Politica

Regionali 2025, il centrodestra consolida 13 regioni su 20: Stefani vince in Veneto con il 64%, crollo dell’affluenza al 43%

Le elezioni regionali del 2025 confermano l’assetto politico italiano senza ribaltamenti: il centrodestra mantiene 13 regioni, il centrosinistra 6, mentre la Valle d’Aosta resta all’Union Valdotaine. L’affluenza crolla al 43,64%, in calo di quasi 14 punti rispetto al 2020. Alberto Stefani (Lega) trionfa in Veneto con il 64,39%, Antonio Decaro (Pd) conquista la Puglia con il 63,97% e Roberto Fico (M5s) la Campania con il 60,63%. I tre governatori eletti hanno ottenuto margini amplissimi, segnando vittorie personali più che di coalizione.

In Veneto, Stefani ha superato di oltre 40 punti il secondo classificato, consolidando il dominio leghista nella regione. Decaro ha capitalizzato il radicamento del Pd in Puglia, dove il partito ha quasi raddoppiato i consensi rispetto a cinque anni fa. Fico ha portato il Movimento 5 Stelle alla guida della Campania, sfruttando la frammentazione del centrodestra e l’alleanza con liste civiche locali. Il dato più preoccupante emerge dall’astensionismo: meno di un italiano su due si è recato alle urne. La Puglia registra il record negativo con il 41,83% di affluenza. Rispetto al 2020, quando aveva votato il 57,6% degli aventi diritto, la partecipazione è calata di 13,96 punti percentuali. Si tratta del dato più basso mai registrato per elezioni regionali in Italia dal dopoguerra.

La mappa politica: centrodestra al 65% del territorio nazionale

Dopo il voto, il centrodestra governa 13 regioni: Piemonte, Lombardia, Veneto, Trentino-Alto Adige, Friuli Venezia Giulia, Liguria, Marche, Lazio, Abruzzo, Molise, Basilicata, Calabria e Sicilia. Complessivamente, controlla circa il 65% delle regioni italiane e oltre il 60% della popolazione. Il centrosinistra amministra Emilia-Romagna, Toscana, Umbria, Campania, Puglia e Sardegna. La Valle d’Aosta resta all’Union Valdotaine, formazione autonomista che nella giunta attuale ha ceduto un assessorato a Forza Italia, mentre in passato aveva collaborato con il Partito Democratico.

La geografia politica rispecchia la tradizionale divisione del Paese: il centrodestra domina al Nord e al Centro, salvo alcune eccezioni storiche come l’Emilia-Romagna e la Toscana. Il centrosinistra resiste in alcune regioni del Sud, dove però il centrodestra ha conquistato posizioni negli ultimi anni. Nessuna delle due coalizioni è riuscita a sfondare nei tradizionali feudi avversari.

Pd e Fratelli d’Italia: i due partiti in crescita ovunque

Il Partito Democratico registra i maggiori incrementi in tutte e tre le regioni al voto. In Puglia raggiunge il 25,91%, rispetto al 17,25% del 2020. In Campania sale al 18,41% dal 16,9% precedente. In Veneto passa dal 11,92% al 16,6%. Anche la lista personale del presidente Decaro ottiene un risultato rilevante: in Puglia conquista il 12,72% dei voti, contribuendo al successo del centrosinistra. Fratelli d’Italia cresce in modo simmetrico: in Puglia passa dal 12,63% del 2020 al 18,73%, in Veneto dal 9,55% al 18,69%, in Campania dal 5,98% all’11,93%.

Si conferma primo partito del centrodestra nelle regioni meridionali e secondo in Veneto, dove la Lega mantiene il primato. Il partito guidato da Giorgia Meloni ha quasi raddoppiato i consensi rispetto a cinque anni fa, confermandosi la forza trainante della coalizione di centrodestra a livello nazionale. Forza Italia raggiunge la doppia cifra in Campania con il 10,72%, rispetto al 5,16% del 2020. In Puglia ottiene il 9,11%, in lieve crescita rispetto all’8,91% precedente. In Veneto sale al 6,3% dal 3,56% del 2020. Il partito di Antonio Tajani conferma una presenza solida, soprattutto nel Mezzogiorno, dove beneficia del radicamento territoriale e del voto moderato.

Lega in flessione al Sud, tiene il Veneto ma cala rispetto al 2020

In Veneto la Lega resta il primo partito con il 36,28% dei voti, ma il confronto con il 2020 evidenzia un calo significativo. Cinque anni fa, la lista personale di Luca Zaia aveva ottenuto il 44,57% e la Lega un ulteriore 16,92%, per un totale superiore al 61%. Oggi, anche sommando il risultato della lista civica a quello del Carroccio, il consenso complessivo è inferiore.

Nel Mezzogiorno il partito di Matteo Salvini non raggiunge la doppia cifra: in Puglia scende all’8,04% dall’9,57% del 2020, in Campania al 5,51% dal 5,65%. La flessione è attribuita alla crescita di Fratelli d’Italia, che ha sottratto consensi nell’elettorato di centrodestra, e alla difficoltà di penetrazione in territori dove il radicamento leghista è sempre stato debole. La Lega mantiene comunque un ruolo centrale nella coalizione, grazie al fortissimo risultato veneto.

Movimento 5 Stelle: lieve calo ma vittoria personale di Fico in Campania

Il Movimento 5 Stelle registra una lieve flessione in tutte e tre le regioni. In Puglia passa dal 9,86% del 2020 al 7,22%. In Veneto scende dal 2,69% al 2,2%. In Campania cala dal 9,92% al 9,12%. Tuttavia, la lista personale “Fico Presidente” ottiene il 5,41%, contribuendo al successo complessivo della coalizione guidata da Roberto Fico. Sommando i voti del Movimento a quelli della lista civica, il risultato supera il 14%, confermando la capacità di mobilitazione del leader pentastellato.

Alleanza Verdi e Sinistra si attesta attorno al 4,5% in tutte e tre le regioni: 4,64% in Veneto, 4,65% in Campania, 4,09% in Puglia. Un risultato stabile, in linea con le elezioni europee del 2024. “Noi Moderati” non sfonda: ottiene l’1,12% in Veneto, l’1,27% in Campania, lo 0,83% in Puglia. La lista guidata da Maurizio Lupi resta ai margini della coalizione di centrodestra, senza incidere sugli equilibri interni.

Liste civiche decisive: da Mastella al fenomeno Szumski in Veneto

In Campania emerge il peso delle liste civiche collegate al centrosinistra. “A testa alta” conquista l’8,24%, “Avanti Campania” il 5,89%, “Casa Riformista” il 5,82%. Sommando questi risultati a quelli del Pd e della lista Fico, il centrosinistra supera il 50% dei consensi, rendendo inattaccabile la vittoria del governatore uscente. La lista di Clemente Mastella, a sostegno di Roberto Fico, ottiene il 3,55%, confermando il ruolo di ago della bilancia dell’ex ministro della Giustizia nella politica campana.

In Veneto si registra un fenomeno inedito: il candidato indipendente Riccardo Szumski, senza alleanze né appoggi di partito, conquista il 5,13% dei voti. Un risultato significativo, che segnala l’esistenza di un elettorato di protesta estraneo alle tradizionali coalizioni. Szumski ha condotto una campagna incentrata su temi ambientali e trasparenza amministrativa, raccogliendo consensi soprattutto tra i giovani e nelle aree urbane. Il suo risultato riapre il dibattito sull’esigenza di candidature indipendenti e liste civiche, alternative ai partiti tradizionali.

Pubblicato da
Enzo Marino