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Regionali Calabria 2025: Mimmo Lucano non sarà candidato, la legge Severino lo blocca

Mimmo Lucano

Il sindaco di Riace ed europarlamentare di Alleanza Verdi-Sinistra (Avs), Domenico “Mimmo” Lucano, non potrà candidarsi alle prossime elezioni regionali calabresi. La decisione arriva dalle commissioni elettorali dei Tribunali di Reggio Calabria e Cosenza, che lo hanno dichiarato incandidabile in base alla legge Severino.

La condanna a 18 mesi per falso ideologico nel processo “Xenia”, relativo alla gestione dell’accoglienza dei migranti nel comune di Riace, è stata ritenuta sufficiente per far scattare l’incandidabilità. Lucano è stato quindi depennato dalle liste di Avs nelle circoscrizioni Nord e Sud.

I suoi legali, Andrea Daqua e Giuliano Saitta, hanno già presentato ricorso alle Corti d’appello di Reggio Calabria e Catanzaro, chiedendo il reinserimento del loro assistito nelle liste elettorali. Una situazione simile si era già verificata il primo luglio, quando il Tribunale di Locri aveva accolto un ricorso della Prefettura di Reggio Calabria, dichiarando Lucano decaduto dalla carica di sindaco.

Nel frattempo Lucano resta in carica come sindaco in attesa della definizione della vicenda in Cassazione.

La legge Severino e il nodo giuridico

La legge Severino, approvata nel 2012, stabilisce che non possono essere candidati alle elezioni regionali coloro che hanno subito condanne superiori a sei mesi per reati commessi con abuso di potere o violazione dei doveri pubblici. Secondo i giudici, la condanna di Lucano rientra in questi criteri.

Lucano, tuttavia, continua a ricoprire la carica di sindaco in attesa della definizione della vicenda in Cassazione. “C’è un filo conduttore che parte dalla questione penale, passa per la decadenza da sindaco e arriva fino alla mia esclusione dalle liste”, ha dichiarato Lucano, parlando di una possibile regia politica dietro la sua esclusione.

Reazioni politiche e sostegno interno

Nonostante la decisione, Lucano ha ribadito il suo sostegno alla lista di Avs e al candidato presidente Tridico: “Questa situazione un po’ mi spegne l’entusiasmo, ma continuerò a sostenere con fortissima convinzione la lista. Per la prima volta siamo tutti uniti ed è una speranza per la Calabria”.

Fernando Pignataro, segretario regionale di Sinistra Italiana, ha definito la vicenda “contraddittoria”, sottolineando come inizialmente da Cosenza non fossero stati sollevati rilievi. “C’è qualcosa di molto politico in tutto questo”, ha aggiunto, esprimendo orgoglio per avere Lucano come capolista.

Il processo Xenia e le implicazioni legali

La condanna a 18 mesi, con pena sospesa, è arrivata a febbraio al termine del processo Xenia. Inizialmente Lucano era stato accusato di reati ben più gravi, tra cui truffa aggravata, peculato e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Tuttavia, dopo tre gradi di giudizio, è stato assolto da tutte le accuse tranne quella di falso ideologico in una delibera comunale.

Secondo i legali di Lucano, la sospensione della pena potrebbe rendere non applicabile la legge Severino. Il ricorso presentato mira proprio a far valere questa interpretazione, nella speranza di ottenere il reinserimento nelle liste elettorali.

Un caso che divide: tra giustizia e politica

Il vicecapogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera, Alfredo Antoniozzi, ha replicato alle dichiarazioni di Lucano: “Se è ineleggibile e non è vero, il ricorso gli darà ragione. È una decisione della magistratura e dobbiamo smetterla di interpretare gli atti come atti politici”.

La vicenda continua a suscitare dibattito, tra chi la considera una conseguenza legittima della legge e chi la interpreta come una manovra politica per escludere una figura scomoda. Intanto, la Calabria si prepara alle elezioni regionali del 5 e 6 ottobre 2025, con un candidato in meno e molte domande ancora aperte.

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Redazione