Reato tortura, tra chiacchiere e meline testo fermo al Senato. Orlando: “Non perdiamo altro tempo

Reato tortura, tra chiacchiere e meline testo fermo al Senato. Orlando: “Non perdiamo altro tempo
28 gennaio 2017

Arriva dalla cerimonia dell’inaugurazione dell’anno giudiziario a Milano l’ennesima promessa sull’introduzione del reato di tortura nel nostro ordinamento. Il ministro della Giustizia, Andrea Orlando, ribadisce “l’impegno per l’introduzione del reato di tortura” perché “non possiamo perdere altro tempo”. Il testo, approvato al Senato, modificato dalla Camera e ora di nuovo all’esame di Palazzo Madama, è fermo da luglio dello scorso anno. E se si spulciano i resoconti dell’assemblea di questi ultimi sei mesi non c’è traccia di un intervento dell’esecutivo o dei parlamentari di maggioranza sulla necessità di riprendere in mano il tema.  Approvato dalla Commissione giustizia, il ddl è approdato in aula al Senato il 14 luglio: è iniziato l’esame dell’articolo 1, sono stati votati diversi emendamenti.

IL PERCORSO Nella seduta del 19 luglio la Lega, che considera il reato di tortura “un oltraggio – sono le parole di Gian Marco Centinaio – nei confronti delle Forze dell’ordine e di polizia”, ha chiesto che il testo tornasse in Commissione. La richiesta viene respinta ma l’esame del ddl, nei fatti, si blocca. La conferenza dei capigruppo stabilisce di posporre l’esame del provvedimento “al fine di un ulteriore approfondimento del testo”. Le resistenze all’introduzione del reato di tortura non sono poche. Arrivano dal centrodestra ma anche dalla maggioranza di governo che al Senato, si sa, ha numeri ballerini. Il 27 luglio, alla vigilia delle vacanze estive, ci prova la senatrice di Sel Loredana De Petris a riesumare il ddl chiedendo “il 13 settembre, alla riapertura, di ripartire con una sorta di sessione di giustizia con il provvedimento sulla prescrizione e, a seguire, il disegno di legge sulla tortura”. Alla richiesta si associa M5s. La proposta viene bocciata.

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L’IMPEGNO DI ORLANDO Passa l’estate, passa Natale, passano quasi sei mesi. Il 17 gennaio, dopo l’ennesima conferenza dei capigruppo che ignora il tema, è ancora una volta la senatrice De Petris ha prendere la parola in aula sul reato di tortura: “Si tratta di una questione che riguarda la civiltà giuridica del nostro Paese che credo sia necessario affrontare, tanto più in vista della relazione del Ministro della giustizia, magari nella settimana che inizia con la seduta di martedì 31 gennaio”. Stavolta viene messa ai voti una generica proposta di inserire nel calendario dei lavori dell’Assemblea l’esame di ulteriori disegni di legge. La proposta viene bocciata. Oggi l’impegno di Orlando e il plauso del presidente del Pd, Matteo Orfini, che parla di “decisione importante, coraggiosa e giusta”. Si vedrà alla prossima conferenza dei capigruppo di Palazzo Madama se governo e Pd porranno il tema.

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