Regeni, niente processo agli 007 egiziani accusati di sequestro

Regeni, niente processo agli 007 egiziani accusati di sequestro
15 ottobre 2021

Niente processo ai quattro 007 egiziani accusati del sequestro, delle torture e dell’omicidio, di Giulio Regeni. I giudici della terza corte d’assise di Roma al termine della camera di consiglio hanno annullato l’atto con cui il gup ha disposto il rinvio a giudizio degli imputati nel maggio scorso. Si riparte quindi dall’udienza preliminare. “Le richieste inoltrate tramite rogatoria all’autorità giudiziaria egiziana contenenti l’invito a fornire indicazioni sulle compiute generalità anagrafiche e sugli attuali residenza o domicilio utili per acquisire formale elezione di domicilio ai fini della notificazione degli atti del procedimento instaurato a loro carico non hanno avuto alcun esito”, ha sottolineato la Corte d’assise.

“Riteniamo importante che il governo italiano abbia deciso di costituirsi parte civile. Prendiamo atto con amarezza della decisione della corte d’assise che premia la prepotenza egiziana. È una battuta di arresto, ma non ci arrendiamo. Pretendiamo dalla nostra giustizia che chi ha torturato e ucciso Giulio non resti impunito. Chiedo a tutti voi di rendere noti i nomi dei 4 imputati e ribaditelo, così che non possano dire che non sapevano” ha detto l’avvocato Alessandra Ballerini, legale della famiglia Regeni, lasciando l’aula bunker di Rebibbia. La decisione della III corte d’Assise di Roma, dopo sette ore di camera di consiglio, accoglie le tesi difensive e annulla il rinvio a giudizio degli 007 egiziani, accusati di aver torturato e ucciso Giulio Regeni, sul presupposto che siano state violate le procedure sulla dichiarazione di assenza degli imputati e sul processo celebrato quindi in assenza.

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Nella lettura dell’ordinanza, durata oltre 35 minuti, la Corte spiega il perché della decisione, ricordando che il Gup il 25 maggio aveva dichiarato l’assenza degli imputati, verificando la ritualità dell’avviso di fissazione dell’udienza preliminare e disposto quindi il rinvio a giudizio davanti alla Corte di assise. E il decreto che disponeva il giudizio era stato quindi notificato agli imputati, non presenti all’udienza preliminare con la consegna della copia degli atti ai difensori di ufficio nominati sul presupposto che gli imputati si fossero “sottratti volontariamente alla conoscenza degli atti del procedimento”. La Corte quindi è stata preliminarmente chiamata a decidere se procedere o meno in assenza, e si è pronunciata sulla legittimità della decisione del gup sulla dichiarazione di “assenza”, preliminare al rinvio al giudizio, alla verifica della regolarità delle notificazioni eseguite e a tutte le procedure messe in moto per la celebrazione di un processo in assenza previste dal codice di procedura penale.

Al temine di una lunga disamina (la sola lettura dell’ordinanza ha richiesto oltre 35 minuti) di norme processuali e relativa giurisprudenza, la corte ha ritenuto sussistere una “carenza allo stato dei presupposti per incardinare il processo, senza insanabile pregiudizio per il diritto di difesa degli imputati e per il loro diritto ad un equo processo ai sensi degli articoli 24 e 111 della Costituzione e 6 Cedu”, con “la insussistenza fin dall’udienza preliminare dei presupposti per dichiarare l’assenza degli imputati” che quindi “dà luogo ad una nullità delle relative udienze e dell’adottato decreto che dispone il giudizio attenendo alla mancata costituzione del contraddittorio”. Quindi la corte ha dichiarato “la nullità della declaratoria di assenza e del conseguente decreto che dispone il giudizio adottati nei confronti degli imputati” nell’udienza del 25 maggio del 2021 dal Gup, al quale “ordina la restituzione degli atti”.

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