Putin firma riconoscimento repubbliche separatiste del Donbass

Putin firma riconoscimento repubbliche separatiste del Donbass
21 febbraio 2022

Vladimir Putin ha tratto il primo vero dado nella partita sull’Ucraina, firmando in diretta televisiva il decreto per il riconoscimento delle repubbliche autoproclamate del Donbass. Ora serve il passaggio in Parlamento, a esito scontato, e le repubbliche di Donetsk e Lugansk, le due entità separatiste del Sud-Est ucraino, saranno considerate da Mosca indipendenti. Il presidente russo ha firmato dopo aver pronunciato un lungo discorso in cui ha sostenuto che l’Ucraina non ha mai saputo costruire un vero Stato e che è un prodotto di Lenin. Il leader russo ha puntato il dito contro l’America e la Nato. “Perché fare di noi i nemici?”, ha chiesto. “Non è una questione di regime, non vogliono che esista un Paese così grande e che sia potente, tutto qua. È da sempre la politica americana”.

UCRAINA PARTE INTEGRANTE DELLA NOSTRA STORIA

Nel suo lungo discorso di quasi un’ora, Putin è partito dalla storia dell’Ucraina. “Non è un paese confinante, è una parte integrante della nostra storia. Siamo uniti da sempre”. L’Ucraina, ha aggiunto, “è il risultato delle politiche bolsceviche. È stata creata da Lenin, il suo architetto. Lenin aveva un interesse particolare anche nel Donbass. Adesso abbattono i monumenti a Lenin”. “Siamo pronti a mostrarvi cosa significa liberare interamente l’Ucraina”, ha aggiunto il presidente russo. Putin ha anche sostenuto che “l’Ucraina non ha mai avuto una tradizione coerente come una vera nazione” e “non ha fatto altro che seguire modelli dall’estero, che non hanno radici con la sua storia”.

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L’ATTACCO ALL’OCCIDENTE E AGLI USA

Poi l’attacco all’Occidente e agli Stati Uniti. “L’Ucraina è una sorta di colonia, di marionetta nelle mani di qualcun altro, c’è una completa e totale perdita di sovranità avallata dalle autorità ucraine”, ha ammonito Putin, secondo cui l’ambasciata americana a Kiev controlla direttamente le attività anticorruzione con il pretesto di assicurare una lotta efficace, “ma la corruzione è piu fiorente che mai”. Sulla questione dell’ingresso dell’Ucraina nella Nato, Putin ha espresso preoccupazione. “Gli americani dicono che non dobbiamo preoccuparci” e “che ci vorrà tempo” perché questo accada. “Ma cosa cambia per noi? Assolutamente nulla. Gli Stati Uniti non hanno escluso l’allargamento, se rispetterà determinate condizioni. Quindi – ha proseguito – arriverà il momento dell’adesione e allora la Nato non sarà più un’alleanza difensiva”.

LA RUSSIA OBIETTIVO DEI MISSILI NATO

Quindi un passaggio anche sull’attività missilistica della Nato. “L’obiettivo siamo noi, i missili possono facilmente raggiungere Mosca, ci metterebbero trenta secondi, proprio come hanno fatto negli anni dispiegando questi armamenti sempre più vicino alla nostra frontiera ignorando le nostre preoccupazione”.

SANZIONI PER FRENARE LO SVILUPPO DELLA RUSSIA

L’Occidente “cerca di nuovo di ricattare la Russia con le sanzioni, a prescindere dalla situazione in Ucraina, l’obiettivo è lo stesso: frenare lo sviluppo della Russia”, ha sottolineato il capo del Cremlino, concludendo il suo discorso alla nazione e firmando il decreto per il riconoscimento delle due repubbliche autoproclamate del Donbass e accordi di collaborazione. Vladimir Putin ha tratto il primo vero dado nella partita sull’Ucraina, firmando in diretta televisiva il decreto per il riconoscimento delle repubbliche autoproclamate del Donbass. Ora serve il passaggio in Parlamento, a esito scontato, e le repubbliche di Donetsk e Lugansk, le due entità separatiste del Sud-Est ucraino, saranno considerate da Mosca indipendenti. Il presidente russo ha firmato dopo aver pronunciato un lungo discorso in cui ha sostenuto che l’Ucraina non ha mai saputo costruire un vero Stato e che è un prodotto di Lenin. Il leader russo ha puntato il dito contro l’America e la Nato. “Perché fare di noi i nemici?”, ha chiesto. “Non è una questione di regime, non vogliono che esista un Paese così grande e che sia potente, tutto qua. È da sempre la politica americana”.

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