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Regionaliu Veneto, la Lega al 36% doppia Fratelli d’Italia: Meloni dall’Angola firma le congratulazioni a Stefani

Alle elezioni regionali in Veneto Fratelli d’Italia si ferma al 18,70%, quasi la metà rispetto al 36% conquistato dalla Lega di Matteo Salvini. Il risultato, giunto mentre la presidente del Consiglio, Girogia Meloni partecipava in Angola al vertice UE-Africa, si accompagna a una seconda delusione in Campania, dove il candidato meloniano Edmondo Cirielli resta distante dal vincitore del centrosinistra Roberto Fico.

Dall’Angola, dove oggi ha preso parte al summit tra Unione Europea e Unione Africana, la premier firma un messaggio di congratulazioni al neo governatore leghista Alberto Stefani. “Una vittoria frutto del lavoro, della credibilità e della serietà della nostra coalizione”, scrive in un post. Nessun accenno diretto al divario tra i due partiti alleati, ma negli ambienti di via della Scrofa l’esito viene vissuto come inatteso. Alla vigilia del voto si era ipotizzato persino un sorpasso di FdI sulla Lega, nonostante il candidato presidente fosse espressione del partito di Salvini. La realtà dei numeri racconta invece una distanza netta, che rimette in discussione gli equilibri interni alla maggioranza e complica i piani per le prossime sfide elettorali, a cominciare dalla Lombardia del 2027.

Il leghista Stefani trionfa, FdI si consola con il primato su Forza Italia

In Campania, oltre alla sconfitta del candidato del centrodestra, Fratelli d’Italia deve registrare una prestazione sotto le aspettative. Edmondo Cirielli, figura di punta del partito di Meloni, non è riuscito ad avvicinarsi a Roberto Fico, che si conferma alla guida della Regione per il centrosinistra. L’unica nota positiva per FdI arriva dal confronto interno alla coalizione: il partito della premier conserva il primato sugli alleati, soprattutto considerando che al dato dell’11% circa di Forza Italia va sommato il quasi 5% della lista del presidente uscente.

In Puglia, dove il centrodestra non ha mai coltivato aspettative di vittoria, Fratelli d’Italia ottiene oltre il 18% e si conferma primo partito della coalizione. Un risultato che però non cambia il quadro complessivo di una tornata elettorale segnata dal pareggio tra i due schieramenti: 3-3 nelle sei Regioni chiamate al voto. Il responsabile Organizzazione di FdI, Giovanni Donzelli, prova a ridimensionare la portata del dato veneto. “Il confronto bisogna farlo con le elezioni regionali precedenti”, spiega, sottolineando che “il partito continua a crescere in tutte le elezioni regionali” anche se “si può fare meglio e faremo l’analisi di dove si può migliorare”.

Donzelli invoca la “generosità”, ma in Lombardia cresce la tensione con la Lega

La linea ufficiale di Fratelli d’Italia è quella del bicchiere mezzo pieno. “Non c’è stato lo scossone e la spallata che tutte le volte la sinistra evoca”, ribadisce Donzelli, che definisce il voto “locale” e non un giudizio sul governo, il quale “arriverà alla fine del mandato parlamentare” con le elezioni politiche. Ma quando gli viene chiesto se il risultato veneto comprometta l’ipotesi che sia FdI a esprimere il prossimo candidato in Lombardia, il dirigente meloniano tira in ballo la “generosità”.

Il ragionamento è chiaro: Fratelli d’Italia ha accettato che un leghista si candidasse per il dopo Zaia in Veneto, nonostante FdI fosse nettamente il primo partito alle politiche e alle europee. Ora si aspetta che anche gli altri alleati mostrino la stessa disponibilità “senza preclusioni”. L’accordo sulla Lombardia, spiegano da FdI, “è stato fatto prima non a caso, il risultato del Veneto non cambia niente”. Matteo Salvini, dal canto suo, conferma nella sostanza: “La parola data vale”, dichiara il leader leghista. Ma da oggi al 2027, quando si voterà in Lombardia, dovrà fare i conti con le aspirazioni dei leghisti locali, a cominciare da Massimiliano Romeo, capogruppo al Senato.

Timori in FdI: Salvini ringalluzzito può alzare il tiro su manovra e Ucraina

Negli ambienti di governo di Fratelli d’Italia trapela una preoccupazione diversa e più immediata: che Salvini, forte di questo risultato, possa alzare ulteriormente il tiro sui dossier più caldi del momento. In particolare sulle modifiche alla manovra economica e, soprattutto, sulla linea italiana di sostegno all’Ucraina. “Se dovesse farlo gli ricorderemo che la metà di quei voti sono di Luca Zaia”, avverte tranchant un alto dirigente di FdI, sottolineando come il successo leghista in Veneto sia legato più alla figura del governatore uscente che al leader del Carroccio.

Il risultato delle regionali riapre dunque tensioni latenti nella maggioranza. Se da un lato il pareggio complessivo 3-3 evita una spallata al governo, dall’altro il divario veneto ridisegna i rapporti di forza interni al centrodestra. Per Meloni si tratta della prima volta, da quando è a Palazzo Chigi, che un alleato ottiene un risultato così nettamente superiore al suo partito in una competizione elettorale rilevante. E se Salvini finora ha mantenuto un profilo relativamente collaborativo, questo successo potrebbe spingerlo a rivendicare maggiore peso nelle scelte di governo.

La sfida lombarda del 2027 diventa così il banco di prova degli equilibri futuri. Fratelli d’Italia conta sull’accordo già siglato e sulla propria posizione di primo partito nazionale. La Lega fa valere il radicamento territoriale e il peso elettorale dimostrato in Veneto. In mezzo, l’incognita di una maggioranza che dovrà reggere ancora due anni e mezzo tra riforme, crisi internazionali e una nuova geografia dei consensi che il voto regionale ha appena ridisegnato.

Pubblicato da
Enzo Marino