APERTURA

Renzi: referendum il 6 novembre, “c’è il ponte”. No a spacchettamento

Il referendum sulle riforme costituzionali si terrà a ottobre, al massimo la prima settimana di novembre. E sarà in un unico quesito. Matteo Renzi, intervistato dal Corriere.it, chiude dibattiti, polemiche e discussioni su tempi e modi della consultazione referendaria. “Ragionevolmente sarà a ottobre”, dice, e visto che “il 30 ottobre lo escludiamo perchè c’è il ponte, allora se non è il 30 ottobre potrà essere a naso il 6 novembre”. Quanto allo spacchettamento in più quesiti, “a mio giudizio non sta in piedi”. Perchè “in ballo c’è la Costituzione e la Costituzione ha delle regole e non è possibile, secondo la maggior parte dei giuristi, spacchettare e fare un referendum ‘à la carte'”. Insomma, discussioni “da Truman show”, perché “a Natale si spacchetta! Poi deciderà la Cassazione”. In ogni caso, “a mio giudizio la domanda è semplice: volete continuare con questo Parlamento o cambiare? Volete un sistema in cui le Regioni continuino con i poteri di oggi o meno? Alla fine si fa chiarezza”.

Il punto è che “io non ho paura del referendum perché votano i cittadini”, e anche chi non è un elettore dell’attuale maggioranza può scegliere il ‘Sì’. A partire dall’elettore M5s che “può avere un Parlamento più numeroso e costoso o un Parlamento più semplice e che costa meno: la mia opinione è che l’elettore M5s voterà per ridurre le poltrone. Un parlamentare M5s voterà no perché ha paura di perdere la poltrona, ma l’elettore voterà sì”. Quanto a Berlusconi “non so cosa farà” in vista del referendum costituzionale, “è impossibile capirlo. Per ora ha detto ‘No'”. E ancora Renzi evita di rispondere alla domanda sul suo destino in caso di sconfitta: “Non aprirò più bocca sul mio futuro. Non entro più sul tema spacchettamento, sulla legge elettorale, su cosa faccio da grande. Io dico che il referendum è su questo punto specifico”.

E un messaggio il premier lo manda anche alla minoranza interna: “Cameron ha fatto un accordo politico interno, ha ottenuto l’accordo della sua minoranza interna in cambio del referendum. C’è un grande insegnamento: mai utilizzare le istituzioni per regolare i conti con le minoranze interne. Mai. Questo è l’insegnamento che traggo”. Sul capitolo Italicum, Renzi non cambia linea: “Per me la legge elettorale c’è. Quando siamo arrivati non c’era e noi abbiamo fatto una legge con cui chi arriva primo vince. A mio giudizio è un fatto positivo. Se il Parlamento è in condizioni di farne un’altra si accomodino, ma quando siamo arrivati non c’era legge elettorale”. E ricorda: “Siam partiti da qui, da una legge che il suo ideatore definì Porcellum. Oggi c’è un sistema che funziona. Alcuni preoccupati dicono: possono vincere gli altri. Sì, si chiama democrazia”.

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