In Occidente “devono finalmente capire che abbiamo anche armi – e loro lo sanno – che possono colpire obiettivi sul loro territorio”: la minaccia di Vladimir Putin, più esplicita del solito, è risuonata dal podio più alto della vita politica russa, il messaggio del presidente all’Assemblea federale. E’ l’appuntamento annuale con cui il capo dello Stato russo indica le priorità per il Paese alle camere del parlamento riunite, tenuto oggi davanti a una platea composta non solo da deputati e senatori, ma da ministri, militari, altissimi funzionari e varie declinazioni delle élite russe, convocate per l’occasione al Gostinnij Dvor, centro congressi e commerciale a ridosso del Cremlino. Putin, che ha scritto da solo il lungo discorso – hanno tenuto a precisare più volte dal Cremlino – ha riservato tutta la prima parte ad avvertimenti espliciti a Stati Uniti e alleati. Le recenti dichiarazioni del presidente francese Emmanuel Macron, mai citato direttamente, sulla possibilità di inviare in futuro truppe in Ucraina hanno fatto da sfondo alle invettive del leader russo.
“Hanno iniziato a parlare della possibilità di inviare contingenti militari Nato in Ucraina. Ricordiamo il destino di coloro che in passato hanno inviato i loro contingenti nel territorio del nostro Paese”, ha affermato Putin, “tuttavia le conseguenze di eventuali interventi saranno molto più tragiche”. Secondo il capo del Cremlino, “in Occidente pensano che quanto sta succedendo in Ucraina sia “una specie di cartone animato”, invece, “tutto ciò che stanno inventando adesso, e con cui spaventano il mondo intero… tutto ciò minaccia davvero un conflitto con l’uso delle armi nucleari, il che significa la distruzione della civiltà”. Il ragionamento putiniano è che l’Occidente stia “cercando di trascinarci in una corsa agli armamenti, ripetendo il trucco che ebbe successo negli anni Ottanta con l’Unione Sovietica”, quando l’Urss spendeva per la difesa il 13% del Pil (oggi è arrivata al 6%). Le armi atomiche hanno avuto ampio spazio nel discorso presidenziale. “Le forze nucleari strategiche sono in stato di piena prontezza per assicurarne l’uso”, ha dichiarato il leader russo, “ciò che avevamo pianificato nel campo degli armamenti, di cui ho parlato nel mio messaggio nel 2018, è stato tutto fatto o questo lavoro è in fase di completamento”.
Insomma “continua il lavoro sulle nuove armi, se ne sentirà parlare presto”, ha aggiunto, annunciando la consegna all’esercito dei primi nuovi missili balistici intercontinentali pesanti Sarmat, di cui presto sarà dimostrato il funzionamento. Quanto all’allarme americano per i piani russi di invio di armi atomiche nello spazio, Putin ha parlato di “bufale, non possiamo chiamarle altrimenti”. Illazioni che a suo avviso mirano “a coinvolgere gli Stati Uniti in negoziati vantaggiosi per loro”, tuttavia “possiamo ritenere che la disponibilità americana a negoziati sia solo demagogia” pre-elettorale, “come dicono loro: business as usual”. Putin ha detto che la Russia è interessata a un negoziato su nuove regole per gli arsenali strategici ma “solo in un quadro complessivo che prenda in considerazione tutti gli interessi russi”. Per il capo del Cremlino “è evidente che in un futuro già prossimo sarà necessario lavorare per la creazione di una nuova cornice di sicurezza equa e indivisibile per l’Eurasia” e che la Russia è pronta “per un dialogo sostanziale su questo argomento con tutti i Paesi e le organizzazioni interessate”. Concetti tutto sommato vaghi, conditi dalla solita promessa che saranno raggiunti “gli obiettivi fissati” per l’intervento militare in Ucraina, sostenuti a suo avviso dall’assoluta maggioranza dei russi.
Nessun riferimento invece alla richiesta di “aiuto” da parte della regione moldava separatista della Transnistria, la regione moldava separatista che confina con l’Ucraina, che ieri si è appellata a Mosca, facendo temere l’apertura di un nuovo fronte sul modello Donbass, dato che in questa enclave vivono 220mila persone con passaporto russo. Passato alle questioni interne, Putin ha esaltato la performance economica russa, ma ha anche evidenziato i settori che necessitano di sviluppo, quelli tecnologici in particolare, dove la dipendenza dall’Occidente continua a pesare. Il capo del Cremlino ha ribadito “che l’anno scorso l’economia russa è cresciuta a un ritmo superiore a quello mondiale. Riguardo questo indicatore, siamo stati davanti non solo ai principali paesi dell’Unione Europea, ma anche a tutti i paesi dei cosiddetti “Sette Grandi”, ha detto. Il Pil russo, spinto dall’iper attività del complesso militare-industriale, nel 2023 ha registrato una crescita del 3,6%. Ma a Putin interessa soprattutto sostenere che Mosca non è isolata e che sta dalla parte giusta: il peso economico dei Paesi Brics continuerà a crescere e quello dei Paesi del G7 a scendere, ha argomentato il presidente russo, presentando una serie di dati a sostegno della sua tesi. “Non c’è scampo da questo. Questa è una realtà oggettiva. E sarà così, qualunque cosa accada, anche in Ucraina”, ha affermato il capo del Cremlino.
Simile il ragionamento su tradizioni e valori. “Vediamo cosa sta succedendo in alcuni Paesi, dove stanno deliberatamente distruggendo le norme morali e le istituzioni familiari, spingendo interi popoli verso l’estinzione e la degenerazione. Ma noi scegliamo la vita”, ha detto Putin, “La Russia è stata e rimane una roccaforte dei valori tradizionali su cui è costruita la civiltà umana. E la nostra scelta è condivisa dalla maggioranza della gente nel mondo, compresi milioni di cittadini dei paesi occidentali”. Il lungo discorso – durata record: 2 ore e 5 minuti – è stato punteggiato da continui colpi di tosse, per cui alla fine il presidente si è scusato. Non è la prima volta, anzi, negli ultimi due anni è capitato spesso, dando adito a voci di una malattia. Lo stesso Putin ne ha parlato, puntando il dito contro i condizionatori del Cremlino. Il messaggio all’Assemblea federale si è concluso con omaggio ai militari che combattono in Ucraina, rappresentati in sala da numerosi decorati e definiti “la vera élite del futuro” per la Russia. Guerrieri che “non indietreggeranno, non falliranno, non tradiranno”, ha scandito Putin, con una voluta inflessione della voce alla parola tradimento: è parso un riferimento all’ammutinamento di Evgeny Prigozhin, qualcuno vi ha intravisto un’allusione ad Aleksey Navalny, l’oppositore morto in carcere il 16 febbraio, per il Cremlino da sempre una quinta colonna dell’Occidente.