Cronaca

Riciclaggio, Fini ed i Tulliani rischiano processo per riciclaggio

La Procura di Roma ha chiuso l’inchiesta e depositato gli atti in merito alla vicenda di presunto riciclaggio che coinvolge l’imprenditore dei videogiochi Francesco Corallo, l’ex leader di An e presidente della Camera Gianfranco Fini, della sua compagna Elisabetta Tulliani e del fratello, il manager Giancarlo, da tempo a Dubai e sfuggito all’applicazione di una misura cautelare. In genere la formale chiusura delle indagini prelude alla richiesta di rinvio a giudizio. La vicenda è quella per cui nel febbraio scorso il gip Simonetta D’Alessandro aveva emesso un decreto di sequestro per equivalente pari a oltre 7 milioni di euro relativo a beni immobili, mobili e conti correnti, riconducibili alla famiglia Tulliani. E due mesi dopo, il giudice ha anche ordinato il sequestro di due polizze vita del valore complessivo di 934mila euro, riferibili all’ex presidente Fini. Secondo gli accertamenti del procuratore aggiunto Michele Prestipino e del pm Barbara Sargenti il denaro sarebbe stato veicolato da Corallo a Tulliani allo scopo di agevolare la sua attività ed interessi. In mezzo alle intese anche l’ormai noto appartamento di Montecarlo donato dalla contessa Anna Maria Colleoni al Msi e poi in breve ceduto a Tulliani jr per un valore di molto inferiore rispetto a quello che fu poi venduto alla fine. Fini da parte sua ha sempre negato ogni coinvolgimento.

Il presunto “promotore, organizzatore e capo” della associazione a delinquere che avrebbe veicolato verso paradisi fiscali oltre 150 milioni di euro è il manager Francesco Corallo, nei cui confronti la Procura di Roma ha depositato gli atti. Gli inquirenti nell’elenco di indagati della complessa vicenda di “peculato, riciclaggio e sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte” comprende 10 indagati, tra cui l’ex presidente della Camera, Gianfranco Fini, e la compagna, Elisabetta Tulliani; ed il fratello di questa, Giancarlo ed il padre, Sergio. Il gruppo è completato da Amedeo Laboccetta, parlamentare di Forza Italia ed ora indicato come “organizzatore e capo”; così anche Alessandro La Monica, Rudolf Theodoor Anna Baetsen. E’ invece solo “partecipe” Arturo Vespignani; e lo stesso Lorenzo Lapi. Secondo l’atto d’accusa compilato dal pm Barbara Sargenti e dal procuratore aggiunto Michele Prestipino ci sarebbero “mancati contributi erariali” per 85 milioni di euro; e sempre per favorire affari e società riconducibili a Corallo avrebbero spostato 50 milioni di euro dai conti dell’azienda a banche olandesi e poi verso Saint Marteen e le Antille Olandesi. I soldi, una volta ripuliti, sarebbero stati utilizzati da Corallo per attività economiche e finanziarie, ma anche nell’acquisto di immobili, di qui il coinvolgimento dei membri della famiglia Tulliani. Nel novero delle imputazioni c’è anche l’acquisto e la successiva rivendita della casa di Montecarlo. Sono sotto accusa per l’appartamento di Boulevard Princesse Charlotte, Elisabetta e Giancarlo Tulliani oltre a Fini.

Rispondono dell’accusa di concorso in riciclaggio e non anche di associazione per delinquere. Il coinvolgimento dell’ex leader di An è legato proprio a quell’immobile ed al rapporto con Corallo. Sono 5 diverse imputazioni quelle per Fini. Laboccetta, deputato napoletano di Forza Italia e vice coordinatore campano azzurro, venne arrestato il 13 dicembre 2016 per favoreggiamento. Secondo i magistrati, al fine di commettere “una serie di reati di peculato, riciclaggio, sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte e appropriandosi di ingenti somme di denaro (oltre 85 milioni di euro) corrispondenti al mancato pagamento dei tributi erariali, dovuti dalla società concessionaria Atlantis World Group of Companies per l’attivazione e la conduzione operativa della rete, per la gestione telematica del gioco lecito mediante apparecchi da divertimento o intrattenimento”, il sodalizio avrebbe “trasferito tra il 2004 e il 2007 la liquidità così illecitamente accumulata (oltre 50 milioni di euro) dai conti correnti della concessionaria (stabile organizzazione in Italia di Atlantis/BPlus) verso conti correnti esteri olandesi, ed inglesi di altre società del Gruppo Corallo, e successivamente, verso un conto corrente di società offshore acceso a Saint Maarten (Antille Olandesi), sempre riconducibile al promotore e capo dell’associazione, Francesco Corallo, in modo da ostacolarne l’identificazione della provenienza delittuosa e di poterla definitivamente impiegare in acquisizioni immobiliari ed attività economiche e finanziarie”.

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