Mattarella lascia la sua eredità. Draghi disegna sua politica

Mattarella lascia la sua eredità. Draghi disegna sua politica
Sergio Mattarella
22 dicembre 2021

Mario Draghi e Sergio Mattarella, nello stesso giorno e alla stessa ora parlano pubblicamente. Gli ambiti sono diversi, istituzionalmente differenti ma intervengono in diretta all’Italia nello stesso momento. Certo, Draghi fa la prevista conferenza stampa di fine anno e Mattarella come di consueto invia gli auguri ai militari italiani impegnati in missioni all’estero. Tutto differente, tutto non concordato ma accade nello stesso giorno, alla stessa ora. Nessun accordo, ci mancherebbe e nessuno lo pensa, nessuna intesa su cosa dire ma è un fatto che a poche settimane i due “candidati” al Quirinale intervengano nello stesso momento. Nessun retropensiero assolutamente ma casualmente è un fatto.

Il premier per la prima volta dopo dieci mesi – tolte le conferenze stampe a Palazzo Chigi con due-tre-quattro domande – espone a 360 gradi pubblicamente la sua visione politica, e più volte, la sua posizione sulla pandemia, sui conti pubblici. E sulla sua possibile successione al Quirinale. Ed e’ un fatto che il capo dello Stato, in un contesto militare e quindi dedicato all’impegno delle nostre forze armate nel mondo, non ribadisca con forza – come accaduto nei recentissimi incontri istituzionali, da quello con gli ambasciatori al saluto con le alte cariche dello Stato – il suo diniego al tanto richiesto bis di settennato. Non certo perché la posizione sia cambiata, assolutamente ma forse perché, in una giornata come questa con la conferenza stampa del premier, toccasse a Draghi spiegare la situazione. Tenendosi, come sempre, al di fuori dei giochi politici. Il capo dello Stato ha dialogato con i comandanti dei reparti militari italiani dislocati nelle varie aree del pianeta, ha augurato loro un buon Natale e un felice anno 2022 sollecitandoli a continuare in una azione che rende orgoglioso in Paese. Salvo, al termine dei collegamenti da remoto, rivolgere loro un “ringraziamento in questa ultima occasione”.

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Un’ ulteriore occasione per lasciare una eredità a chi verrà dopo di lui, un Paese unito anche attraverso l’impegno delle nostre forze armate. Il presidente del Consiglio Draghi in conferenza stampa oggi ha sottolineato che “i miei destini personali non contano, non ho particolari aspirazioni di un tipo o dell’altro, sono un uomo, se vogliamo un nonno, al servizio delle istituzioni”. L’importante, ha detto il presidente del Consiglio, “è che il governo sia sostenuto da una maggioranza come quella che ha sostenuto questo governo, ed è la più ampia possibile. E’ una maggioranza che voglio ringraziare molto”, perché “il sostegno delle forze politiche è stato fondamentale”. Come dire, in chiave sicuramente Quirinale, che “la responsabilità quotidiana dell’azione di governo sta nel Parlamento, la prosecuzione del governo sta nel Parlamento”.

Per Draghi è “il Parlamento che decide la vita del governo e la deciderà sempre”. Anche perché, sempre guardando al prossimo cambio di guardia al Colle, “la responsabilità della decisione è interamente nelle mani delle forze politiche, quelle che hanno permesso a questo governo di agire, non è nelle mani di individui. Sarebbe veramente un fare offesa all’Italia, che è molto di più di persone individuali”. Quello che sembra emergere quindi oggi, anche con i “non detti”, è che le due personalità che, a torto o a ragione, vengono candidate prima di altre al Colle siano in sintonia. La nostra posizione è chiara, emerge evidentemente, e la coincidenza delle nostre posizioni, da tempo dichiarate – in questa giornata di espressioni pubbliche singolarmente parallela, a pochi giorni dall’avvio delle votazioni – sono sempre le stesse. Per uno deve decidere il Parlamento e il mondo dei partiti, dopo avere espresso di fatto la sua posizione; per l’altro non c’è più nulla da decidere ma c’è solo una eredità, un Paese unito e una posizione significativa e primaria sulla scena internazionale, da lasciare.

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