Renzi incassa 1,4 miliardi per pmi e giovani. E sprona l’Europa

Renzi incassa 1,4 miliardi per pmi e giovani. E sprona l’Europa
28 giugno 2016

parlamento-europeo consiglio bruxelles“La Brexit è stata uno shock, ma bisogna voltare pagina”. Ormai, dall’indomani del referendum nel Regno Unito, il presidente del Consiglio Matteo Renzi lo ripete come un mantra. La linea dell’Italia, ribadita in tutte le sedi comunitarie, anche oggi a Bruxelles, dove è in corso il Consiglio europeo, è questa: l’Ue non deve perdere tempo a discutere di procedure, non può restare impantanata, deve dare subito un segnale di rilancio. Una linea in parte diversa da quella della Germania, che propende per una soluzione “morbida” nei confronti della Gran Bretagna, senza accelerazioni della procedura di uscita. Accelerazioni che neppure l’Italia chiederà, anche se pretende che non ci sia incertezza. Ma soprattutto Renzi chiede che cambi la politica europea. Consapevole del fatto che i tedeschi non sono disponibili a fare un “mea culpa” sulle politiche di austerity, ma anche che il vento in Europa, e soprattutto nei confronti dell’Italia, è cambiato. “Non abbiamo chiesto noi di partecipare al vertice di Berlino – ha detto il premier già nei giorni scorsi – siamo stati invitati. Dopo aver fatto le riforme ci ritengono un interlocutore importante”.

E allora l’idea del presidente del Consiglio (che stamani nella capitale belga ha visto il presidente dell’Europarlamento Martin Schulz, il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk, i vertici del Pse e il presidente della Commissione Ue Jean-Claude Juncker) è quella di spingere per una nuova Europa che guardi “più al cuore e meno al portafogli dei soliti noti”, ha detto stamani, uscendo da una riunione con gli altri leader del Pse a Bruxelles, prima dei lavori del Consiglio europeo. “Non si può perdere tempo, c’è da aprire una nuova stagione per l’Europa, una stagione di investimenti e non solo di discussioni finanziarie”, ha affermato in una intervista alla Cnn, ribadendo poi: “L’Europa si liberi da una visione per cui conta solo l’austerity: bene l’attenzione ai bilanci, ma bisogna anche fare investimenti e creare lavoro perché è evidente che se non c’è lavoro parte dei cittadini voterà sempre contro l’Europa vista come responsabile della crisi anche se in molti casi non è così”. Certo, l’Italia non può battere i pugni sul tavolo più di quanto non abbia fatto fino a ora, ma può impegnarsi a far entrare nell’agenda europea 2-3 temi forti alla volta, portando a un graduale ma costante cambiamento di rotta. Solo così, per il presidente del Consiglio, “se i nostri partners accetteranno finalmente la scommessa di una Europa più capace di valori”, lo shock della Brexit potrebbe diventare “perfino un fatto positivo”.

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Certo c’è da fare i conti non solo con i diversi interessi dei vari Paesi, ma anche con le tensioni che investono la Commissione presieduta da Juncker (con l’Italia che non si accoda a chi ne chiede le dimissioni) e i problemi di politica interna dei vari leader (come l’avvicinarsi delle elezioni in Francia e Olanda e l’incertezza politica della Spagna). Ma un cambiamento ci deve essere e Renzi sente che l’Italia, adesso, è nelle condizioni di giocare un ruolo da protagonista. Per l’Europa, ma anche per crescere e sfruttare le opportunità che potrebbero nascere per il Paese dall’uscita della Gran Bretagna dall’Ue. Il premier rassicura che “non c’è nessun rischio per i risparmi dei cittadini” e garantisce che “se ci saranno emergenze le affronteremo”. E incassa il via libera a utilizzare 1,4 miliardi di euro di fondi per la coesione, “denari destinati alle Pmi e ai giovani per il lavoro”. Non solo: il governo sta studiando la possibilità di stabilire due no-tax area a Milano, nell’area ex Expo, e a Bagnoli, per attrarre le multinazionali in fuga da Londra. Uno strumento per tentare di battere la concorrenza di Paesi tradizionalmente “ospitali” con le imprese, come l’Olanda. “Affari”, dunque, ma anche una proposta simbolica: dare il passaporto di Italia, Germania o Francia ai giovani britannici che sceglieranno di studiare in uno di questi Paesi. Una proposta su cui sono in corso verifiche di compatibilità con le rispettive costituzioni.

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