Rivolta nelle carceri. Danni a San Vittore, 7 morti a Modena e max evasione a Foggia

9 marzo 2020

Carceri in rivolta, da Modena, a Pavia a San Vittore a Milano, da Reggio Emilia a Ferrara, da Rebibbia e Regina Coeli, a Roma, da Velletri e Rieti e Prato fino ad arrivare all’Ucciardone di Palermo e a Foggia. Protesta da nord a sud nelle carceri italiane, sull’onda del timore per il contagio da coronavirus e per le restrizioni ai colloqui dovute all’emergenza. Sullo sfondo, il sovraffollamento ormai difficile da contenere. Le proteste nelle carceri italiane, sfociate in rivolta per le misure di prevenzione dal Covid-19, sono state ieri anche a Salerno, Napoli, Frosinone. Interessate anche le case circondariali di Vercelli, Alessandria, Genova. In particolare, a Poggioreale quattro padiglioni coinvolti, 900 detenuti in sommossa, danni per centinaia di migliaia di euro e oltre 60 contusi. Almeno una trentina di detenuti si è rifiutata di ritornare in cella nel padiglione Livorno e ha scavalcato il muro interno chiedendo la libertà e l’indulto, aizzando gli animi dei familiari che erano invece in strada a protestare per le.modifiche imposte al diritto al colloquio legate all’emergenza coronavirus. Una protesta che prima ha preso forma con la ‘battitura’ delle stoviglie sulle cancellate, poi con il dare fuoco ad alcuni materassi.

MILANO Oggi una rivolta nella casa circondariale di San Vittore a Milano, per esempio, avrebbe provocato ingenti i danni. Secondo quanto è possibile apprendere, oltre a salire sul tetto, i reclusi avrebbero danneggiato gravemente diverse celle del terzo e del quinto braccio e due infermerie, sfasciato arredi e suppellettili, oltre ad aver acceso roghi dando fuoco a coperte, materassi e tutto quello quello a cui potevano appiccare le fiamme. Non risultano invece persone ferite, mentre le autorità stanno valutando l’eventualità di trasferire alcuni detenuti in altri penitenziari ma si è ancora in attesa che la polizia penitenziaria riprenda il completo controllo dell’intera struttura.

Sembra che la rivolta sia partita da alcuni detenuti del terzo raggio, a cui si sarebbero aggiunti quelli del quinto, mentre i reclusi della altre sezioni avrebbero partecipato alla protesta con la cosiddetta “battitura” contro le inferriate e le porte delle celle, o esponendo stracci in fiamme dalle finestre. Per capire l’esatta portata degli eventi, a San Vittore è arrivato, scortato dalla polizia, il pm Alberto Nobili, coordinatore della sezione distrettuale antiterrorismo della procura meneghina, che ha incontrato i vertici della casa circondariale. A San Vittore, per una manciata di minuti, è stato anche il questore di Milano, Sergio Bracco. Al contrario, per portare la propria solidarietà ai rivoltosi, fuori dal carcere si sono radunati una ventina di anarchici che hanno scandito slogan e hanno cercato di interloquire con i detenuti sul tetto, controllati a vista da poliziotti e carabinieri in assetto antisommossa che fin dall’inizio della protesta, questa mattina, sono intervenuti all’esterno del carcere che sorge in una zona centrale del capoluogo lombardo.

Per allontanare il gruppo di dimostranti dall’ingresso posteriore, poco prima delle 16 gli agenti hanno effettuato una breve carica di alleggerimento. E’ possibile che gli anarchici possano essere raggiunti in serata da altri antagonisti. Nata dalla protesta contro la limitazione dei colloqui con i familiari e gli ingressi dei volontari decisa un paio di giorni fa dall’Amministrazione penitenziaria nell’ambito delle misure per arginare la diffusione del Coronavirus, la rivolta che ha coinvolto quasi trenta istituti di pena italiani è sempre più finalizzata a cercare di ottenere misure alternative al carcere (dai permessi alle misure alternative fino all’indulto) come forma di tutela dal contagio da Covid-19 e come soluzione immediata al cronico problema del sovraffollamento. In questo senso chiedono un trattamento sanitario più idoneo per i soggetti tossicodipendenti, che rappresentano un quarto della popolazione detenuta. Da tempo, anche le associazioni che si occupano di carcere, come ad esempio Antigone, chiedono, in estrema sintesi, di adottare “provvedimenti capaci di ridurre il flusso in ingresso e di aumentare quello in uscita”.

MODENA A Modena, sfociata ieri in una vera e propria rivolta dei detenuti, che ha causato 7 morti tra gli ospiti del penitenziario, tre all’interno delle mura del carcere in sommosa e tre durante i trasferimenti in altre carceri per riportare la situazione alla normalità, e che hanno riguardato 80 detenuti sul totale di 530 . Altri quattro detenuti sono invece ricoverati in ospedale in gravi condizioni di salute e in prognosi riservata. Medicate in ospedale anche tre guardie penitenziarie e sette sanitari con ferite lievi; uno di questi è lievemente intossicato. Sull’accaduto, la procura di Modena ha aperto una inchiesta: resistenza a pubblico ufficiale e violenza privata i reati ipotizzati, ma bisognerà anche chiarire le cause delle morti. Una prima ipotesi, ancora da confermare dall’esito dell’autopsia, è che i decessi possano essere legati all’abuso di farmaci. Devastato il carcere, con incendi di materassi e lancio di oggetti agli agenti. Nel parapiglia generale, alcuni detenuti si erano infatti appropriati di medicinali dalla farmacia interna alla struttura. Sui corpi dei primi 3 nessun segno di violenza, solo uno appariva cianotico. Le morti sarebbero avvenute per overdose da farmaci – riferisce il sindacato di polizia penitenziaria Uilpa – in particolare metadone, che i carcerati si erano procurati saccheggiando l’infermeria del carcere, ma dovranno comunque essere effettuate le autopsie per averne la certezza.

FOGGIA Nel carcere di Foggia è andata in scena invece una protesta con una evasione di una cinquantina di detenuti. “Una ventina sono ancora fuori e alcuni di loro hanno rapinato un meccanico, che è stato aggredito e minacciato, e hanno rubato dall’officina macchine e attrezzi, che possono essere anche usati come corpi contundenti” conferma il sindacato di polizia penitenziaria Uilpa. Nella zona, spiega il sindacato, sono anche stati chiusi diversi negozi dai commercianti impauriti.

PALERMO a Palermo il carcere dell’Ucciardone appare blindato, dopo i tentativi di evasione di ieri: tutte le vie di accesso chiuse al traffico e presidi di controllo della polizia di stato in via Enrico Albanese, in via Borrelli e via Delle Croci, il punto più vicino tra i “bracci” e le mura di recinzione.

BOLOGNA Sono cinque i feriti, nessuno dei quali è grave, per la protesta scoppiata nel carcere della Dozza di Bologna. Si tratta di tre detenuti, portati con il codice più lieve all’ospedale Sant’Orsola e due agenti della Penitenziaria, in condizioni di media gravità al Maggiore.

ROMA Proteste anche nelle carceri romane di Rebibbia Nuovo Complesso e Regina Coeli. A Rebibbia alcuni detenuti hanno dato fuoco a dei materassi. Chiusa per qualche ora via della Lungara, chiusa al traffico anche via Tiburtina, a causa della presenza di una ventina di parenti o conoscenti dei detenuti di Rebibbia.

PRATO Una protesta è in corso al carcere in Prato. Polizia e carabinieri hanno cinturato la zona del penitenziario. Ci sarebbero celle a fuoco, sul posto intervengono anche i vigili del fuoco. Dall’esterno si sentono le grida.

MATERA Protesta dei detenuti anche nella casa circondariale di Matera. Le forze dell’ordine sono immediatamente intervenute per contenere e gestire lo stato di agitazione in sinergia con la polizia penitenziaria. Una decina di detenuti si è rifiutata di rientrare nelle celle protestando contro le restrizioni ai colloqui con i visitatori. Un detenuto è anche salito sul tetto.

TORINO Tensioni anche nel carcere torinese delle Vallette. I detenuti di quattro sezioni ordinarie del padiglione B si sono barricati posizionando i letti contro gli accessi. A renderlo noto il segretario generale dell’Osapp, Leo Beneduci: “Sono ormai una cinquantina su tutto il territorio nazionale in protesta – sottolinea – e nonostante l’eccezionalità del momento è indubbio che la responsabilità va a chi ha sottovalutato negli ultimi due anni le pericolosità del sistema carceri”.

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