Cronaca

Raggi e il rebus Ama, la Cgil pronta a sciopero. E l’indagine procede

Esattamente una settimana: è il tempo a disposizione della sindaca di Roma Virginia Raggi per risolvere il rebus Ama – o almeno per trovare una soluzione tampone – proponendo una nuova governance, come assicurato in un incontro con i sindacati, o almeno delle priorità d’intervento per l’azienda prima della nuova assemblea dei soci fissata per il 28 febbraio. “Se entro fine mese non verranno nominati i dirigenti Ama riempiremo il Campidoglio. Roma si riprenda l’azienda”, è stato l’annuncio dato ieri dal segretario di Fp Cgil Natale Di Cola all’evento organizzato dal comitato “Tutti per Roma”, in cui si è fatto il punto sulla crisi della partecipata capitolina ma anche del sistema di raccolta e trattamento dei rifiuti nella città.

Raggi, infatti, ha revocato il Cda di Ama, come ha spiegato il Dg capitolino alla commissione Trasparenza, “perché non aveva raggiunto gli obiettivi prefissati”. Franco Giampaoletti ha parlato di “gravi peggioramenti nei primi tre trimestri del 2018 rispetto agli indicatori del 2017 e rispetto a quanto fissato da Roma Capitale”. Quando la sindaca, dunque, rassicurava anche dopo il rogo del Tmb Salario che i risultati di Ama erano comunque incoraggianti, e che a Natale nella Capitale non ci sarebbe stata alcuna crisi-mondezza, avrebbe avuto di fronte agli occhi un quadro non così tranquillizzante come assicurava. Non sarebbe, dunque, il conflitto tra Comune e Ama sui 18 milioni di vecchi crediti non riconosciuti dal socio unico, secondo il Dg capitolino, la vera ragione dell’addio alla Giunta Raggi dell’assessora all’Ambiente Pinuccia Montanari, del presidente e Ad di Ama Lorenzo Bagnacani e dei consiglieri Andrea Masullo e Vanessa Ranieri.

Giampaoletti, però, è oggi sotto indagine per tentata concussione, insieme all’ex ragioniere generale Luigi Botteghi e Giuseppe Labarile direttore delle Partecipate, perché avrebbe messo sotto pressione Bagnacani affinché cedesse su quel credito e chiudesse il bilancio di Ama in passivo. In un’intervista al Messaggero quest’ultimo dice di trovare “molta coerenza” tra le ipotesi di reato ricostruite dagli inquirenti secondo le indiscrezioni di stampa, “con il quadro della situazione che noi ci eravamo fatti e lo dico senza presunzione”. L’assessore precedente alla Montanari, Paola Muraro, aveva parlato di “guerra tra bande” tra diverse fazioni del M5S intorno alle sorti di Ama. Se Raggi ha respinto ieri al mittente con chiarezza ogni ipotesi di fusione o privatizzazione per la partecipata capitolina, Bagnacani spiega che “finora ho sempre pensato che fosse meglio star zitti che parlare dei contrasti interni” e definisce un quadro di relazioni con il Canpidoglio “che aveva un profilo, come dire, oltre il tecnico, come abbiamo ben percepito. E questa è la parte più dark, oscura, di questa storia. Una storia triste”.

Di ricostruire questa “storia triste” si è fatta così carico la Procura, cha ha ascoltato Bagnacani e per ben due volte l’ex assessora Montanari per stabilire se e perché il Campidoglio abbia esercitato pressioni su Ama per far chiudere il bilancio in passivo. E perché il collegio sindacale di Ama guidato da Mauro Lonardo, che ora tiene la reggenza dell’azienda per decisione di Raggi, a marzo promuovesse il bilancio Ama mentre a fine dicembre lo bocciava, sostenendo nei fatti la posizione critica del Comune e l’analisi dall’assessore capitolino al Bilancio Gianni Lemmetti secondo cui il credito rivendicato da Ama non sia dovuto. In tutto questo complesso quadro, c’è una parte della città che non vuole restare a guardare: dopo il pomeriggio di ascolto di esperti, manager e politici, il comitato “Tutti per Roma” discute nel gruppo Fb un possibile ritorno in piazza, dopo l’invasione dei 10mila del 28 ottobre scorso.

I romani sono disperati ma nulla traspare dalla faccia di cera di Virginia Raggi. Non la passione politica, non l’empatia verso i cittadini – attacca il comitato in un post su Fb -. Nel mentre oscuri figuri muovono pedine misteriose. Forse i 7 miliardi che transiteranno dalle tasche dei cittadini alle casse di Ama nei prossimi 10 anni fanno gola a qualcuno. Quindi la diagnosi potrebbe essere: Raggi e i suoi sono totalmente incompetenti. Oppure stanno mandando al macero la partecipata AMA per favorire oscuri interessi. Oppure le due cose insieme”, concludono.

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