 38 miliardi annui con un mese di anticipo.
I dati del 2025 confermano il trend positivo: nei primi otto mesi Gazprom ha aumentato le esportazioni verso la Cina del 28%. Cifre che dimostrano l’affidabilità dell’infrastruttura e la solidità della domanda cinese.
Questo successo operativo fornisce le basi per l’espansione prevista dai nuovi accordi e rafforza la credibilità del progetto Power of Siberia 2 agli occhi degli investitori e dei partner internazionali.
Resta però aperto il capitolo più delicato: il prezzo del gas russo per la Cina. Miller ha confermato che questa variabile cruciale non è ancora definita, limitandosi a precisare che sarà “più basso rispetto a quello praticato per le forniture all’Europa”.
ha spiegato il CEO di Gazprom. Una spiegazione tecnica che nasconde però una battaglia commerciale di alto livello. La Cina, forte del suo potere negoziale e della disponibilità di fonti alternative, punta a ottenere condizioni vantaggiose. La Russia, dal canto suo, deve bilanciare la necessità di diversificare i mercati con quella di mantenere margini economici sostenibili.
Questa partita sui prezzi determinerà non solo la fattibilità economica di Power of Siberia 2, ma anche gli equilibri futuri del mercato energetico mondiale. Un accordo favorevole alla Cina potrebbe infatti creare un precedente per altre trattative, mentre condizioni troppo onerose per Mosca potrebbero compromettere l’intero progetto.