Rivolta tra gli ex An contro il ritorno di Fini

di Carlantonio Solimene

L’ingresso di Gianfranco Fini nel dibattito sull’assemblea della Fondazione An che si terrà a Roma sabato e domenica ha lasciato, come prevedibile, una scia di polemiche. L’ex leader di Alleanza Nazionale, finora rimasto nell’ombra, ha fatto trapelare tra le righe di un suo editoriale sul portale “Liberadestra” l’appoggio alla “mozione dei quarantenni”, volta a “scongelare” il patrimonio della Fondazione per favorire la rinascita di un partito unico di destra. E così tutti i rancori nei confronti dell’ex presidente della Camera sono tornati a materializzarsi. Enzo Fasano, senatore di Forza Italia tra i delegati chiamati all’assemblea, non usa mezzi termini: “Più che una casa comune per la destra, qualcuno vuole forse creare una cassa comune. Che ci fosse anche Fini dietro questa pretesa era palese. Ora il dubbio è stato cancellato. La circostanza non è particolarmente utile per il futuro della destra né del centrodestra, perché riaprirebbe dolorose ferite sia sul merito delle posizioni politiche che sulla destinazione di alcuni beni sottratti alla Fondazione”.

Ancora più duro Andrea Delmastro, dell’esecutivo nazionale di Fdi-An. “Fratelli di Italia ha già intrapreso un percorso di riunificazione delle destre italiane e di certo sa che il percorso è ancora lungo, ma è chiaro a tutti è che il volto credibile è quello di Giorgia Meloni e non potrà mai più essere quello di Gianfranco Fini”. I “quarantenni non ci stanno e, in una lettera agli iscritti della Fondazione, ribadiscono le loro ragioni: “La Fondazione non può e non deve trasformarsi in un partito, ma può svolgere un’attività di elaborazione e diffusione dei valori e delle tesi della Destra politica italiana. Questa attività non può esaurirsi nella celebrazione del passato, ma dev’essere direttamente ispirata dalla volontà di svolgere un ruolo di indirizzo nello scenario politico italiano”. I firmatari della mozione vanno oltre, indicando un percorso di “democratizzazione” dell’ente: “Il CdA sia eletto direttamente dall’assemblea degli iscritti, cancellando ogni criterio di autodeterminazione verticistica”. Intanto, per domani hanno fissato una conferenza stampa a Palazzo Wedekind (sede de Il Tempo ) per presentare ufficialmente le proprie proposte per l’assemblea.

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